mercoledì 12 giugno 2013

Il castello di mercoledì 12 giugno






ARENA PO (PV) – Castello

Arena Po è nota sin dal X secolo, quando vi aveva dei beni il monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia; il luogo tuttavia apparteneva al contado ecclesiastico piacentino, finché nel 1164 fu posto sotto la giurisdizione di Pavia da Federico I il Barbarossa. Ciò causò continui scontri bellici tra le due città. I cronisti dell’epoca raccontano di un lungo assedio posto dai Piacentini già nel 1216, vanificato dai cospicui rifornimenti che giungevano per via fluviale, dato che le acque del Po lambivano mirabilmente la rocca sul lato nord. I successivi contrasti tra le due città furono risolti per arbitrato e i confini furono definitivamente stabiliti. Nel 1263 Arena Po fu occupata da Otto Visconti, vescovo di Milano. Nel 1290 poi il dominio castellare venne infeudato a Manfredino Beccaria e poco dopo, nel 1304, risulta sottomesso ad Alberto Scoto, signore di Piacenza. In seguito, con il consolidarsi della Signoria di Milano sul territorio Piacentino, anche Arena Po entrò nella sfera del dominio dei Visconti. Un ramo dei Beccaria prese poi nome da questo luogo, e ne mantenne la signoria fino all'inizio del XV secolo quando la famiglia, coinvolta nei contrasti della casata con i Visconti, ebbe il feudo confiscato (e ridotto al solo Bosnasco). Nel 1441 fu infeudata ai Sanseverino e successivamente agli Speciani. Nel 1655, durante la guerra tra Francesi e Spagnoli, il castello di Arena venne occupato dai primi; fu espugnato poi dal generale spagnolo Caracena, dopo il fallito tentativo di attuare uno stratagemma (alcuni soldati pavesi e spagnoli furono tenuti nascosti nelle case del paese con l'intenzione di assaltare di sorpresa il castello quando ne fossero usciti gli ignari difensori, ma gli spagnoli fecero la sortita troppo precipitosamente cosicché i soldati francesi poterono tornare indietro, costringendo alla fuga i poco numerosi protagonisti del tentato colpo di mano). Una volta espugnata, la rocca fu fatta abbattere dal governatore di Milano Trivulzio, il quale temeva potesse cadere nelle mani dei nemici. Poco dopo avvenne una battaglia presso Arena, alla Fontana Santa, in cui lo stesso governatore Trivulzio riuscì a mettere in rotta i Francesi con i loro alleati Modenesi, facendo 2000 prigionieri e potendo poi liberare Pavia dall'assedio francese. La struttura, di cui oggi rimangono una torre mozza e l’ala di levante, fu probabilmente ricostruita nel tardo medioevo sui resti del maniero preesistente. Il grosso corpo di fabbrica è costituito da una massiccia struttura muraria in mattoni, di spessore variabile tra m 1 e m 1.30, impostata su un grande salone voltato a botte con cinque archi di rinforzo che presenta un pavimento in cemento sopralzato di circa 1 metro rispetto al piano originario. Il piano superiore è suddiviso in quattro locali quadrati coperti da volte a crociera, questi ambienti in epoca ottocentesca furono divisi dalla costruzione di un impalcato in legno con pavimento in cotto ottenendo così il doppio dei locali. Per sostenere le travi portanti del nuovo solaio vennero anche realizzati due pilastri in muratura che poggiano sul centro della volta a botte del piano terra, in posizione non corrispondente agli archi di rinforzo sottostanti. La copertura, realizzata recentemente in sostituzione di una a falde inclinate, è piana in laterocemento. Pur nel suo stato di rudere, l'insieme è imponente, nella sua struttura massiccia e nuda, tutta in laterizio. Si tratta di un edificio monoblocco rinforzato da un'alta torre posta sull'angolo orientale, a filo delle cortine (soluzione che fa propendere per una antichità del complesso, visto che già nel XIV secolo era ormai consolidata in Lombardia la tradizione delle torri sporgenti dalle cortine, per garantire il tiro di fiancheggiamento). La massiccia muratura presenta scarse finestre rettangolari, ricavate dalle originarie monofore, ai piani superiori. Sono facilmente visibili tracce di importanti interventi edilizi successivi, le cui murature si sono interconnesse con quelle della torre, da supporre precedenti. Sulla facciata settentrionale è visibile una profonda crepa, generata da un distacco delle murature, che potrebbe essere pericolosa per la staticità dell'insieme. Nonostante alcuni restauri compiuti negli anni Settanta del Novecento, lo stato di conservazione è relativamente cattivo. Il complesso è quasi completamente inusufruito.

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