CASTELBOTTACCIO (CB) – Palazzo Baronale dei Cardone
Castelbottaccio sorge sulla riva sinistra del
Biferno; viene a trovarsi in un territorio molto vario per la vegetazione
presente e per la sua morfologia. È possibile godere di bellissimi panorami,
dai Monti del Matese sino, addirittura, alla costa. Il vecchio nucleo urbano è
di origine medioevale e conserva quasi intatto il caratteristico ambiente
planimetrico originario. Non si hanno notizie attendibili che possano far
chiarezza sull'etimologia del nome, tuttavia in un documento del 1148 appare la
denominazione "Calcabuttaccio" e in documento del 1767 appare
per la prima volta il nome attuale. È certo che, per lungo tempo, fece parte
della Contea del Molise e che, poi, durante il regno di Roberto D'Angiò fu
sotto il dominio della famiglia Sangro; a questa, poi, si successero diverse
famiglie che esercitarono il loro potere sino all'eversione della feudalità. Un
personaggio noto nella vita di Castelbottaccio è Donna Olimpia Frangipane,
giovane moglie dell anziano barone di Castelbottaccio don Francesco Cardone.
Donna attraentissima e molto colta aprì la sua casa agli intellettuali della
zona promuovendo con matura responsabilità un circolo giacobino, un centro clandestino
dove si tenevano animate conversazioni sulla democrazia, sulla libertà, in
avversione all’opprimente governo borbonico. Fra i giovani intellettuali che
frequentarono il circolo spiccano i nomi di Marcello Pepe e Vincenzo Cuoco, che
nell'opera "Platone in Italia" ne tramanda la memoria adombrando se
stesso in Cleobulo e donna Olimpia in Mnesilia. Nel centro abitato vi è il
Palazzo baronale dei Cardone, a testimonianza del passato. La
struttura risale all’epoca normanna, allorchè si consolidò l’incastellamento
delle alture, con terre murate, cinte di torri, col castello del feudatario, la
chiesa madre, le case della gente. Una facciata del palazzo baronale dà su via
Vittorio Emanuele, con una caratteristica scalinata in pietra, che conduce
all’ingresso principale, sormontato da un portale lavorato in pietra, che reca
un pregevole fregio. All’inizio della scalinata vi erano due bellissimi molossi
in pietra (“corsi”), venduti a famiglie del posto, che li custodiscono ancora
nelle proprie case. Al piano terra vi sono i locali una volta utilizzati dalla
servitù. Sul lato opposto vi era un’entrata segreta, che conduceva alle
prigioni, e all’occorrenza serviva come scappatoia in caso di attacchi. Intorno
al palazzo vi era un giardino circondato da mura, fossato per le acque e ponte
levatoio. Oggi l’edificio è in parte diruto e in parte adibito ad abitazioni
private. Link consigliato: http://www.donnaolimpia.org/attachments/256_inserto_frangipane.pdf
Fonti: http://www.comune.castelbottaccio.cb.it,
http://turismo.provincia.campobasso.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1704
Foto: di mario-quici su http://www.panoramio.com
la prima, le altre due da http://www.mondimedievali.net
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