SANT’ANTIOCO (CI) – Forte Sabaudo
Conosciuto anche con il nome di “Sa guardia de Su Pisu”,
oppure “il castello”, domina da una collina di origine vulcanica, alta 60 metri,
l’abitato di Sant’Antioco. La struttura militare di 270 mq fu edificata tra il
febbraio 1813 e l’estate del 1815 a seguito di un progetto redatto nel 1812
dall’Ufficiale degli Artiglieri di Sardegna Ambrogio Capson. La costruzione avvenne
a spese della popolazione che provvide ai carri per il trasporto dei materiali
occorrenti e alla loro posa in opera. Nel luogo di edificazione del fortino, vicino
alla Basilica e ad un villaggio ipogeo, si trovavano allora le mura puniche la
cui costruzione aveva in parte demolito un nuraghe. Era dotato di deposito,
dispensa, polveriera, cisterna, dormitorio, corpo di guardia, carcere, cortile,
cannoniere, armeria e garitta (tamburo o barbacane). Il suo organico era
composto da 12 cannonieri del Corpo Reale d'Artiglieria e possedeva un
armamento che constava di 3 cannoni da 12 libbre, 2 cannoni da campagna da 4
libbre, 1 spingardo, 12 fucili e varie sciabole. La fortificazione era
caratterizzata da un insieme di corpi quadrangolari sovrapposti agli spigoli, a
livelli differenti. Una serie di feritoie, strombate all'esterno, correva per
tutto il perimetro. Una garitta con feritoie, oggi murate, proteggeva
l'ingresso che era stato progettato con ponte levatoio. L'angolo più alto, a S/E,
fungeva da torretta; al di sotto si trovavano due ambienti voltati a botte, uno
il corpo di guardia e l'altro la garitta. Le cannoniere, disposte su due
livelli, erano orientate a E, a N/E
e a S, lato in cui si apre l'ingresso. All’epoca
l’isola di Sant’Antioco era costantemente minacciata dalle incursioni
dell’Impero Ottomano. In particolare dalla città di Tunisi partivano le navi
cariche di corsari barbareschi che facevano razzia nei villaggi poco difesi
della costa sarda. Nell’ottobre del 1815 il forte sabaudo, ancora mancante del
ponte levatoio che avrebbe dovuto chiuderne l'entrata, fu teatro di una cruenta
battaglia. Il Bey di Tunisi in crisi per la scarsità dei raccolti di grano inviò
una flotta di 15 navi cariche di saraceni che presero d’assalto il villaggio di
Sant’Antioco. Alle 7 del mattino del 16 ottobre un migliaio di pirati sbarcò nella
spiaggia Is pruinis, attaccando
in seguito con fuoco di copertura verso il Forte del ponte che rispose con la propria artiglieria. Successivamente
si diressero verso il paese passando dall'attuale Via Matteotti, arrivando fin
sotto il Fortino, dentro il quale vi era la guarnigione e parte della popolazione;
altri fuggirono nelle campagne. Il comandante degli Artiglieri di Sardegna,
Efisio Melis Alagna, insieme ai suoi soldati e ai miliziani, volontari sardi,
opposero una valida resistenza ai nemici, ma questa risultò vana allorché, per
la scarsezza delle munizioni e il soverchiante numero dei nemici, le mura del
fortino furono prese d’assalto ed il fortino espugnato dopo una giornata di
resistenza. Molti di questi uomini caddero in combattimento e altri 133 furono
deportati in Tunisia, furono saccheggiate molte case, la Basilica con la
distruzione di numerosi arredi interni, e il forte stesso, che fu restaurato
successivamente. La salma dell'ufficiale Melis-Alagna, che guidava la
guarnigione, in un primo tempo sepolta nel cimitero, fu traslata sotto l'altare
maggiore della Basilica per ordine del Vescovo mons. Niccolò Navoni. Dopo
questo ennesimo atto di pirateria le potenze europee decisero di intervenire e
nel 1816 l'ammiraglio inglese lord Exmouth e l'olandese Van Capellen sferrarono
un massiccio bombardamento sulla città di Algeri. Successivamente i francesi
conquistarono la città nel'Agosto del 1830, decretando la fine degli stati
barbareschi. Un mese dopo anche il Bey di Tunisi sottoscrisse il trattato che
poneva fine al diritto di autorizzare o esercitare l'attività corsara. Da qui
in poi il forte venne abbandonato e cadde in rovina. Nel 1933, visto lo stato
precario dell'edificio, il commissario prefettizio ne ordinò il restauro. Un'indagine
condotta dalla soprintendenza archeologica nel sottosuolo di una parte della
piazza d'armi, per una profondità di circa 5,50 m, ha evidenziato un primo
livello risalente al periodo nuragico e tracce dei diversi periodi dal
fenicio-punico fino a quello spagnolo. Gli ultimi lavori di restauro risalgono
al 1999 e in seguito il forte sabaudo è stato inserito nel tour delle aree
archeologiche di Sant’Antioco. Sull'arco d'accesso al forte si scorgono ancora
i due fori nei quali avrebbero dovuto scorrere le catene del ponte mai
costruito.
Fonti: http://www.archeotur.it
(dove è possibile anche una visita virtuale del forte…),
Altre foto e informazioni su http://www.tuttosantantioco.it/homepage/Il%20paese/archeologia/il%20forte.html
Foto: di rsroberto e di Orlyniscu su http://www.panoramio.com
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