giovedì 13 giugno 2013

Il castello di giovedì 13 giugno







PORTOPALO DI CAPO PASSERO (SR) – Fortezza di Carlo V

Tra la fine di settembre e i primi di ottobre del 1563 giunse a Capo Passero il corsaro ottomano Dragut, con una flotta costituta da trenta vascelli e circa tremila uomini a bordo. Contrariamente a quanto affermano molti storici, Dragut non distrusse la fortezza spagnola dell'Isola di Capo Passero (che non era stata ancora costruita) ma una piccola torre d'avvistamento chiamata Torre di Capo Passaro (oggi Torre Fano), costruita probabilmente al tempo del dominio aragonese in Sicilia nel XIV secolo, per volontà di Carlo V di Germania e Re di Spagna. Sul finire del XVI secolo si decise la costruzione di una fortezza, presidiata da una guarnigione di soldati ed armata con pezzi di artiglieria. Capo Passero era diventato, infatti, un consueto punto d'approdo per pirati e corsari, che qui si rifornivano d’acqua e si abbandonavano a saccheggi e razzie, catturando spesso poveri sventurati da condurre in schiavitù in terra d’Africa o a Costantinopoli. Nell’aprile del 1583 la Deputazione del Regno, presieduta dal Vicerè Marcantonio Colonna, ordinò all'ingegnere Giovanni Antonio del Nobile di recarsi a Capo Passero "a riconoscer diligentemente le torri et forti che vi bisognino, per scoprimento di cale, corrispondenza de’ segni et maggior sicurezza di quella parte". Ma è solo tredici anni più tardi, nel 1596, che la Deputazione espresse la ferma volontà di "metter in esecutione l’opera lungamente procurata d’un forte designato a Capo Passero", preventivando una spesa di 18.000 scudi. I lavori di costruzione veri e propri iniziarono nella primavera del 1599, sotto la direzione tecnica dell'ingegnere regio Diego Sanchez, ma si interruppero l'anno seguente, per mancanza di fondi. Nel luglio del 1600, per "fortificare il Capo Passero", il Parlamento siciliano offrì al Re Filippo III un donativo di 21.000 scudi, imponendo una tassa a tutte le città e terre del Regno di Sicilia. I lavori di costruzione ripresero nel 1603 e furono completati nel settembre del 1607, sotto la direzione dell'ingegnere Giulio Lasso. Gli ultimi interventi riguardarono la posa in opera dello stemma reale, scolpito nella pietra arenaria, che fu collocato sopra il portale d’ingresso della fortezza. Il 2 ottobre 1607, pochi giorni dopo il completamento dei lavori, giunse in visita al forte il Vicerè Giovanni Ferdinando Paceco, marchese di Vigliena, insieme a tutta la sua famiglia e ad un numeroso stuolo di notabili, ministri, ufficiali, soldati e personale di corte. Il Vicerè, molto probabilmente, era atteso per presiedere alla cerimonia di inaugurazione. Nel corso del '700 il forte servì anche da prigione e luogo di confino per i soldati che avevano avuto noie con la giustizia, e fino al 1830 continuò a svolgere un'importante funzione difensiva contro le scorrerie dei predoni provenienti dalla vicina Africa. Nel 1871, con la costruzione di un piccolo faro sulla terrazza, il forte fu abitato da personale della Marina Militare, che provvedeva all'accensione notturna dell'impianto. Solo alla fine degli anni '50 del Novecento, quando il faro fu provvisto di un congegno di accensione automatico, il servizio di guardianìa terminò e il forte non costituì più presidio militare. L'edificio, che si erge maestoso sul punto più alto dell'Isola di Capo Passero, poggia con il suo imponente "massiccio" sulla tenace roccia calcarea che affiora diffusamente sull'isola e che, nel tempo, ha garantito stabilità alla struttura. La costruzione ha perimetro quadrato, con lati di 35 metri. Il basamento, scarpato e privo di aperture, si innalza fino alla quota di 4 metri dal piano campagna; da detta quota si snoda il primo livello, raggiungibile dall'esterno attraverso una rampa di scale a forma di L. L' accesso alla fortezza, il cui ingresso è rivolto verso oriente, era regolato da un ponte levatoio. Sopra il portale d'ingresso si staglia un grande stemma costituito da