sabato 22 giugno 2013

Il castello di domenica 23 giugno


GIOIA DEL COLLE (BA) - Castello Normanno-Svevo
(di Mimmo Ciurlia)
Il Castello Normanno-Svevo di Gioia del Colle, il meglio conservato dei castelli di Puglia, si eleva al centro dell'insellatura che divide le Murge orientali da quelle occidentali, a difesa e controllo del territorio e delle direttrici di comunicazione tra l'Adriatico (Bari) e lo Jonio (Taranto) ed è il risultato di almeno tre interventi costruttivi: uno risalente al periodo bizantino, un altro a quello normanno e l'ultimo a quello svevo. Fu edificato intorno al 1100 dal normanno Riccardo Siniscalco, fratello del più noto Roberto il Guiscardo su un primo nucleo costruito dai bizantini verso la fine del IX sec., costituito da un recinto fortificato in conci lapidei e concepito come castello rifugio, cioè un luogo in cui la popolazione locale trovava riparo contro le scorrerie nemiche. Successivamente la fortificazione fu modificata da Ruggero II e poi dall'imperatore Federico II di Svevia intorno al 1230, al suo ritorno dalla Crociata in Terra Santa,  epoca in cui si presenta con un cortile quadrangolare, saloni e stanze che si affacciano su di esso, ed è delimitato da quattro torri angolari, rivolte ai quattro punti cardinali. Delle quattro torri angolari originarie, di cui si parla nell'apprezzo della Terra di Gioia, sia dell'architetto e tabulario Honofrio Tangho del 1640 che di Gennaro Pinto del 1653, oggi possiamo ammirarne solo due: quella De' Rossi  e quella dell'Imperatrice. Le cortine e le torri presentano all'esterno bugne a bauletto. La cinta muraria è caratterizzata da un paramento fortemente bugnato sulla quale si aprono numerose monofore, oculi e feritoie, disposti in maniera disordinata, confermando le diverse fasi costruttive. Con tale struttura il castello di Gioia si inseriva in quel sistema di fortificazioni che, partendo da Lucera e giungendo fino ad Enna, rispondeva al disegno di Federico II, ossia il controllo e la difesa militare delle terre più importanti del suo regno in Italia Meridionale. La leggenda vuole che nel castello di Gioia nacque Manfredi, da Federico II e Bianca Lancia, che il sovrano fece uccidere perché rea di tradimento.Il castello fu proprietà dei Principi di Taranto fino al 400, dei Conti di Conversano fino al 600 e dei Principi di Acquaviva fino agli inizi dell' 800. Nel '600 venne trasformato da costruzione militare in dimora residenziale ed adattato alle nuove esigenze abitative, con apertura di monofore, bifore e trifore sia nel cortile interno che sulle cortine esterne, mantenendo intatto il suo impianto strutturale. Nel 1884 fu acquistato dal canonico Daniele Eramo e, in seguito a numerose trasformazioni, fu adibito come sede di abitazioni e di depositi. Il castello possiede due ingressi: uno principale a ponente, l'altro al centro del lato sud, entrambi caratterizzati da una corona di elementi bugnati a raggiera. Varcato il portone d'ingresso con il suo arco ogivale si accede ad un vasto cortile dalla forma trapezoidale dove si aprono eleganti monofore, bifore e trifore. Di grande prestigio è la scalinata che porta agli ambienti del piano superiore, che presenta dei bassorilievi rappresentanti  animali e scene di caccia. Al centro del cortile c'è una capiente cisterna per la raccolta di acqua. Dal cortile si accede ai locali a piano terra, un tempo adibiti a depositi, scuderie e dimora dei domestici ed oggi utilizzati come sede del  Museo  Archeologico  Nazionale. Da un ingresso posto sul lato sud del cortile si accede alla sala del forno, così chiamata per la presenza di un grande forno, sulla cui struttura è poggiata una delle torri superstiti, quella detta dell'Imperatrice. Sotto il forno c'è un piccolo sotterraneo, utilizzato un tempo come prigione. Sulla parete est della prigione sono scolpite due protuberanze a forma di seni. La leggenda vuole siano i seni che ricordano il martirio di Bianca Lancia. La leggenda narra che qui sia stata rinchiusa, per sospetto adulterio lei, l'amante prediletta di Federico. Durante la prigionia, dette alla luce Manfredi colui che, pur se figlio illegittimo, fu il prediletto dell'imperatore e divenne il suo successore come sovrano dell'Italia meridionale, divenendo l'ultimo re svevo del Mezzogiorno. Ma la sensibile principessa non poté resistere all'umiliazione dell'accusa e vinta dal dolore, dopo il parto, si recise i seni e li inviò all'imperatore su di un vassoio assieme al neonato, indi si lasciò morire. Al termine della scalinata del cortile si accede alla sala del trono, così chiamata perchè in fondo alla parete sud è appoggiato un trono in pietra, ricostruzione del Pantaleo. L'arco posto verso la parte terminale della sala,  aveva il compito di creare una divisione tra la zona "riservata", quella del trono, dall'ambiente destinato alle udienze, ai sudditi, come è dimostrato anche dalla presenza di sedili in pietra presenti in quest'ultimo ambiente. Nella sala sono presenti anche un camino e un'apertura che conduce in cima alla torre De' Rossi. Dalla sala del trono si accede alla sala del caminetto, così chiamata per la presenza di un camino di dimensioni più ridotte rispetto a quello della sala precedente e di minor pregio dal punto di vista architettonico. Questa sala, di dimensioni ridotte rispetto alla sala del trono, presenta delle aperture anche sulla cortina esterna e, a differenza della prima, prende luce quasi esclusivamente dalle bifore e trifore che si affacciano sul cortile interno. Era sicuramente utilizzata dalla regina e dalle cortigiane, che trascorrevano in quell'ambiente gran parte della giornata. Da questa sala si accede, attraverso una scala interna a quella che era utilizzata probabilmente come stanza da letto dei sovrani. Attraverso questa sala si accede all'altra torre che è rimasta in piedi, quella detta dell'Imperatrice, meno alta della torre De' Rossi, che si trova sulla proiezione verticale della prigione e del forno. Agli inizi del 900 il castello fu acquistato dal marchese di Noci, Orazio De Luca Resta,che successivamente ne propose la donazione al Comune di Gioia del Colle. Sempre agli inizi del 900 subì un pesante restauro che interessò particolarmente la scalinata, le trifore e il trono. Nel 1955 il Ministero della P. I. acquistò il castello, assai malridotto, e lo dichiarò Monumento Nazionale. Alla fine degli anni '60 furono ripulite le pareti esterne ed interne, contribuendo a rendere vivibile il maniero, sia come monumento da visitare sia come luogo fruibile per attività culturali e sociali a favore della cittadinanza.

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