domenica 3 novembre 2013

Il castello di domenica 3 novembre







PAGAZZANO (BG) - Castello Visconti

Sorge all'esterno del paese, lungo la strada per Treviglio. L’attuale struttura risale all’inizio del XIV secolo, quando venne edificata in luogo di una precedente costruzione difensiva che avrebbe dovuto sorgere nei pressi della chiesa dedicata ai santi Nazario e Celso. Era infatti consuetudine che le fortificazioni altomedievali della pianura bergamasca venissero costruite a fianco di edifici sacri, allora al centro della vita popolare. La prima costruzione fu eretta nel VI secolo al tempo delle invasioni dei Longobardi. E' certa l'esistenza di una roccaforte nel IX secolo, impegnata nella resistenza all'assalto dei Franchi. Pagazzano compare la prima volta in un documento del 9 di giugno 1186: si tratta di un diploma dell'Imperatore Federico I detto il Barbarossa: con questo documento l'Imperatore concedeva alcuni territori lungo il fiume Adda, del Cremonese e della Bassa bergamasca al comune della città di Milano sua alleata. Come gran parte dei castelli di quel periodo, venne abbandonato e riposizionato poco distante tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo nella prima area edificabile libera ai margini del centro abitato. La necessità di un castello difensivo era dovuta alla forte instabilità politica nell’età medievale del borgo di Pagazzano e di tutta la pianura centrale bergamasca: dapprima assegnato ai conti di Bergamo nell’XI secolo, passò a Milano dopo la pace di Costanza, unitamente agli altri castelli della Gera d’Adda. Il dominio nella città milanese venne esercitato prima dai Torriani e, dopo numerose lotte, dai Visconti. Furono proprio questi ultimi ad edificare il nuovo castello durante la reggenza di Giovanni, alla morte del quale (1354) subentrò Bernabò. A quel periodo risale una lapide che, posta all’interno del maniero, ricorda un ricevimento (forse il primo nella nuova struttura) in onore di Filippo Borromeo avvenuto nell’anno 1355. Bernabò Visconti proprio dal castello di Pagazzano, diresse la strage dei guelfi nel bergamasco. La tradizione vuole inoltre che nelle stanze dell’edificio dimorò per qualche tempo il poeta Francesco Petrarca. Il primo soggiorno del poeta risale all'autunno del 1357, un anno dopo il secondo, del settembre del 1358. Una terza visita al castello visconteo avvenne nell'ottobre del 1359. Il quarto soggiorno dovrebbe essere avvenuto nell'ottobre del 1367. Si tramanda che proprio per questo motivo, quando dopo la metà del 1300, Bernabò Visconti, per sedare ed evitare tentativi di rivolta, aveva deciso la distruzione della maggior parte dei castelli della zona, il Castello di Pagazzano venne tolto dalla lista nera perché aveva ospitato il grande poeta. Si dice anche che i Visconti avessero collegato il maniero a quello di Brignano tramite un passaggio segreto sotterraneo. Nel corso del XV secolo Gian Galeazzo Visconti diede il castello prima a Bertolino Zamboni di Cremona, poi alla famiglia Suardi. Il successivo insediamento di Filippo Maria Visconti portò nuovamente il castello alla famiglia cremonese degli Zamboni, che ne mantennero il possesso fino al 1428, anno in cui i territori vennero acquisiti dalla Repubblica di Venezia. Cominciò un periodo di fortissima instabilità, con la zona contesa da Milano e Venezia: in quegli anni il maniero, che fu teatro di numerose battaglie, venne affidato prima a Sagramoro, appartenente al ramo di Brignano dei Visconti, e poi a Francesco de’Isacchi di Treviglio. Nel 1447, con l’instaurazione a Milano della Repubblica Ambrosiana, la Gera d’Adda passò nuovamente alla Serenissima, ed il castello di Pagazzano venne nuovamente assegnato al ramo brignanese dei Visconti. Questa famiglia mantenne il controllo dell’edificio anche quando, con la costruzione del fosso bergamasco e la definitiva stabilizzazione dei confini, Pagazzano ritornò sotto l’influenza di Milano. La stabilità, sancita da un atto notarile che, datato 1465, confermava il pieno possesso dello stabile a Sagramoro II Visconti, portò il castello ad una serie di interventi di ammodernamento: venne ampliato sia il fossato che il perimetro di cinta, la cui parte esterna venne rivestita in laterizio, a cui furono aggiunte quattro torri agli angoli. Nel 1551 il castello di Pagazzano passò a Galeazzo Visconti, arciprete del paese, il quale attuò una serie di modifiche che lo avvicinarono ad una dimora signorile, edificato il