mercoledì 5 febbraio 2014

Il castello di mercoledì 5 febbraio






FIRENZE – Castello di Vincigliata

Si trova poco distante da Fiesole in località Vincigliata, via di Vincigliata 13. Si tratta forse del miglior esempio di realizzazione del sogno romantico di medioevo della nutrita colonia inglese che nell'Ottocento animava la vita culturale di Firenze. Le origini del complesso affondano le radici fino al 1031, quando nella zona sono ricordati torri e caseggiati dei Visdomini, importante famiglia della Firenze medievale che aveva particolari privilegi sull'episcopato fiorentino. La proprietà passò poi agli Usimbardi, seguiti dai Ceffini di Figline, dai Bonaccorsi e dagli Albizzi. Un ramo di quest'ultima famiglia, per ragioni di opportunità politica cambiò il nome in Alessandri e proprio a questa fetta familiare toccò Vincigliata assieme ai poderi circostanti, che allora andavano sotto il nome della "Torre". La famiglia fu proprietaria della zona per molti secoli, senza però dargli molta importanza, così che il castello si ridusse col tempo a un ammasso di rovine. In epoca romantica tali ruderi vennero caricati di suggestioni pittoresche da artisti e scrittori che si spingevano fin quassù, come dimostra uno schizzo del Burci datato 1836 e di una vecchia fotografia Alinari. Nel 1850 John Temple Leader, ricchissimo inglese, si innamorò di quelle rovine e le acquistò, avviando un'opera di ristrutturazione che, nell'arco di dieci anni (dal 1855 al 1856), creò un nuovo castello di gusto gothic revival. L'intervento non si limitò al solo restauro dell'edificio ma comprese anche i terreni circostanti, rimboschendo le pendici della collina con un ricco sottobosco e con piante che si potessero adattare al terreno roccioso. Il Leader fu affiancato in questa operazione di "architettura ambientale" dall'architetto Giuseppe Fancelli, attivo anche alla vicina villa di Maiano, e dall'esperto di idraulica Alessandro Papini. Temple Leader ricreò attorno a sé il fascino del signore medievale e del colto mecenate rinascimentale, arrivando ad esempio a far coniare una propria medaglia con l'iscrizione "Johannes Temple Leader Vincigliatae Dominus". Fece inoltre della sua villa il luogo di accoglienza delle teste coronate dell'epoca. Un articolo su un numero del “The Illustrated London News” in prima pagina riporta infatti la visita della Regina Vittoria d’Inghilterra al Castello di Vincigliata, come ricorda anche la lapide posta sul Kaffeehause, diffondendo in tutto il mondo la fama del luogo. Numerose altre lapidi, vero e proprio almanacco in pietra, ricordano altrettanti ospiti illustri. Il castello fu oggetto di numerose pubblicazioni, che ne descrivono minutamente tutte le parti, gli arredi (antichi e in stile) e la storia. Tra le foto d'epoca una particolarmente significativa, scattata dal marchese Filippo Torrigiani il 18 aprile 1888 e pubblicata da Leader Scott nel 1891, mostra i bel mondo fin de sécle ospite di John Temple Leader e di sua moglie Luisa Raimondi. Temple Leader morì a Firenze nel 1903 lasciando tutte le sue proprietà, tra cui anche il Castello di Vincigliata a lord Westbury. La figura di Temple Leader ispirò anche un film muto, “Il sire di Vincigliata”, del 1913. Durante la Seconda Guerra Mondiale il castello venne utilizzato come campo di prigionieri di guerra. Il generale sir Adrian Carton de Wiart diede un lungo racconto delle sue esperienze a Vincigliata nelle sue memorie. Oggi il castello è sede di un centro congressi e servizi. Il complesso si estende entro un perimetro trapezoidale di quasi 400 metri, circondato da una muraglia di recinzione e comprende un mastio, una torre di guardia, un cortile, una loggia e un chiostro, il tutto unificato dai caratteri dell'architettura militare medievale. Il palazzo vero e proprio venne costruito sui resti della rocca inglobandone il più possibile parti originali e riprendendone la forma. A decorare gli interni fu chiamato Gaetano Bianchi, che si ispirò a leggende cristiane che imitano l'arte medievale. Venne inoltre staccato un ciclo di affreschi originale da una cappella nella