giovedì 7 novembre 2013

Il castello di venerdì 8 novembre




SANT’ANTIOCO (CI) – Forte Sabaudo

Conosciuto anche con il nome di “Sa guardia de Su Pisu”, oppure “il castello”, domina da una collina di origine vulcanica, alta 60 metri, l’abitato di Sant’Antioco. La struttura militare di 270 mq fu edificata tra il febbraio 1813 e l’estate del 1815 a seguito di un progetto redatto nel 1812 dall’Ufficiale degli Artiglieri di Sardegna Ambrogio Capson. La costruzione avvenne a spese della popolazione che provvide ai carri per il trasporto dei materiali occorrenti e alla loro posa in opera. Nel luogo di edificazione del fortino, vicino alla Basilica e ad un villaggio ipogeo, si trovavano allora le mura puniche la cui costruzione aveva in parte demolito un nuraghe. Era dotato di deposito, dispensa, polveriera, cisterna, dormitorio, corpo di guardia, carcere, cortile, cannoniere, armeria e garitta (tamburo o barbacane). Il suo organico era composto da 12 cannonieri del Corpo Reale d'Artiglieria e possedeva un armamento che constava di 3 cannoni da 12 libbre, 2 cannoni da campagna da 4 libbre, 1 spingardo, 12 fucili e varie sciabole. La fortificazione era caratterizzata da un insieme di corpi quadrangolari sovrapposti agli spigoli, a livelli differenti. Una serie di feritoie, strombate all'esterno, correva per tutto il perimetro. Una garitta con feritoie, oggi murate, proteggeva l'ingresso che era stato progettato con ponte levatoio. L'angolo più alto, a S/E, fungeva da torretta; al di sotto si trovavano due ambienti voltati a botte, uno il corpo di guardia e l'altro la garitta. Le cannoniere, disposte su due livelli, erano orientate a E, a N/E e a S, lato in cui si apre l'ingresso. All’epoca l’isola di Sant’Antioco era costantemente minacciata dalle incursioni dell’Impero Ottomano. In particolare dalla città di Tunisi partivano le navi cariche di corsari barbareschi che facevano razzia nei villaggi poco difesi della costa sarda. Nell’ottobre del 1815 il forte sabaudo, ancora mancante del ponte levatoio che avrebbe dovuto chiuderne l'entrata, fu teatro di una cruenta battaglia. Il Bey di Tunisi in crisi per la scarsità dei raccolti di grano inviò una flotta di 15 navi cariche di saraceni che presero d’assalto il villaggio di Sant’Antioco. Alle 7 del mattino del 16 ottobre un migliaio di pirati sbarcò nella spiaggia Is pruinis, attaccando in seguito con fuoco di copertura verso il Forte del ponte che rispose con la propria artiglieria. Successivamente si diressero verso il paese passando dall'attuale Via Matteotti, arrivando fin sotto il Fortino, dentro il quale vi era la guarnigione e parte della popolazione; altri fuggirono nelle campagne. Il comandante degli Artiglieri di Sardegna, Efisio Melis Alagna, insieme ai suoi soldati e ai miliziani, volontari sardi, opposero una valida resistenza ai nemici, ma questa risultò vana allorché, per la scarsezza delle munizioni e il soverchiante numero dei nemici, le mura del fortino furono prese d’assalto ed il fortino espugnato dopo una giornata di resistenza. Molti di questi uomini caddero in combattimento e altri 133 furono deportati in Tunisia, furono saccheggiate molte case, la Basilica con la distruzione di numerosi arredi interni, e il forte stesso, che fu restaurato successivamente. La salma dell'ufficiale Melis-Alagna, che guidava la guarnigione, in un primo tempo sepolta nel cimitero, fu traslata sotto l'altare maggiore della Basilica per ordine del Vescovo mons. Niccolò Navoni. Dopo questo ennesimo atto di pirateria le potenze europee decisero di intervenire e nel 1816 l'ammiraglio inglese lord Exmouth e l'olandese Van Capellen sferrarono un massiccio bombardamento sulla città di Algeri. Successivamente i francesi conquistarono la città nel'Agosto del 1830, decretando la fine degli stati barbareschi. Un mese dopo anche il Bey di Tunisi sottoscrisse il trattato che poneva fine al diritto di autorizzare o esercitare l'attività corsara. Da qui in poi il forte venne abbandonato e cadde in rovina. Nel 1933, visto lo stato precario dell'edificio, il commissario prefettizio ne ordinò il restauro. Un'indagine condotta dalla soprintendenza archeologica nel sottosuolo di una parte della piazza d'armi, per una profondità di circa 5,50 m, ha evidenziato un primo livello risalente al periodo nuragico e tracce dei diversi periodi dal fenicio-punico fino a quello spagnolo. Gli ultimi lavori di restauro risalgono al 1999 e in seguito il forte sabaudo è stato inserito nel tour delle aree archeologiche di Sant’Antioco. Sull'arco d'accesso al forte si scorgono ancora i due fori nei quali avrebbero dovuto scorrere le catene del ponte mai costruito.

Fonti: http://www.archeotur.it (dove è possibile anche una visita virtuale del forte…),

Foto: di rsroberto e di Orlyniscu su http://www.panoramio.com

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