Palazzetto, una dimora signorile suddivisa in grandi ambienti decorati in tempi successivi. Inoltre nel lato sud vennero distrutte le due torri e tutta la merlatura, mentre il lato nord (quello rivolto verso il confine con la Repubblica di Venezia) venne lasciato integro nelle sue funzioni difensive. Nel 1657 morì senza eredi l’ultimo dei discendenti del ramo brignanese dei Visconti, dopodiché il castello passò alla famiglia milanese dei Bigli. Questi compirono ulteriori opere di rimodernamento, tra cui la costruzione di un loggiato e di una scalinata a ventaglio, nonché numerose decorazioni. Nel 1828 la marchesa Fulvia Bigli lasciò il castello in eredità al marchese Paolo Crivelli, appartenente al casato del marito, la cui famiglia utilizzò la struttura come azienda agricola, mantenendone la proprietà fino al 1968. Da allora vi subentrarono altri proprietari fino a quando, nel 1999, il castello venne acquistato dal comune di Pagazzano. L’edificio è gestito oggi dal Gruppo della Civiltà Contadina di Pagazzano, un'associazione di volontari nata il 22/12/2005 composta da 12 volontari e, dall'aprile del 2007, dopo aver frequentato un apposito corso per diventare "Guide del castello", da 16 ragazzi. Il Gruppo ha come finalità la valorizzazione del maniero attraverso l'organizzazione di eventi culturali e manifestazioni varie. Il castello presenta una pianta a sezione quadrata circondata da un fossato difensivo ancora oggi adacquato e largo circa 12 metri, unico esempio in tutta la bergamasca. Il livello dell'acqua è regolato da una chiusa, posta nell' angolo sud- ovest, che permette di bloccare o di aprire l'ingresso della roggia Brembilla che alimenta il fossato. La cinta muraria, realizzata in cotto e perfettamente conservata, presenta una cortina esterna in laterizio e due torri (delle quattro originali), agli angoli del lato rivolto a nord, che possiedono arciere e fori circolari per le armi di allora, quali bombardelle e colubrine. Svetta inoltre il mastio che, dotato di beccatelli lunghi e stretti e di saracinesca ed argano, è posto a protezione dell’ingresso, a cui si accedeva tramite un ponte levatoio principale ed uno pedonale. Lungo il lato nord, lo spazio vuoto tra i merli è stato riempito con mattoni, verso l'interno è stato costruito un secondo muro parallelo a quello di cinta e nello spazio così ottenuto, completato dal tetto, sono stati ricavati numerosi locali, oggi destinati a deposito. Lungo le mura sorge la torre di vedetta da cui suonava la campana, perchè la gente si rifuggiasse all'interno delle mura in caso di pericolo. La parte più antica comprende i grandi stanzoni e i sotterranei, risalenti forse all'XI. In base alle sue caratteristiche, il castello potrebbe essere opera dell’architetto Gadio che ha realizzato il maniero di Milano, di Soncino e Pandino. Si crede che nel mastio si trovi un passaggio che portava ad un luogo di grande segretezza che fungeva da carcere. Il ponte levatoio di circa 4 metri è ancora oggi in funzione, manovrato per mezzo di catene in ferro fissate all'estremità di due massicci bolzoni; una volta calato sulla fossa si appoggia su un raccordo in muratura che si inoltra nel fossato per circa 8 metri. Superato il ponte levatoio e varcato l'arco a tutto sesto con saracinesca, si entra nell'androne del corpo di guardia nel quale si apre, alla sinistra di chi entra, una stretta porticina ad arco, protetta da una robusta inferriata comunicante con il torrione centrale. Superato, infine, un terzo arco ci si trova nel cortile del castello diviso in due parti da un muro interno che si estende da sud a nord. Se l’esterno ha conservato la fisionomia di costruzione difensiva, l’interno ha subito numerose modifiche nel corso dei secoli, trasformandosi prima in dimora signorile poi in villa padronale. Al riguardo si possono trovare affreschi cinquecenteschi che affiorano sotto riquadrature settecentesche, nonché le numerose aggiunte, tra cui il loggiato e la scalinata. Degna di nota è la prestigiosa «Sala del Torchio», dove si può ammirare uno dei torchi settecenteschi per l'uva più grandi di tutta la Lombardia. Vi è un sito ufficiale dedicato a questo grandioso castello: http://www.castellodipagazzano.it/, mentre è possibile vedere un video su di esso al seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=zzO4F88zpwM


Foto: da http://www.ecodibergamo.it e di mavi80 su http://rete.comuni-italiani.it

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