PAGAZZANO (BG) - Castello Visconti
Sorge all'esterno del paese, lungo la strada per Treviglio. L’attuale struttura risale
all’inizio del XIV secolo, quando venne edificata in luogo di una precedente
costruzione difensiva che avrebbe dovuto sorgere nei pressi della chiesa
dedicata ai santi Nazario e Celso. Era infatti consuetudine che le
fortificazioni altomedievali della pianura bergamasca venissero costruite a
fianco di edifici sacri, allora al centro della vita popolare. La prima
costruzione fu eretta nel VI secolo al tempo delle invasioni dei Longobardi. E'
certa l'esistenza di una roccaforte nel IX secolo, impegnata nella resistenza
all'assalto dei Franchi. Pagazzano compare la prima volta in un documento del 9
di giugno 1186: si tratta di un diploma dell'Imperatore Federico I detto il
Barbarossa: con questo documento l'Imperatore concedeva alcuni territori lungo
il fiume Adda, del Cremonese e della Bassa bergamasca al comune della città di
Milano sua alleata. Come gran parte dei castelli di quel periodo, venne
abbandonato e riposizionato poco distante tra la fine del XIII e l’inizio del
XIV secolo nella prima area edificabile libera ai margini del centro abitato.
La necessità di un castello difensivo era dovuta alla forte instabilità politica
nell’età medievale del borgo di Pagazzano e di tutta la pianura centrale
bergamasca: dapprima assegnato ai conti di Bergamo nell’XI secolo, passò a
Milano dopo la pace di Costanza, unitamente agli altri castelli della Gera
d’Adda. Il dominio nella città milanese venne esercitato prima dai Torriani e,
dopo numerose lotte, dai Visconti. Furono proprio questi ultimi ad edificare il
nuovo castello durante la reggenza di Giovanni, alla morte del quale (1354)
subentrò Bernabò. A quel periodo risale una lapide che, posta all’interno del
maniero, ricorda un ricevimento (forse il primo nella nuova struttura) in onore
di Filippo Borromeo avvenuto nell’anno 1355. Bernabò Visconti proprio dal
castello di Pagazzano, diresse la strage dei guelfi nel bergamasco. La
tradizione vuole inoltre che nelle stanze dell’edificio dimorò per qualche
tempo il poeta Francesco Petrarca. Il primo soggiorno del poeta risale
all'autunno del 1357, un anno dopo il secondo, del settembre del 1358. Una
terza visita al castello visconteo avvenne nell'ottobre del 1359. Il quarto
soggiorno dovrebbe essere avvenuto nell'ottobre del 1367. Si tramanda che
proprio per questo motivo, quando dopo la metà del 1300, Bernabò Visconti, per sedare ed
evitare tentativi di rivolta, aveva deciso la distruzione della maggior parte
dei castelli della zona, il Castello di Pagazzano venne tolto dalla lista nera
perché aveva ospitato il grande poeta. Si dice anche che i Visconti avessero collegato
il maniero a quello di Brignano tramite un passaggio segreto sotterraneo. Nel corso del XV secolo Gian
Galeazzo Visconti diede il castello prima a Bertolino Zamboni di Cremona, poi
alla famiglia Suardi. Il successivo insediamento di Filippo Maria Visconti
portò nuovamente il castello alla famiglia cremonese degli Zamboni, che ne
mantennero il possesso fino al 1428, anno in cui i territori vennero acquisiti
dalla Repubblica di Venezia. Cominciò un periodo di fortissima instabilità, con
la zona contesa da Milano e Venezia: in quegli anni il maniero, che fu teatro
di numerose battaglie, venne affidato prima a Sagramoro, appartenente al ramo
di Brignano dei Visconti, e poi a Francesco de’Isacchi di Treviglio. Nel 1447,
con l’instaurazione a Milano della Repubblica Ambrosiana, la Gera d’Adda passò
nuovamente alla Serenissima, ed il castello di Pagazzano venne nuovamente
assegnato al ramo brignanese dei Visconti. Questa famiglia mantenne il
controllo dell’edificio anche quando, con la costruzione del fosso bergamasco e
la definitiva stabilizzazione dei confini, Pagazzano ritornò sotto l’influenza
di Milano. La stabilità, sancita da un atto notarile che, datato 1465,
confermava il pieno possesso dello stabile a Sagramoro II Visconti, portò il
castello ad una serie di interventi di ammodernamento: venne ampliato sia il
fossato che il perimetro di cinta, la cui parte esterna venne rivestita in
laterizio, a cui furono aggiunte quattro torri agli angoli. Nel 1551 il
castello di Pagazzano passò a Galeazzo Visconti, arciprete del paese, il quale
attuò una serie di modifiche che lo avvicinarono ad una dimora signorile, edificato
il Palazzetto, una dimora signorile suddivisa in grandi ambienti decorati in
