SANGUINETTO (VR) – Castello Della Scala
Situato nel cuore del paese, con la sua notevole mole richiama i fasti e le
memorie di avvenimenti storici che dal Medioevo lo videro protagonista fino al
XIX sec. Innalzato per volere degli Scaligeri nel XIV secolo, il maniero fu
donato nel 1376 da Antonio e Bartolomeo Della Scala al luogotenente Jacopo dal
Verme, che lo passò al figlio Alvise, il quale nel 1416 ricevette da Sigismondo
il titolo comitale. Il titolo fu confermato dal Senato della Repubblica di
Venezia nel 1430. I Dal Verme provvidero ad eseguire vari lavori, soprattutto
dopo la caduta della signoria scaligera, mutando il castello da edificio
militare a residenza signorile.
è
quindi databile agli inizi del 1400 la prima trasformazione con la realizzazione
di una loggia terrena, retta da colonne marmoree, posta di fronte all'ingresso
principale. Oltre alla loggia, al pian terreno sono visibili dei locali voltati
a crociera mentre, al piano superiore, si può ammirare una gran sala con belle
finestre adornate da formelle in cotto, rivolte tanto all'interno come
sull'esterno del castello. Nel 1452 il Castello venne confiscato ai discendenti
Dal Verme accusati di tradimento e ceduto al Capitano della Serenissima,
Gentile Della Lionessa. Alla sua morte gli succedettero le tre figlie: Nilla,
Tirsa e Battistina sposate rispettivamente a Francesco Lion di Padova,
Alessandro Venier di Venezia e Leonardo Martinengo di Brescia. In conseguenza
di ciò il castello fu frazionato in "carati" e trasmesso ai
discendenti. Negli anni seguenti il monumento conobbe diverse vicissitudini. Il
15 novembre del 1509 alcune truppe della Lega di Cambrai si impadronirono della
fortezza e la misero a ferro e fuoco. Nel 1520 Federico Gonzaga giunge a
Sanguinetto scortato da 200 cavalieri. Per l’occasione venne fatto sfoggio di
drappi e tappezzerie pregiate
. Il
castello è costituito da un imponente complesso a pianta quadrata di circa 55
metri di lato ed è giunto fino a noi nello stato attuale di configurazione
perimetrale, dagli ultimi anni della dominazione scaligera, intorno al 1375,
quando il maniero rappresentò una delle opere di difesa rivolte verso i
mantovani. In origine esso era costituito da un grande cortile difeso da mura
merlate con accesso al centro del lato ovest del quadrato. Le mura erano a loro
volta protette da un fossato tuttora esistente, alimentato dalle acque che
provenivano dal Tregnon e si scaricavano poi nella fossa Sanuda. Quattro torri
angolari ed altre quattro intermedie ancora oggi esistenti, testimoniano
l'importanza del manufatto che è impreziosito anche da una torre d'ingresso ed
una casa-torre merlata, contemporanea alla costruzione del castello e da
qualificarsi quindi come torre delle milizie. La torre posta sull'angolo
sud-ovest ha invece caratteristiche diverse dalle altre che erano in origine
scudate, ossia aperte all'interno ed era una torre vera e propria con una
pianta più larga delle altre e forse destinata ad essere il mastio. Nel corso
dei secoli all'edificio originario venne aggiunto, nella prima metà del secolo
XV, un altro manufatto al quale si poteva accedere tramite una scala a doppia
rampa che, nel corso dei restauri effettuati prima del conflitto mondiale, si
voleva distruggere. Risulta però difficile seguire le tante trasformazioni che
si sono succedute nel tempo e che hanno portato ad abbattimenti,
sopraelevazioni, alterazioni ed altro. Osservando il castello, sulla torre sono
visibili tre stemmi gentilizi, oltre alle feritoie, testimonianza della
presenza di un ponte levatoio. Sulla destra si colloca il passaggio pedonale.
Tra il portale a tutto sesto del ponte e la porta per i passaggi ordinari è
presente la "bocca di leone" per le denunce segrete. Nel giro di
quattro secoli il castello venne diviso in tante proprietà, ciascuna con differenti
esigenze abitative. Persa la funzione militare, non trovandosi più in una
posizione strategica, la costruzione divenne residenza prima dei vari
discendenti di Gentile Da Leonessa (Avogadro, Banda, Lion, Martinengo, Venier,
Malaspina, Aleardi, Benaglio, Della Torre, Cappello, Medin) e poi di altri. A
testimonianza dei rapporti con la Lombardia che i signori ebbero, sono visibili
dei motivi decorativi floreali nella ghiera delle monofore nella piazza d'armi
e nei beccatelli di coronamento della cornice marcapiano, esempio unico in
territorio scaligero. Alla fine dell'Ottocento il complesso era ancora diviso
fra numerosissimi proprietari: successivamente il Comune di Sanguinetto riuscì
via via ad entrare in possesso di quasi tutto il complesso, destinandolo a sede
municipale. Nel 1962 purtroppo, un furioso incendio ha causato gravissimi danni
distruggendo tutti gli interni. L'antico mastio invece è ancora privato (dei
Zuppini) e al suo interno, nel salone d'acceso, è presente un bellissimo camino
in stucco del XVII secolo, con arabeschi, zampe leonine e zampilli d'acqua; al
di sopra lo sguardo protettore del leone di S. Marco e di Erasmo Da Narni (il
Gattamelata). Legate al Castello sono tre leggende: la prima secondo cui esso
era collegato alle altre fortificazioni presenti nella zone tramite dei
passaggi segreti, la seconda che riconduce ad alcuni episodi di sangue avvenuti
al suo interno tra il 1300 e il 1400 ad opera di Jacopo Dal Verme, e la terza
legata a Goldoni, fermatosi a nel XVIII secolo a Sanguinetto, e alla sua
commedia "Il feudatario" il cui spunto e la cui ambientazione è
legata a vicende accadute proprio nel paese veronese. Oltre al Municipio, nel
complesso (che è visitabile anche da persone diversamente abili) sono ubicate le
sedi di Associazioni locali e il teatro "Gaetano Zinetti", integralmente
rinnovato nel 2009. Altre informazioni si possono trovare al seguente link : http://www.verona.com/it/guide/verona/sanguinetto-il-castello/
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