CASALMAGGIORE (CR) – Torrione Estensi
Casalmaggiore compare per la prima volta in un documento scritto, una
permuta di terreni, nell'anno 878. Intorno al Mille Casalmaggiore fu dominato
dagli Estensi, che in considerazione della sua posizione strategica sul Po lo
fortificarono: il solo ricordo che ne rimane è il Torrione. Dopo la dominazione
di Matilde di Canossa, poi dell'imperatore Enrico V, Casalmaggiore e il suo
territorio passarono alternativamente dai Milanesi ai Veneziani, ai Gonzaga,
con cacciate e ritorni dei vari dominatori. La città tuttavia si creò una buona
autonomia, sancita nel '400 da tutta una serie di privilegi che la portarono
all'indipendenza da Cremona, in quanto Terra Separata (1427) dello Stato di
Milano. La comunità fu inoltre dotata di propri Statuti, autorizzati di volta
in volta dagli Stati dominanti (Venezia, Milano), redatti in forma scritta nel
1424, riproducenti leggi e consuetudini di tradizione orale che erano state
applicate anche in passato. Il territorio soggetto alla giurisdizione di Casalmaggiore
comprendeva le
ville di: Agoiolo, Vicobellignano, Vicoboneghisio,
Camminata, Cappella, Gambalone, Motta San Fermo, Villanova, Breda Azzolini,
Brugnolo, Rivarolo del Re, Vicomoscano, Fossacaprara, Roncadello,
Casalbellotto, Quattrocase e Valle. Le infeudazioni del '500 (ad Arturo
Goffier, Gran Maestro di Francia da parte di Francesco I re di Francia; al
marchese Ludovico Gonzaga dall'imperatore Massimiliano I; al marchese Tommaso
Giovanni Marini; alla casa d'Avalos di Aragona) e del '600 alla Casa Salvaterra
da parte della Camera Regia di Milano (1649-1717) furono sempre avversate dalla
Municipalità e dal Consiglio dei decurioni, che promossero svariate cause
contro le infeudazioni, lesive dei privilegi concessi nel tempo dalle varie
dominazioni, fino ad ottenere il riscatto dalle infeudazioni dietro esborso di
ingenti somme di denaro. Negli ultimi anni del 1600 Giovanni Luca Spinola,
Grande di Spagna e Duca di San Pietro instaurò una trattativa con la Corte di
Spagna per ottenere la Signoria di Casalmaggiore e del suo territorio; si
sarebbe insomma costituito uno Stato casalasco. Casalmaggiore offrì alla Corte
di Madrid il pagamento di una elevatissima somma per evitare di essere
sottoposto ad un Signore, perdendo così la propria autonomia amministrativa; la
Corte spagnola accettò l'offerta e il progetto non fu mai realizzato. Il
torrione è l’unica traccia rimasta dell'originario castello, ubicato in
posizione dominante su di un terrazzamento affacciato sul Po. A pianta
quadrangolare, con spesse murature in mattoni a vista, è coronato alla sommità
da apparato a sporgere munito di slanciati beccatelli (pure essi in mattoni a
vista) e sormontato da merli collegati da archi a sostegno del tetto. Forma e
modalità costruttive dei beccatelli indurrebbero a ritenere che l'edificio
abbia avuto un riadattamento nella seconda metà del Quattrocento. La torre è
circondata da corpi di fabbrica che definiscono un cortile delimitato a ponente
da un muro a base scarpata, racchiuso alle due estremità da pseudotorrette a
pianta poligonale: tutte addizioni presumibilmente cinquecentesche. Il torrione
rappresentava la porta d'accesso e il nucleo del castello, alloggio della
guarnigione locale, che doveva essere inserito nella cinta muraria di difesa,
demolita fra il XVI e il XVII secolo. In seguito, tra il XVIII e XIX secolo, fu
utilizzato come prigione; attualmente è sede del locale Gruppo Archeologico, che
ne garantisce quanto meno la conservazione
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