chiesa di San Martino in via della Scala a Firenze, con Storie di san Bernardo degli Uberti. Opere scultoree vennero create dagli scultori locali Giustini e Marucelli. Il bacino naturale della Cava delle Colonne, trasformato in un laghetto-piscina attraverso l'immissione delle acque del torrente Mensola, è l'emergenza più significativa nel vasto parco romantico. Le sponde del lago sono costituite da un lato, da rocce di macigno che sporgono formando suggestive grotte, dall'altro sono delimitate da argini in muratura. Tutto intorno la vegetazione si sporge verso la superficie del laghetto, nel quale piante acquatiche, come ninfee, iris, papiri, gigli acquatici e canne, danno colore alla piscina. Tutti i manufatti del parco sono realizzati prima del 1883, ad eccezione della torre in stile gotico (1885-1886), che diventò il fulcro di questa suggestiva ed insolita "stanza da bagno". La torre, coronata da un ballatoio sporgente con merlatura guelfa, è molto simile a quelle di guardia della cinta muraria del castello. Lo spogliatoio delle signore, realizzato in legno, su palafitte, sullo stile dello chalet svizzero, è l'unico edificio che non si è conservato. Un ponte, detto di Maria Luisa, unisce le due sponde del torrente, al di là del quale sorge la Kaffeehaus dall'elegante loggiato. Questo edificio era originariamente utilizzato come deposito attrezzi per gli scalpellini delle cave adiacenti. Intorno al laghetto delle Colonne, il giardino si articola in sentieri tortuosi che attraversano il fitto bosco incontrando, ponticelli, muretti, statue di mostri mitologici e una grotta ninfeo, tipici elementi del giardino romantico. C’è una leggenda, intorno al castello di Vincigliata. E’ un mito fatto di amore e di morte, di passione e di fantasmi. La storia risale al XIII secolo e ha come protagonisti due giovani della nobiltà fiorentina: Bianca degli Usimbardi e Uberto del Mezzecca. Le famiglie di Bianca e Uberto erano nemiche fra loro da generazioni a causa di fatti di sangue mai del tutto spiegati. I matrimoni all’epoca erano combinati e i due giovani amanti potevano alimentare il loro “fuoco” soltanto di nascosto. A un certo punto, il padre di Bianca venne a sapere della relazione fra i due ragazzi e prese l’unica decisione che, in quella circostanza, gli venne dettata dalla legge non scritta dell’onore del casato: la figlia non poteva più uscire dal castello, non poteva vivere il mondo all’esterno, non poteva più vedere il suo Uberto. Sembrava la fine ma il padre della ragazza partì per una spedizione militare vicino Lucca e rimase ferito in un combattimento. Peggio gli sarebbe andata, però, se un giovane cavaliere non fosse intervenuto all’ultimo momento salvandogli la vita: quel giovane era Uberto. Il padre di Bianca rimase colpito dal suo gesto e cambiò idea, consentendo le nozze con la figlia. Ma l’odio tra le due famiglie era come l’erbaccia, duro a essere sradicato e un giorno, pochi istanti prima del matrimonio, Uberto venne assalito da un gruppo di uomini incappucciati: erano Usimbardi, parenti della ragazza, che lo scaraventarono giù da cavallo, lo pugnalarono a morte e fuggirono. Bianca vide tutto da una finestra del castello. Fece appena in tempo a correre verso il suo amato promesso sposo per sentirlo spirare fra le sue braccia. Il dolore per lei fu immenso, insostenibile tanto che morì di crepacuore pochi giorni dopo. Ora, nelle calde notti estive, si dice che il fantasma della sventurata ragazza, con addosso ancora l’abito nuziale (sul quale pare vi siano le macchie di sangue dell’amato Uberto), si aggiri fra le mura del castello di Vincigliata di cui è prigioniera in eterno. Si racconta che il suo fantasma cammini leggero senza curarsi delle cose terrene. Il castello ha un suo sito ufficiale: http://castellodivincigliata.it. Oggi non è visitabile, la sua bellezza la possiamo ammirare solamente quando vengono allestite mostre al suo interno. Questo maniero viene concesso a privati per organizzare feste e matrimoni.



Foto: da www.studiobonon.it e da www.vps.it

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