ORISTANO – Torrione a Marina di Torregrande
Inizialmente chiamata Torre del “puerto de Oristan” (1639), solo in età
sabauda assunse la denominazione attuale: “Grande de Oristan”, Torre d’Oristano
e Gran Torre. È la torre costiera più grande in Sardegna fra tutte le 105 presenti
lungo le coste dell’isola, poiché pensata già in origine come "torre de
armas", cioè come torre "gagliarda", atta alla difesa pesante.
Pur iniziato nella prima metà del '500, il torrione è di concezione aragonese,
come testimoniano i caratteri dell'architettura di transizione: dalla garitta
in muratura sulla porta d'ingresso alla posizionatura delle bocche da fuoco. Costruita
con blocchi lavici, è dotata di cannoniere superiori in barbetta, cioè la
batteria scoperta, e di troniere inferiori, le feritoie, posizionate in
casamatta cioè la camera coperta a prova di bomba. Di forma cilindrica con un
diametro di oltre 20
metri e mura spesse oltre 3
metri, si sviluppa su due livelli: il primo è a circa 8
mt.
dal terreno, destinato quasi tutto a una grande camera, voltata, dove avevano
posizione quattro grossi pezzi d'artiglieria, puntati in varie direzioni, sia
verso il mare sia verso la foce del fiume Tirso, per contrastare la risalita
del suo corso sino alla città da parte di navi nemiche. Il piano superiore è
circoscritto a forma di ballatoio per contenere, attraverso varie troniere,
altre armi da fuoco manovrabili manualmente. La costruzione iniziò nel 1542,
dopo le disposizioni di Carlo V nel 1535, con l'impiego di denaro della città
di Oristano, ma ancora nel 1553-54 il Parlamento si lamentava della lentezza
dei lavori della torre. Venne quindi ultimata dopo il 1555 grazie alle entrate
legate al diritto di ancoraggio che la città di Oristano ottenne dal Viceré.
L'ultimazione dell'opera è, comunque, da porre prima del 1572, anno della
relazione del capitano Camos, in cui venne censita la torre. Nonostante fosse
di grandi dimensioni e in grado di ospitare una guarnigione di 20 venti soldati
e di sostenere un assedio di qualche giorno, nel 1637, in piena Guerra dei
Trent'anni, 42 bastimenti a vela francesi, comandati dall'ammiraglio Carlo di
Lorena, duca di Hancourt, riuscirono a sbarcare e a depredare la città di
Oristano per cinque giorni. Quindici anni più tardi, nel 1652, il governo
spagnolo si liberò del gravame amministrativo della torre, cedendola insieme
alle peschiere di Cabras e Santa Giusta a Girolamo Vivaldi. Nel 1684 vennero
compiute opere di restauro e altre nel 1692. Secondo la relazione del Ripol,
inviato del re sabaudo, nel 1767 la torre era servita da una guarnigione
composta da un alcaide (capitano), un artigliere e sei soldati; un numero pari,
all'epoca, alla sola torre di Bosa. Nel 1786 sono documentati lavori di
restauro e per tutto il XIX secolo si hanno notizie di opere di manutenzione,
che hanno garantito ottime condizioni architettoniche e statiche. Dalla cima
della torre si poteva osservare tutto il Golfo di Oristano e tenere i contatti
con le torri di San Giovanni (Cabras), di Marceddi e Capo Frasca (Terralba)
nonchè con la città di Oristano e borghi limitrofi. La torre venne utilizzata
dal La Marmora e dal De Candia come punto geodetico per la realizzazione di
carte topografiche. Accanto al fortilizio vennero costruiti dei magazzini, che
custodivano svariate mercanzie. Dopo lo scioglimento dell'amministrazione delle
torri nel 1842 continuò ad essere presidiata come stazione semaforica dal
demanio militare. Nel XIX secolo, nella piazza d'armi, a 17
mt
dal suolo, fu edificata un'abitazione civile in stile neoclassico per il personale
“farista”. Di proprietà della Regione Autonoma della Sardegna, la costruzione, posta
di fronte alla spiaggia a due metri sul mare, è soggetta a vincolo storico
culturale ex Codice Urbani.
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