ARENA PO (PV) – Castello
Arena Po è nota sin dal X secolo, quando
vi aveva dei beni il monastero di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia; il luogo
tuttavia apparteneva al contado ecclesiastico piacentino, finché nel 1164 fu
posto sotto la giurisdizione di Pavia da Federico I il Barbarossa. Ciò causò
continui scontri bellici tra le due città. I cronisti dell’epoca raccontano di
un lungo assedio posto dai Piacentini già nel 1216, vanificato dai cospicui
rifornimenti che giungevano per via fluviale, dato che le acque del Po
lambivano mirabilmente la rocca sul lato nord. I successivi contrasti tra le
due città furono risolti per arbitrato e i confini furono definitivamente
stabiliti. Nel 1263 Arena Po fu occupata da Otto Visconti, vescovo di Milano.
Nel 1290 poi il dominio castellare venne infeudato a Manfredino Beccaria e poco
dopo, nel 1304, risulta sottomesso ad Alberto Scoto, signore di Piacenza. In
seguito, con il consolidarsi della Signoria di Milano sul territorio
Piacentino, anche Arena Po entrò nella sfera del dominio dei Visconti. Un ramo
dei Beccaria prese poi nome da questo luogo, e ne mantenne la signoria fino
all'inizio del XV secolo quando la famiglia, coinvolta nei contrasti della
casata con i Visconti, ebbe il feudo confiscato (e ridotto al solo Bosnasco).
Nel 1441 fu infeudata ai Sanseverino e successivamente agli Speciani.
Nel 1655, durante la guerra tra Francesi e Spagnoli, il castello di Arena venne
occupato dai primi; fu espugnato poi dal generale spagnolo Caracena, dopo il
fallito tentativo di attuare uno stratagemma (alcuni soldati pavesi e spagnoli
furono tenuti nascosti nelle case del paese con l'intenzione di assaltare di
sorpresa il castello quando ne fossero usciti gli ignari difensori, ma gli
spagnoli fecero la sortita troppo precipitosamente cosicché i soldati francesi
poterono tornare indietro, costringendo alla fuga i poco numerosi protagonisti
del tentato colpo di mano). Una volta espugnata, la rocca fu fatta abbattere
dal governatore di Milano Trivulzio, il quale temeva potesse cadere nelle mani
dei nemici. Poco dopo avvenne una battaglia presso Arena, alla Fontana Santa,
in cui lo stesso governatore Trivulzio riuscì a mettere in rotta i Francesi con
i loro alleati Modenesi, facendo 2000 prigionieri e potendo poi liberare Pavia
dall'assedio francese. La struttura, di cui oggi rimangono una torre mozza e
l’ala di levante, fu probabilmente ricostruita nel tardo medioevo sui resti del
maniero preesistente. Il grosso corpo di fabbrica è costituito da una massiccia
struttura muraria in mattoni, di spessore variabile tra m 1 e m 1.30, impostata
su un grande salone voltato a botte con cinque archi di rinforzo che presenta
un pavimento in cemento sopralzato di circa 1 metro rispetto al piano
originario. Il piano superiore è suddiviso in quattro locali quadrati coperti
da volte a crociera, questi ambienti in epoca ottocentesca furono divisi dalla
costruzione di un impalcato in legno con pavimento in cotto ottenendo così il
doppio dei locali. Per sostenere le travi portanti del nuovo solaio vennero
anche realizzati due pilastri in muratura che poggiano sul centro della volta a
botte del piano terra, in posizione non corrispondente agli archi di rinforzo
sottostanti. La copertura, realizzata recentemente in sostituzione di una a
falde inclinate, è piana in laterocemento. Pur nel suo stato di rudere,
l'insieme è imponente, nella sua struttura massiccia e nuda, tutta in
laterizio. Si tratta di un edificio monoblocco rinforzato da un'alta torre
posta sull'angolo orientale, a filo delle cortine (soluzione che fa propendere
per una antichità del complesso, visto che già nel XIV secolo era ormai
consolidata in Lombardia la tradizione delle torri sporgenti dalle cortine, per
garantire il tiro di fiancheggiamento). La massiccia muratura presenta scarse
finestre rettangolari, ricavate dalle originarie monofore, ai piani superiori.
Sono facilmente visibili tracce di importanti interventi edilizi successivi, le
cui murature si sono interconnesse con quelle della torre, da supporre
precedenti. Sulla facciata settentrionale è visibile una profonda crepa,
generata da un distacco delle murature, che potrebbe essere pericolosa per la
staticità dell'insieme. Nonostante alcuni restauri compiuti negli anni Settanta
del Novecento, lo stato di conservazione è relativamente cattivo. Il complesso
è quasi completamente inusufruito.
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