un'aquila che regge uno scudo con insegne araldiche. Lo stemma appartiene al Re Filippo III, salito al trono di Spagna e di Sicilia nel 1598. I muri esterni del forte sono costituiti da blocchi regolari di arenaria ai quattro angoli e, per il resto, da muratura di pietrame calcareo rivestita di intonaco. Tutta la costruzione è concepita attorno ad una corte quadrata, con lato di 12 metri circa. Al centro si trova una grande cisterna dove veniva convogliata l’acqua piovana proveniente dalla terrazza attraverso un sistema di grondaie. Gli ambienti del primo livello, quindici in tutto, non hanno aperture verso l'esterno e prendono luce ed aria unicamente dalla corte. Ai quattro angoli le stanze sono quadrate e con volte a vela, in muratura di laterizi; le altre, invece, sono rettangolari e con volte a botte. Subito a sinistra del vano d'ingresso si trovava una piccola cappella per le funzioni religiose, all'interno della quale sono ancora visibili i resti della tomba, ormai vuota e profanata da tempo, di un capitano spagnolo, ivi sepolto nel 1631; gli altri vani del primo livello costituivano invece gli alloggi del cappellano e dei soldati. All'entrata di uno di questi, su un'architrave, è scolpito il seguente motto: "Melius est invidia urgeri quam commiseratione deplorari, 1701", che dovrebbe significare "meglio sbrigarsi (agire, darsi da fare) che deplorare con commiserazione gli eventi (stando a guardare, rassegnandosi)". Anche le sedici stanze del piano superiore sono per lo più prive di aperture verso l'esterno, fatta eccezione per otto piccole finestre disposte sui quattro lati del forte, senza un apparente criterio di simmetria. La disposizione e le dimensioni delle stanze riflettono per lo più quelle del piano inferiore, con lievi differenze. Un ballatoio, sostenuto da grandi mensole, contorna il perimetro della corte, disimpegnando le stanze di questo livello. Qui si trovavano gli appartamenti del comandante e degli ufficiali. Sull'ampia terrazza di copertura era piazzata l'artiglieria. In corrispondenza dello spigolo di nord-est spicca ora il faro della Marina Militare, la cui portata luminosa è di 10,8 miglia nautiche. All'angolo adiacente si riconosce un antico posto d'osservazione. Forse proprio da qui, nel lontano 11 agosto 1718, fu possibile seguire il drammatico epilogo della grande battaglia navale che vide la flotta inglese comandata dall'ammiraglio Binghs inseguire, distruggere e catturare in queste acque le ventisei navi della flotta "Angiovina" del vice-ammiraglio Castagneto. Recentemente il forte è stato restaurato (i lavori sono terminati nel 2007, dopo 3 anni di interventi) e recuperato dall'oblio in cui era sprofondato da molti anni grazie al Progetto Integrato Territoriale (PIT) "Ecomuseo del Mediterraneo", volto alla riqualificazione e valorizzazione delle risorse storiche, architettoniche e naturalistiche del territorio siracusano. Determinante è risultata la collaborazione tra la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Siracusa, la Provincia Regionale di Siracusa e il Comune di Portopalo di Capo Passero, il cui intento è quello di rendere fruibile questo importante monumento e consentirne l’utilizzo per eventi e manifestazioni di carattere culturale. Il progetto di "Restauro del Forte Spagnolo di Capo Passero", inserito nel POR Sicilia 2000-2006, è stato redatto dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Siracusa. Il finanziamento principale proviene da fondi FESR (Fondo Europeo Sviluppo Regionale). L'8 settembre 2009 si è svolta la cerimonia ufficiale di inaugurazione del forte. Si era detto che la struttura sarebbe stata resa fruibile ai turisti ed utilizzata per manifestazioni culturali. Ma purtroppo le belle intenzioni sono rimaste solo parole. Nel 2010 la fortezza è stata aperta probabilmente un paio di volte, mentre è rimasta assolutamente chiusa nel 2011 e pare che continuerà ad esserlo per un tempo al momento indefinito.

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