PORTOPALO DI CAPO PASSERO (SR) – Fortezza di Carlo V
Tra la fine di settembre e i primi di ottobre del
1563 giunse a Capo Passero il corsaro ottomano
Dragut, con una flotta costituta da
trenta vascelli e circa tremila uomini a bordo. Contrariamente a quanto
affermano molti storici, Dragut non distrusse la fortezza spagnola dell'Isola
di Capo Passero (che non era stata ancora costruita) ma una piccola torre
d'avvistamento chiamata
Torre di Capo
Passaro (oggi
Torre Fano),
costruita probabilmente al tempo del dominio aragonese in Sicilia nel XIV
secolo, per volontà di Carlo V di Germania e Re di Spagna. Sul finire del
XVI secolo si decise la costruzione di
una fortezza, presidiata da una guarnigione di soldati ed armata con pezzi di
artiglieria. Capo Passero era diventato, infatti, un consueto punto d'approdo
per pirati e corsari, che qui si rifornivano d’acqua e si abbandonavano a
saccheggi e razzie, catturando spesso poveri sventurati da condurre in
schiavitù in terra d’Africa o a Costantinopoli. Nell’aprile del 1583 la
Deputazione del Regno, presieduta dal Vicerè Marcantonio Colonna, ordinò
all'ingegnere Giovanni Antonio del Nobile di recarsi a Capo Passero "a
riconoscer diligentemente le torri et forti che vi bisognino, per scoprimento
di cale, corrispondenza de’ segni et maggior sicurezza di quella parte". Ma
è solo tredici anni più tardi, nel 1596, che la Deputazione espresse la ferma
volontà di "metter in esecutione l’opera lungamente procurata d’un forte
designato a Capo Passero", preventivando una spesa di 18.000 scudi. I
lavori di costruzione veri e propri iniziarono nella primavera del 1599, sotto
la direzione tecnica dell'ingegnere regio Diego Sanchez, ma si interruppero
l'anno seguente, per mancanza di fondi. Nel luglio del 1600, per
"fortificare il Capo Passero", il Parlamento siciliano offrì al Re
Filippo III un donativo di 21.000 scudi, imponendo una tassa a tutte le città e
terre del Regno di Sicilia. I lavori di costruzione ripresero nel 1603 e furono
completati nel settembre del 1607, sotto la direzione dell'ingegnere Giulio
Lasso. Gli ultimi interventi riguardarono la posa in opera dello stemma reale,
scolpito nella pietra arenaria, che fu collocato sopra il portale d’ingresso della
fortezza. Il 2 ottobre 1607, pochi giorni dopo il completamento dei lavori,
giunse in visita al forte il Vicerè Giovanni Ferdinando Paceco, marchese di
Vigliena, insieme a tutta la sua famiglia e ad un numeroso stuolo di notabili,
ministri, ufficiali, soldati e personale di corte. Il Vicerè, molto
probabilmente, era atteso per presiedere alla cerimonia di inaugurazione. Nel
corso del '700 il forte servì anche da prigione e luogo di confino per i
soldati che avevano avuto noie con la giustizia, e fino al 1830 continuò a
svolgere un'importante funzione difensiva contro le scorrerie dei predoni
provenienti dalla vicina Africa. Nel 1871, con la costruzione di un piccolo
faro sulla terrazza, il forte fu abitato da personale della Marina Militare,
che provvedeva all'accensione notturna dell'impianto. Solo alla fine degli anni
'50 del Novecento, quando il faro fu provvisto di un congegno di accensione
automatico, il servizio di guardianìa terminò e il forte non costituì più
presidio militare. L'edificio, che si erge maestoso sul punto più alto
dell'Isola di Capo Passero, poggia con il suo imponente "massiccio"
sulla tenace roccia calcarea che affiora diffusamente sull'isola e che, nel
tempo, ha garantito stabilità alla struttura. La costruzione ha perimetro
quadrato, con lati di 35 metri. Il basamento, scarpato e privo di aperture, si
innalza fino alla quota di 4 metri dal piano campagna; da detta quota si snoda
il primo livello, raggiungibile dall'esterno attraverso una rampa di scale a
forma di L. L' accesso alla fortezza, il cui ingresso è rivolto verso oriente,
era regolato da un ponte levatoio. Sopra il portale d'ingresso si staglia un
grande stemma costituito da un'aquila che regge uno scudo con insegne
araldiche. Lo stemma appartiene al Re Filippo III, salito al trono di Spagna e
di Sicilia nel 1598. I muri esterni del forte sono costituiti da blocchi
regolari di arenaria ai quattro angoli e, per il resto, da muratura di pietrame
calcareo rivestita di intonaco. Tutta la costruzione è concepita attorno ad una
corte quadrata, con lato di 12 metri circa. Al centro si trova una grande
cisterna dove veniva convogliata l’acqua piovana proveniente dalla terrazza
attraverso un sistema di grondaie. Gli ambienti del primo livello, quindici in
tutto, non hanno aperture verso l'esterno e prendono luce ed aria unicamente
dalla corte. Ai quattro angoli le stanze sono quadrate e con volte a vela, in
muratura di laterizi; le altre, invece, sono rettangolari e con volte a botte.
