lunedì 4 marzo 2013

Il castello di martedì 5 marzo






CAMPODENNO (TN) – Castel Belasi in frazione Segonzone

Situato a 465 metri di altitudine, è un notevole complesso feudale che sorge, isolato, su una verde collina lambita dal rio Belasi, poco sotto il paese di Segonzone e di fronte a Dercolo. E’ stato ipotizzato che sia sorto in origine come volksburg, recinto fortificato comunitario dove la popolazione civile poteva ritirasi in caso di pericolo, e che solo successivamente sia stato convertito ad uso esclusivamente militare attraverso una probabile usurpazione dei diritti della comunità locale. Le più antiche attestazioni dell’esistenza di Castel Belasi risalgono agli inizi del XIV secolo, all’epoca dell’egemonia dei conti di Tirolo sulle vallate trentine. Il castello, infatti, nacque proprio come caposaldo della Contea del Tirolo in mezzo alle terre dei principi vescovi di Trento in Val di Non. Per tutta la sua storia Castel Belasi venne così a costituire una sorta di “isola”, un’enclave tirolese in terra trentina. I suoi primi feudatari furono i signori Rubein, provenienti della zona di Merano, fedelissimi dei conti di Tirolo. Nel 1368 fu acquistato dalla famiglia Khuen, originaria di Termeno in valle dell’Adige, che legò indissolubilmente la sua storia a quella del castello, prendendo il nome “Khuen-Belasi”. Questa famiglia tra il XV e il XVI secolo si affermò come una delle più ricche e potenti della regione, contando nelle sue file vescovi, uomini politici e capitani militari che diedero lustro al casato in tutta l’Austria. Nel corso della loro storia i Khuen Belasi si suddivisero in numerose linee dinastiche che prosperarono dal Trentino fino alla lontana Croazia, passando per le corti di Vienna e Salisburgo. Tra il Quattrocento e il Cinquecento i Khuen trasformarono il piccolo fortilizio di Castel Belasi in una magnifica fortezza, imponente e severa nelle sue mura esterne, quanto elegante nei suoi saloni finemente affrescati. Ad ogni modo in due occasioni il maniero dovette cedere agli attacchi dei nemici. Nel 1415-20 i rivali signori Spaur riuscirono infatti a prendere la fortezza e ad occuparla per alcuni anni. Nel 1525 furono invece i contadini in rivolta a mettere a sacco i granai di Belasi, nel corso della “Guerra rustica” che sconvolse tutta la regione. I Khuen erano riusciti ad acquisire importanti diritti sulle comunità rurali che vivevano attorno a Belasi. Tutte le famiglie di Lover, Segonzone, Campodenno e Dercolo dovevano conferire al castello le decime dei loro raccolti. Inoltre i castellani ampliarono enormemente i loro possedimenti sulle campagne circostanti il maniero, che divenne il centro di una proprietà fondiaria molto estesa, costruita da decine e decine d’ettari di campi, vigneti, prati e boschi. Nel XVIII secolo i Khuen-Belasi, ottenuto anche il titolo di “Conti del Sacro Romano Impero”, continuarono l’opera d’abbellimento della loro fortezza, decorando i suoi interni con stucchi raffinati e splendide stufe di maiolica, secondo il gusto del tempo. Durante l’Ottocento, in seguito alle guerre napoleoniche e all’abolizione di tutti i privilegi nobiliari, il maniero fu a lungo abbandonato e relegato al ruolo di residenza estiva. I suoi padroni, infatti, furono a lungo impegnati in importanti carriere politiche e militari in Austria e in Baviera. Ebbe così inizio il triste declino di Castel Belasi. Nel secolo scorso, nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale, i Khuen ritornarono tuttavia ad insediarsi stabilmente a Belasi per alcuni decenni. Negli anni ’50 il castello venne abbandonato definitivamente e si avviò verso un degrado inarrestabile, al quale i suoi proprietari non seppero porre freno. Sul finire degli anni ’90 la vecchia fortezza versava ormai in condizioni drammatiche: i tetti erano in parte crollati, le intemperie avevano dilavato i cicli affrescati e sgretolato gli intonaci, i rovi avevano infestato i tre cenili, arrampicandosi su finestre e portali e invadendo i saloni, un tempo ricchi di mobili e quadri. Per somme esigue vennero venduti dai proprietari del tempo tutti gli arredi, comprese le stufe monumentali vincolate dalla Sopraintendenza e l'edificio fu lasciato nell'abbandono totale, scatenando una corsa al saccheggio. Quello che restava del mobilio venne asportato, compreso un raro torchio per le olive che dovrebbe giacere da qualche parte nel Museo degli usi e costumi di S.Michele; vennero poi rubate porte e finestre, divelte le assi del pavimento e le inferriate, frantumate le stufe superstiti. Nel 2000 tutto il complesso, con la vicina chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo a Segonzone venne acquistato dal Comune di Campodenno, che ha dato avvio al suo completo restauro. Nonostante la situazione di degrado, Castel Belasi conserva ancora numerosi particolari della struttura fortificata tre-quattrocentesca, come le due cinte murarie, la maggiore delle quali venne progressivamente alzata a partire dal Quattrocento, in concomitanza con la crescita d’importanza dell’intero maniero. Elementi caratteristici sono le due garrite pensili (bertesca) che servono il cammino di ronda e che proteggono i due ingressi principali (uno verso la filanda, l’altro verso Dercolo), il rivellino, il piazzale e la corte interna, il mastio infine, pentagonale, robustissimo costruito da blocchi di granito e sulla cui sommità si aprono cinque grandi finestre. Una scala a chiocciola, che serve pure i piani dell'attigua residenza, sale alla stanza d'assedio; da qui si può raggiungere la sommità dove si gode un vasto panorama sulla valle di Non e su parte della valle dell'Adige e sui monti del trentino orientale. Dalle finestre della torre si possono vedere anche i castelli Belfort e Sporo, Castel Thun e Castel Valer.

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