venerdì 1 novembre 2013

Il castello di venerdì 1 novembre






MERCATO SAN SEVERINO (SA) – Castello Sanseverino

Mercato S. Severino, comune della provincia di Salerno, è di origini antichissime. Il toponimo Rota, primo dei tre che indicarono il territorio nel corso dei secoli (Rota, San Severino o Sanseverino, Mercato), intorno all'VIII secolo, indica sia una città, costruita nei pressi dell'attuale frazione Curteri, sia il Gastaldato, divisione amministrativa del principato di Salerno, in età longobarda. Fu abitato dai Romani e successivamente da Bizantini e Longobardi. Questi ultimi distrussero il complesso urbano-rurale di Rota allorchè gli abitanti del luogo osarono tagliare la strada alle truppe di Arechi, dirette verso Salerno. La sua notorietà aumentò con l'avvento dei Normanni, e precisamente con Troisio, che diede vita alla nobile e potente famiglia dei Sanseverino. Siamo nella seconda metà del secolo XI. Intanto ai piedi della collina, nei pressi della distrutta Rota, si andò affermando un nuovo sito - poco più di un villaggio - che, per la sua attività prevalente nel settore degli scambi commerciali, fu nominato Mercato. Della storia medievale del luogo si conservano oggi i ruderi della prima dimora dei Sanseverino: il castello. Esso costituisce uno dei più notevoli esempi di architettura militare dell' Italia meridionale (è il secondo per estensione in quest' ambito geografico) essendo composto da un primo nucleo di fondazione longobarda, un secondo normanno ed un terzo svevo-angioino-aragonese. L'interesse storico ambientale è reso evidente dalle rovine superstiti dei suoi ambienti e delle sue tre cinte fortificate. Le strutture murarie del castello, in parte in buone condizioni, configurano attualmente tutta l'estensione originaria che raggiunge circa i 350 x 450 metri. Il maniero fu, come detto, la dimora della più importante famiglia del Regno, i Sanseverino, dopo gli Aragona. Fu abbandonato a causa della partecipazione dell'ultimo Sanseverino alla congiura dei Baroni contro Ferrante. Recenti scavi condotti dal Centro per Archeologia medievale dell'Università degli Studi di Salerno hanno rivelato una stratigrafia complessa che ha messo in luce resti di officine metallurgiche, sistemi per l'uso di macchine da difesa, come catapulte e mangani, e materiali d'uso quotidiano, come ceramiche, monete, ecc., che potrebbero essere ben utilizzati sia per la creazione di un museo che di laboratori per la ricerca scientifica. La Piazza d'Armi fa parte del nucleo più antico del castello. Situata a ridosso del mastio quadrato, era probabilmente adibita a manifestazioni militari. Seguendo il perimetro interno delle mura risultano ben evidenti le piccole torrette per l'installazione delle macchine da guerra e i camminamenti di ronda, che conservano ancora i merli originali collocabili tra l'XI e il XII sec. Poco distante dalla Piazza d'Armi si incrocia, sul lato sinistro, il portico di accesso alla cisterna. Il portico, perfetto per la sua volta a botte, è situato alle spalle del palazzo, che da questo luogo veniva esemplarmente difeso attraverso quattro aperture di aereazione e illuminazione. La cisterna, ad intonaco sovrapposto, è lunga otto metri, essa porta lungo il perimetro una mensoletta alta un quarto di parete. Dal suo fondo, ancora oggi, è possibile attingere per dissetarsi della buona acqua piovana. Addossato alla cisterna si situa il palazzo, sede residenziale del signore. L’edificio presenta dimensioni molto vaste e non si esclude che possa essere stato occupato dal capostipite Troisio, che qui si stabilì fino al 1064 con la sede militare. La parte esterna del palazzo conserva tre tipi costruttivi: il primo è un camminamento di ronda, merlato, molto basso, quasi a livello del fossato; il secondo, un muro con merli; il terzo è una sopraelevazione, databile probabilmente al 1358 quando sul castello fu fondata la prima sede del convento di S. Antonio. I merli sono quadrati, di quelli chiamati impropriamente guelfi. E guelfi furono i Sanseverino poichè fin dal XII secolo parteggiarono quasi sempre per il papato. Accanto al palazzo i Sanseverino eressero una chiesa un tempo ricca di affreschi. La forma gotica è evidente ed è certa la sua esistenza a metà Duecento, poichè sappiamo che in essa S. Tommaso, recatosi a trovare la sorella Teodora (sposata Sanseverino), ebbe l'ultima visione prima della morte che lo colse sulla strada per la Francia, dove si stava recando in qualità di ambasciatore del papa. Sottostante la chiesa è situata una cripta. In essa è probabile che vennero sepolti tutti i Sanseverino presenti nel castello fino al 1358, anno in cui Tommaso III, uno dei maggiori rappresentanti della famiglia, fece costruire il convento di S. Francesco a Mercato, ai piedi della collina. Verso la valle di Curteri, là dove sarebbe stato più facile risalire verso il castello, furono realizzate nel XII sec. due torri merlate congiunte fra loro dal muro di cinta. Le mura sono ancora intatte ed è evidente la loro antichità come è dimostrato dalla fattura elementare quadrata, con poche saettiere e feritoie e con i merli dei camminamenti di ronda. Nel 1466, in esecuzione della volontà testamentaria del padre, Giovanni Sanseverino, venne fondato da Roberto Sanseverino I, principe di Salerno, il convento domenicano di San Domenico (oggi Palazzo di Città), con annessa chiesa di San Giovanni in Palco, sorta su una preesistente del 1412. Con la fine della famiglia Sanseverino, nel 1556 lo Stato di Sanseverino fu donato a don Ferrante Gonzaga. Nel 1583 fu venduto ai Carafa, duchi di Nocera. Nel 1596 ai Caracciolo, principi di Avellino, prima come contea, poi come marchesato, fino all'abolizione del feudalesimo. Recenti scavi condotti dal Centro per Archeologia medievale dell'Università degli Studi di Salerno hanno rivelato una stratigrafia complessa che ha messo in luce resti di officine metallurgiche, sistemi per l'uso di macchine da difesa, come catapulte e mangani, e materiali d'uso quotidiano, come ceramiche, monete, ecc., che potrebbero essere ben utilizzati sia per la creazione di un museo che di laboratori per la ricerca scientifica.
Altre notizie su http://xoomer.virgilio.it/analfin/mssev3.htm


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