sabato 15 giugno 2013

Il castello di domenica 16 giugno


 
 
TRANI (BT) - Castello di Federico II 
(di Mimmo Ciurlia)
 
La fama di Federico II di Svevia è legata soprattutto alla costruzione dei castelli, dislocati sulla base di un razionale programma di difesa militare e di gestione territoriale. Sebbene nella maggior parte dei casi non si sia trattato di fondazioni ex novo ma di interventi di ristrutturazione di insediamenti normanni, il rigore dell'impostazione planimetrica ha impresso un'impronta così marcata alle strutture preesistenti da annullarle quasi completamente. Il castello dì Trani è uno dei più importanti e dei meglio leggibili tra quelli fatti erigere dall'imperatore svevo. Sorge a breve distanza dalla celebre Cattedrale, in riva al mare, al centro di una rada i cui bassi fondali costituirono sempre un'ottima difesa sia dalla furia delle onde che da eventuali attacchi su quel fronte; la sua posizione a margine della città e la spettacolare altezza delle sue torri gli consentivano di sorvegliare l'ingresso del porto e le vie di a ccesso all'abitato. Su modello dei castelli crociati di Terra Santa, ha un semplice e funzionale impianto quadrangolare con vasto cortile centrale, quattro torri quadrate agli spigoli, rivestimento a bugne rilevate, merlatura piana; fu cinto da un antemurale - un muro fortificato, un tempo internamente percorribile e munito di freccere - che ne ribadisce ancora il perimetro, determinando tre cortili minori, e da fossato acqueo inondato dal mare. Due iscrizioni marmoree sovrastano gli antichi ingressi, aperti entrambi nel fronte occidentale, rispettivamente nella cortina del castello e nell'antemurale, datandone la costruzione, nel mese di giugno del 1233; la seconda afferma che, per ordine imperiale nel 1249, furono realizzati, il muro di cinta ed una fortificazione avanzata. Ad una delle due torri sul mare, nel 1240, Federico II fece impiccare, a vista delle navi veneziane, ree di aver devastato le coste pugliesi, Pietro Tiepolo, podestà di Milano e figlio del Doge di Venezia, catturato durante la battaglia di Cortenuova. Nel castello di Trani Manfredi, figlio di Federico II, il 2 giugno del 1259 vi sposò la seconda moglie Elena d'Epiro e fu ancora in questo maniero che, nel 1266, dopo la sconfitta e la morte di Manfredi a Benevento, la giovane regina venne catturata con i suoi figli da Carlo I d'Angiò. Nozze fastose vi furono celebrate anche in età angioina, quelle dello stesso Carlo con Margherita di Nevers, nel 1268, e del principe Filippo con Isabella Comneno, nel 1271. Qui fu tenuta prigioniera, dal 1268 alla morte (1279), Siffridina, contessa di Caserta, che aveva favorito la sfortunata discesa di Corradino dì Svevia e taciuto fino alla fine i nomi dei congiurati. Conservando inalterata la valenza strategica della posizione, nel XVI secolo, con l'avvento delle armi da fuoco, il castello venne adeguato alle nuove tecniche difensive.Ferdinando de Alarcon, fortificò nel 1533 l'ala sud del castello, cimando le due torri contigue, sostituendo la merlatura balistica a quella piana medievale, costituendo a ridosso dell' antica cortina un cospicuo terrapieno attraversato da una doppia fila di cannoniere, dopo aver demolito le strutture medievali preesistenti ed una loggia federiciana sul fronte opposto del cortile centrale. La trasformazione della cortina meridionale del castello in un massiccio fronte di fuoco comportò la distruzione dell' insediamento francescano di S.Pietro, ricadente nel raggio di azione delle artiglierie; parte del materiale proveniente dalle demolizioni attuate all'interno e all'esterno del castello fu riversata nel terrapieno o impiegata nello stesso edificio come materiale da costruzione; esemplare è la lunga scala a chiocciola che percorre l'intera ala sud, realizzata con lastre funerarie opportunamente sagomate, che tradiscono la provenienza dal pavimento della chiesa distrutta. Poco più tardi (1540 -1541), la costruzione di due bastioni, uno a bec d'aperon e l'altro a pianta quadra, rafforzò a sud-ovest e a nord-est gli opposti spigoli del complesso castellare, proteggendone a fuoco radente tutti i lati; nello stesso tempo determinò la scomparsa delle difese agli antichi portali nei fronti ovest e sud dell'antemurale, consistenti in due rivellini, il secondo dei quali realizzato nel 1495, nonché, l'inversione dell'accesso al castello. Il fortilizio coprì ininterrottamente il suo ruolo di presidio militare, ad eccezione degli anni 1586-1677, quando fu sede della Sacra Regia Udienza della provincia di Terra di Bari. Nel 1799 vi furono rinchiusi e trucidati i nobili idealisti tranesi, i cui corpi vennero gettati in mare. Nel 1831, per ordine di Ferdinando II di Borbone, sgombrato delle artiglierie, il castello passava dal Ministero di Guerra e Marina al Ministero degli Interni. Nel 1842 fu eretta al centro del cortile centrale una cappella esagona; tra il 1842 ed 1843 furono realizzati i camminamenti su arconi e pilastri che percorrono tre lati del cortile centrale ed il fronte nord del castello, sul mare; al 1848 risalgono l'orologio e la piccola torre che lo contiene, innalzata sul prospetto orientale per essere trasformato in Carcere Centrale Provinciale. Cessata nel 1974 la funzione detentiva, nel 1976 l’edificio venne consegnato alla Soprintendenza per i Beni AAAS della Puglia che nel 1979 ne avviò i restauri per poi aprirlo finalmente al pubblico il 5 giugno 1998. Si racconta nel castello viva da tempo il fantasma di Armida, una bella donna dai fluenti capelli scuri e da profondi occhi azzurri. La storia narra che Armida si innamorò di un cavaliere, ma venne scoperta da suo marito che dopo aver pugnalato il suo giovane amato, in preda alla follia, rinchiuse Armida in una cella nei sotterranei del castello e lì la povera e bella donna si lasciò morire. Da allora il suo fantasma vaga per i l castello alla ricerca di quell' amore. Apparendo agli ignari turisti e per nulla paurosa della loro presenza sembra che Armida si lasci avvicinare e farsi sfiorare e agli occhi di questi appare sempre con i suoi meravigliosi occhi azzurri e con un vestito grigio chiaro dalla stoffa impalpabile quale seta. Questa storia non è diversa da tante altre dello stesso genere, ma sembra che a questa si sia ispirato Eduardo De Filippo per costruire la trama di una delle sue più famose commedie, "Questi fantasmi". Anche qui la vittima è murata viva, ed anche qui la donna si chiama Armida.
 

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