CISTERNA D’ASTI (AT) – Castello
Il complesso si erge sul colle più alto del paese e domina tutto il
circondario. Fin dalla prima metà del XII secolo si hanno notizie del feudo di
Cisterna, ma la costruzione del nucleo più antico del castello risale
all'incirca al 1200, ad opera della famiglia dei Gorzano, i quali nel tentativo
di sottrarsi all'egemonia astese segnarono irrimediabilmente la loro sconfitta.
Prima del 1311 (data del primo documento in cui è citato), esisteva una doppia
cerchia di recinti anche se non ancora fortificati con bastioni in mattoni,
risalente al XI-XII sec. Il primo recinto racchiudeva una vasta area non
accessibile e con pareti strapiombanti (ora si accede attraverso la torre
porta); il secondo di forma pressochè quadrata occupava la sommità del colle e
al suo interno venne ricavata una cisterna di raccolta dell'acqua. La torre quadrata
che si eleva per circa 30 metri sullo spigolo orientale del terrapieno del
castello fu costruita in epoca successiva, intorno al XIII sec. In origine
doveva svolgere la funzione di avvistamento, di segnalazione ed ultimo rifugio
durante le incursioni ed avere lo scopo simbolico di manifestare il potere ed
il prestigio della famiglia feudale che la eresse. Del XV- XVI secolo o forse
anteriore è la torre porta di accesso al recinto fortificato. Di particolare
interesse è la sua cornice decorativa, costituita da più fasce di mattoni
interposte a cornici di losanghe, sormontata da merli a coda di rondine, ora
tamponati e coperti dal tetto. Il feudo, dalla metà del Trecento fino al
Seicento, fu largamente conteso e nel suo possesso si avvicendarono numerose
famiglie nobiliari ed esponenti del clero; le sue vicende furono tali da
interessare la Santa Sede e il duca di Savoia. A segnare il destino del feudo fu,
nel 1476, l'intervento di papa Sisto IV, che lo assegnò al nipote Antonio della
Rovere d'Aragona. Nel 1650 Cisterna passò per vendita a Francesco Dal Pozzo,
marchese di Voghera, per il cui figlio Giacomo papa Clemente X trasformò il
feudo in principato, concedendo anche, nel 1673, il privilegio di battere
moneta. Il castello venne ampliato con la costruzione dello scalone e del
loggiato: si sistemò l'alloggio padronale al primo piano nobile, dove alcuni
soffitti sono tuttora arricchiti da stucchi; la servitù venne alloggiata nel
sottotetto. Sul finire del XVII sec. si assistette ad una imponente mole di
lavori e miglioramenti con ampliamento del castello verso nord-ovest e
sistemazione al piano terra della zecca. L'edificio in questa epoca raggiunse
il suo pressochè totale completamento: negli anni 1687 e seguenti vennero
ancora eseguiti lavori di miglioramento dell'edificio e di riparazione dei
bastioni; il giardino del castello, fino ad allora staccato dal recinto
principale, fu delimitato con bastioni in muratura. Nel 1791 il salone della
cisterna venne coperto con la creazione della falsa volta in centine di legno.
Acquisito il suo carattere definitivo, il castello, già a partire dal XVIII
sec., perse gradualmente d'importanza. La coniatura delle monete fu revocata con
decreto della Camera dei Conti sabauda nel 1790 e la famiglia Dal Pozzo si stabilì
regolarmente a Torino o nell'altra residenza di campagna di Reano. Il 23
febbraio 1887 un terremoto di discreta intensità provocò la caduta di alcune
volte e l'apertura di numerosissime crepe nelle murature. Dal 1912 è di
proprietà del Comune, donato dai duchi d'Aosta cui era pervenuto in eredità
dalla madre, Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna; è stato per oltre mezzo
secolo municipio e scuola; e dagli anni Ottanta, restaurato in più riprese con
finanziamenti regionali, ospita il Museo Arti e Mestieri di un tempo,
importante istituzione culturale e giusto orgoglio dei cisternesi che hanno
dato l'anima per realizzarlo. Vi sono esposti all'incirca 6000 oggetti databili
tra il 1600 e il 1900 che rappresentano la cultura materiale del Piemonte. Il
piano
nobile è
il primo piano del castello. Il percorso di visita inizia dal salone centrale
in cui si trova una grande cisterna, che poggia sulle volte delle cantine e che
forse ha dato il nome al paese. Un’opera mirabile che poggia sulla volta delle
cantine e che oggi appare protetta da un vetro. Sul salone si affacciano 21
ambienti che ricostruiscono le attività artigiane e gli stili di vita di un
tempo tra cui ricordiamo la ricostruzione della casa medio-borghese e di quella
contadina. Tra i reperti più significativi si distingue una macchina a stampa
del primo Ottocento, a duemila caratteri in legno, ancora funzionante. Sotto al
complesso sono stati rinvenuti alcuni
cunicoli, scavati nell’arenaria, che
collegano il Castello al Pozzo e al Giardino inferiore. Di pregevole fattura è
il cunicolo sotto il Cortile, ad arco slanciato, con sei nicchie laterali quasi
tutte decorate da uno zoccolo con bassorilievi. Il maniero fa parte del sistema
dei "Castelli Aperti" del Basso Piemonte.
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