Subito a sinistra del vano d'ingresso si trovava una piccola cappella per le
funzioni religiose, all'interno della quale sono ancora visibili i resti della
tomba, ormai vuota e profanata da tempo, di un capitano spagnolo, ivi sepolto
nel 1631; gli altri vani del primo livello costituivano invece gli alloggi del
cappellano e dei soldati. All'entrata di uno di questi, su un'architrave, è
scolpito il seguente motto: "Melius est invidia urgeri quam commiseratione
deplorari, 1701", che dovrebbe significare "meglio sbrigarsi (agire,
darsi da fare) che deplorare con commiserazione gli eventi (stando a guardare,
rassegnandosi)". Anche le sedici stanze del piano superiore sono per lo
più prive di aperture verso l'esterno, fatta eccezione per otto piccole
finestre disposte sui quattro lati del forte, senza un apparente criterio di
simmetria. La disposizione e le dimensioni delle stanze riflettono per lo più
quelle del piano inferiore, con lievi differenze. Un ballatoio, sostenuto da
grandi mensole, contorna il perimetro della corte, disimpegnando le stanze di questo
livello. Qui si trovavano gli appartamenti del comandante e degli ufficiali.
Sull'ampia terrazza di copertura era piazzata l'artiglieria. In corrispondenza
dello spigolo di nord-est spicca ora il faro della Marina Militare, la cui
portata luminosa è di 10,8 miglia nautiche. All'angolo adiacente si riconosce
un antico posto d'osservazione. Forse proprio da qui, nel lontano 11 agosto
1718, fu possibile seguire il drammatico epilogo della grande battaglia navale
che vide la flotta inglese comandata dall'ammiraglio Binghs inseguire,
distruggere e catturare in queste acque le ventisei navi della flotta
"Angiovina" del vice-ammiraglio Castagneto. Recentemente il forte è
stato restaurato (i lavori sono terminati nel 2007, dopo 3 anni di interventi)
e recuperato dall'oblio in cui era sprofondato da molti anni grazie al Progetto
Integrato Territoriale (PIT) "Ecomuseo del Mediterraneo", volto alla
riqualificazione e valorizzazione delle risorse storiche, architettoniche e
naturalistiche del territorio siracusano. Determinante è risultata la
collaborazione tra la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di
Siracusa, la Provincia Regionale di Siracusa e il Comune di Portopalo di Capo
Passero, il cui intento è quello di rendere fruibile questo importante
monumento e consentirne l’utilizzo per eventi e manifestazioni di carattere
culturale. Il progetto di "Restauro del Forte Spagnolo di Capo
Passero", inserito nel POR Sicilia 2000-2006, è stato redatto dalla
Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Siracusa. Il finanziamento principale proviene
da fondi FESR (Fondo Europeo Sviluppo Regionale). L'
8 settembre 2009 si è svolta la cerimonia ufficiale di
inaugurazione del forte. Si era detto che la struttura sarebbe stata resa
fruibile ai turisti ed utilizzata per manifestazioni culturali. Ma purtroppo le
belle intenzioni sono rimaste solo parole. Nel 2010 la fortezza è stata aperta
probabilmente un paio di volte, mentre è rimasta assolutamente chiusa nel 2011
e pare che continuerà ad esserlo per un tempo al momento indefinito.
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