tempi successivi. Inoltre nel lato sud vennero distrutte le due torri e tutta
la merlatura, mentre il lato nord (quello rivolto verso il confine con la
Repubblica di Venezia) venne lasciato integro nelle sue funzioni difensive. Nel
1657 morì senza eredi l’ultimo dei discendenti del ramo brignanese dei
Visconti, dopodiché il castello passò alla famiglia milanese dei Bigli. Questi
compirono ulteriori opere di rimodernamento, tra cui la costruzione di un
loggiato e di una scalinata a ventaglio, nonché numerose decorazioni. Nel 1828
la marchesa Fulvia Bigli lasciò il castello in eredità al marchese Paolo
Crivelli, appartenente al casato del marito, la cui famiglia utilizzò la
struttura come azienda agricola, mantenendone la proprietà fino al 1968. Da
allora vi subentrarono altri proprietari fino a quando, nel 1999, il castello
venne acquistato dal comune di Pagazzano. L’edificio è gestito oggi dal Gruppo della
Civiltà Contadina di Pagazzano, un'associazione di volontari nata il
22/12/2005 composta da 12 volontari
e, dall'aprile del 2007, dopo aver frequentato un apposito corso per diventare
"Guide del castello", da 16
ragazzi. Il Gruppo ha come finalità la valorizzazione del maniero attraverso l'organizzazione di eventi
culturali e manifestazioni varie. Il castello presenta una pianta a sezione
quadrata circondata da un fossato difensivo ancora oggi adacquato e largo circa
12 metri, unico esempio in tutta la bergamasca. Il livello dell'acqua è
regolato da una chiusa, posta nell' angolo sud- ovest, che permette di bloccare
o di aprire l'ingresso della roggia Brembilla che alimenta il fossato. La cinta
muraria, realizzata in cotto e perfettamente conservata, presenta una cortina
esterna in laterizio e due torri (delle quattro originali), agli angoli del
lato rivolto a nord, che possiedono arciere e fori circolari per le armi di
allora, quali bombardelle e colubrine. Svetta inoltre il mastio che, dotato di
beccatelli lunghi e stretti e di saracinesca ed argano, è posto a protezione
dell’ingresso, a cui si accedeva tramite un ponte levatoio principale ed uno
pedonale. Lungo il lato nord, lo spazio vuoto tra i merli è stato riempito con
mattoni, verso l'interno è stato costruito un secondo muro parallelo a quello
di cinta e nello spazio così ottenuto, completato dal tetto, sono stati
ricavati numerosi locali, oggi destinati a deposito. Lungo le mura sorge la torre di vedetta da cui suonava la
campana, perchè la gente si rifuggiasse all'interno delle mura in caso di
pericolo. La parte più antica comprende i grandi stanzoni e i sotterranei, risalenti forse all'XI. In base alle sue
caratteristiche, il castello potrebbe essere opera dell’architetto Gadio che ha
realizzato il maniero di Milano, di Soncino e Pandino. Si crede che nel mastio
si trovi un passaggio che portava ad un luogo di grande segretezza che fungeva
da carcere. Il ponte levatoio di circa 4 metri è ancora
oggi in funzione, manovrato per mezzo di catene in ferro fissate all'estremità
di due massicci bolzoni; una volta calato sulla fossa si appoggia su un
raccordo in muratura che si inoltra nel fossato per circa 8 metri. Superato il
ponte levatoio e varcato l'arco a tutto sesto con saracinesca, si entra
nell'androne del corpo di guardia nel quale si apre, alla sinistra di chi
entra, una stretta porticina ad arco, protetta da una robusta inferriata
comunicante con il torrione centrale. Superato, infine, un terzo arco ci si
trova nel cortile del castello diviso in due parti da un muro interno che si
estende da sud a nord. Se l’esterno ha conservato la fisionomia di costruzione
difensiva, l’interno ha subito numerose modifiche nel corso dei secoli,
trasformandosi prima in dimora signorile poi in villa padronale. Al riguardo si
possono trovare affreschi cinquecenteschi che affiorano sotto riquadrature
settecentesche, nonché le numerose aggiunte, tra cui il loggiato e la
scalinata. Degna di nota è la prestigiosa «Sala del Torchio», dove si può
ammirare uno dei torchi settecenteschi per l'uva più grandi di tutta la
Lombardia. Vi è un sito ufficiale dedicato a questo grandioso castello: http://www.castellodipagazzano.it/,
mentre è possibile vedere un video su di esso al seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=zzO4F88zpwM
Fonti http://www.icastelli.it,
http://it.wikipedia.org, http://www.comune.pagazzano.bg.it,
http://www.ettoremajorana.gov.it
Foto: da http://www.ecodibergamo.it
e di mavi80 su http://rete.comuni-italiani.it
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