MELDOLA (FC) – Castello di Teodorano
Posto a cavaliere fra le piccole valli del Voltre e
del Rio Salso, sulle prime dolci colline Forlivesi, contornato da ordinati
coltivi, spicca sul crinale il piccolo nucleo di Teodorano, sormontato dalla
torre del suo antico castello. La sua origine deve farsi risalire al periodo
tra il 1031 e il 1063 e forse con più precisione al 1055. Venne costruito sul
lembo di roccia, dove ancora oggi si trova, e venne edificato con
caratteristiche simili a quelle odierne: la sua struttura era già molto
complessa proprio per sopperire alle necessità di un castello di confine. Era
costituito da una cinta muraria a cuneo e due rivellini esterni, all’interno,
ove si accedeva da una serie di due porte a saracinesca, vi erano l’oratorio di
“Sante Marie in Plateis” e la rocca con il maschio; con buona probabilità era
già presente la casa del capitano. Successivamente furono aggiunti il palazzo
del comune, le abitazioni del Borgo del Fico e la corte interno con gli
stallatici. Agli inizi del XIII secolo era governato dai Da Polenta di
ideologie guelfe. Nel 1238 divenne comune ad opera dell’Arcivescovo Tederico.
Nel 1276 fu saccheggiato da Guido da Montefeltro, ma due anni dopo passò sotto
il dominio dello Stato Pontificio. Le truppe di Francesco Ordelaffi, potente
signore di Forlì, saccheggiarono il castello nel 1330, lo conquistarono nel
1335 e, dopo essere tornato alla chiesa, nel 1350 ne saccheggiarono il
territorio circostante. Nel 14 luglio del 1354 fu assediato dal figlio di Francesco,
Lodovico Ordelaffi, e conquistato quattro giorni dopo per spontanea cessione
del castellano. Nel 1358 fu nuovamente della Santa Sede per spontanea cessione
dei guelfi Da Polenta di Ravenna. Nel 1371 l’Anglico censì 100 (500 ab. ca.)
focolari nel suo Descriptio Romandiole e qui lo descrisse come un castello con
rocca fortissima. Nel 1385 fu Giovanni Ordelaffi, nipote del grande Francesco,
a porvi l’assedio di ritorno dalle Caminate dove era stato ferito. Non è
descritto se venne conquistato come alcuni castelli nelle vicinanze. Nel XV
sec. risultava sotto il dominio della Chiesa ravennate che concesse il
Vicariato ai Malatesta di Rimini nel 1415. Un documento di quello stesso anno
riferisce che Braccio di Montone, grazie ad un agguato fatto alle guardie della
porta, fece entrare il suo esercito nella rocca, e dopo una violenta battaglia,
lo conquistò e lo saccheggio, ma forse l’avvenimento è da riferirsi a Sadurano
in quanto è riportato il nome di Tadurano. Nel 1424 fu espugnato e distrutto
dai fiorentini capitanati da Carlo Malatesta e poi ricostruito dagli Ordelaffi.
Nel 1440 Nicolò Piccinino conquistò e saccheggiò Teodorano alla ricerca di
Ruggero Numai pochi giorni prima catturato dalle truppe del castello (comandate
da un esercito degli Ordelaffi che erano alleati con i Visconti di Milano e
quindi anche con il Piccinino). Purtroppo Ruggero era già stato condotto a
Bertinoro. Caterina Sforza inviò truppe alla conquista di vari castelli della
valle del Bidente e il 18 novembre 1495 fu la volta di Teodorano. Nel 1496 le
truppe venete però lo conquistarono e lo cedettero alla Santa Sede, la quale lo
diede alla Chiesa Ravennate che lo mantenne fino al 1502, anno in cui il Duca
Cesare Borgia, detto il Valentino, forte di un grosso esercito pontificio con
alleati francesi e spagnoli, raggiunse, dopo aver conquistato buona parte della
Romagna, anche il castello di Teodorano che sottostava al territorio
dell’Arcivescovado ravennate e di Venezia. Ne vennero atterrate le mura per
rendere inoffensivo il sito. Fu poi riconquistato dall'Esarcato di Ravenna che
lo detenne senza soluzione di continuità fino al 1511, anno in cui venne
concesso in enfiteusi alla nobile famiglia bolognese dei Manzoli che vi
esercitò il potere fino al 1622, anno in cui si estinse la dinastia. Conquistato
da Napoleone nel 1797, al decadere dello Stato napoleonico rimase Comune
autonomo fino al 1925, anno in cui fu accorpato al Comune di Meldola. Ciò che
oggi rimane è quanto resta dopo i bombardamenti subiti durante la seconda
guerra mondiale: le alte e possenti mura a pianta vagamente triangolare, il
palazzo del capitano, il borgo del fico e la rocca con la sua bella torre che
domina buona parte delle vallate circostanti. Oggetto di recenti restauri, nel
2007 è stata aperta la visita alla terrazza posta ai piedi della torre del suo
rivellino. Oltre all'impagabile panorama che si può ammirare dal terrazzo, di
un certo interesse sono un pozzo a vasi comunicanti risalente all'anno Mille, e
la "campana comunale" un tempo posta nella torre civica, distrutta
poi dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
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