VARANO DE’ MELEGARI (PR) – Castello Pallavicino
Situato a circa 30 km da Parma, all'imbocco della vallata
del Ceno, costituisce uno degli esempi più avanzati dell’architettura militare
quattrocentesca, impegnata ad adattare alle nuove esigenze
belliche i vecchi schemi difensivi. Le vicende storiche del borgo di Varano
sono inscindibili da quelle del castello, che venne costruito nel XV secolo a
presidio della valle. Dal VI sec. d.C. nella zona si insediarono i Longobardi.
In quest’epoca sorsero diversi monasteri, come quello di Careno, e numerosi
castelli nelle frazioni di Riviano, Serravalle, Montesalso, Vianino, Fosio e
Castelcorniglio. A partire dal XI secolo il territorio di Varano divenne luogo
di transito per i pellegrini in viaggio verso Roma, che non disdegnavano di
visitare le pievi locali. La potente famiglia dei Pallavicino, di origine
longobarda, governò sul territorio dall’XI al XVIII secolo. I Pallavicino
avevano vasti domini feudali che si estendevano dal Po all’Appennino: quasi uno
stato autonomo. Accanto al potere feudale esisteva però, tra il 1500 e il 1700,
anche un sistema comunale, retto da consoli (attestati nei documenti fin dal
1100), deputati, sindaci e altre cariche minori ricoperte dai capi famiglia,
che avevano il compito di governare la comunità rurale e rappresentarla di
fronte ai feudatari. Tra il 1405 e il 1452 Varano passò sotto il dominio dei
Visconti di Milano, per essere poi riconquistata da Rolando Pallavicino detto
“Il Magnifico”, personaggio chiave nella complessa e contraddittoria vicenda
parmigiana nella prima metà del XV secolo. Coinvolto, con i Rossi e i Terzi,
nello scontro fra le fazioni per il controllo dei passaggi strategici del Po,
della viabilità sulla via Emilia e della zona delle saline di Salsomaggiore,
Rolando Pallavicino, noto anche per aver imprigionato e derubato il legato
pontificio Branda Castiglioni nel 1410, svolse numerose imprese militari e
diplomatiche per i duchi Visconti di Milano, in un'epoca che vide la massima
estensione territoriale dei possessi del casato milanese. Con la morte di
Rolando nel 1457 si ebbe lo smembramento in più signorie dello stato
pallavicino e la sottomissione del casato alla volontà dei duchi di Milano. Nel
1526, alla morte di Bernardino Pallavicino, il territorio di Varano e il suo
castello furono divisi tra due dei suoi figli: Pallavicino e Gian Francesco;
dopo di allora il feudo fu suddiviso, non senza molte liti, tra gli eredi di
questi. Lo Stato dei Pallavicino venne soppresso dai Farnese nel 1588 e i loro
possedimenti inglobati nello Stato Farnesiano. I Pallavicino, però,
continuarono a mantenere redditizi possedimenti nella zona e ad esercitare
privilegi feudali fino alla metà del Settecento, emanando leggi, amministrando
la giustizia e nominando podestà, pretori e notai. Nel 1766 si registra una
rivolta degli abitanti di Varano contro il podestà nominato dal marchese Uberto
Pallavicino, accusato di disonestà e abusi. Le origini del castello sono
misteriose: nasce probabilmente su fortificazioni d’età romana, ma viene
nominato per la prima volta in un documento del 1087 come lascito a Uberto
Pallavicino. La sua struttura rispetta l’andamento impervio del terreno, in
quanto le sue mura sono abbarbicate alla roccia, su uno scoglio di arenaria a
strapiombo sul Ceno, per garantire maggior solidità all’edificio. La fortezza
aveva un’importante funzione di controllo sulla valle del Ceno e sulle vie che
portavano in Liguria e in Toscana. La struttura originaria della costruzione
era costituita dal mastio o dongione, un torrione angolare impostato su un’alta
base scarpata, situato a nord, con piombatoie a strapiombo e merlatura
ghibellina (oggi non più visibile), che serviva da difesa laterale alla cinta
muraria che racchiude il cortile. Il dongione di Varano in un primo tempo era
collegato al resto della struttura da un ponte levatoio, e circondato da un
fossato naturale ricavato dalle acque del vicino rio Boccolo.
Solo in un secondo momento il mastio è stato assemblato al resto dell’edificio,
come è possibile vedere dal muro del cortile interno. Al piano terra c’era la prigione
comunicante, tramite una scala, con la sala del tribunale (posta al 1°
piano) dove venivano istruiti i processi ed eseguite le sentenze. Al 2° piano
c’era la camera da letto del feudatario, che esercitava il suo potere nei
confronti degli abitanti dei dintorni, tenuti a prestare servizi di guardia e
sottoposti alle corvée. Infine, al piano superiore c'era la stanza dei servi
che serviva anche da granaio. L’intera struttura era collegata al castello
attraverso un ponte levatoio che, una volta alzato, lo isolava completamente.
Nel castello di Varano fu rinchiuso tra 1442 e 1443 Annibale I Bentivoglio per
ordine del condottiero Niccolò Piccinino che all'epoca teneva Bologna; il
Bentivoglio venne poi liberato da Galeazzo Marescotti (il quale lasciò nella
sua Cronica memoria di quest'avventura) con cui riconquistò Bologna
cacciando i presidi milanesi ed instaurando un governo oligarchico in città. Nel
1452, dopo la riconquista del feudo da parte di Rolando il Magnifico, il
castello tornò stabilmente sotto il possesso dei Pallavicino e assunse
l'assetto attuale - probabilmente condizionato dai Visconti durante il loro dominio (1405-52)
- che lo differenzia dagli altri castelli parmigiani del
Quattrocento per molti aspetti, e tra questi: le quattro torri non angolari, la
facciata di sud-ovest con le tre torri allineate, il portale d'accesso che si
apre su un fianco della torre, con una soluzione certamente insolita ma
tatticamente molto efficace. La presenza di una torre di troppo sul fronte può
essere motivata con l’esigenza di proteggere l’ingresso, posto proprio nella
torre centrale, defilato sul lato sinistro, così da rendere impossibile
l’utilizzo di arieti o altre macchine di sfondamento. Anticamente di fronte
all’ingresso vi era la chiesetta di corte, di cui sono ancora visibili (dai
camminamenti di ronda) finestre e aperture, coperta da un tetto a capanna. Nel
1805 i Levacher subentrarono ai Pallavicino nella proprietà del castello, e la
conservarono fino al 1965. L'attuale struttura fortificata, a pianta
rettangolare, conserva ancora l'assetto quattrocentesco con beccatelli
sporgenti e scarpa basamentale. Le strutture interne dell'edificio mostrano
invece ripetuti interventi di ristrutturazione e adeguamento attuati a partire
dal XVIII secolo, con la creazione dello scalone ad opera di Alessandro
Pallavicino nel 1715, fino al XX secolo, con la parziale trasformazione operata
nel primo dopoguerra dalla famiglia Levacher. Il maniero, acquistato dal Comune
di Varano Melegari nel 2001, è stato sottoposto, con ingenti sforzi economici, ad
opere di recupero e restauro. Oggi ospita una mostra permanente di soldatini di
piombo e la biblioteca comunale ed è sede dei più importanti eventi che
riguardano la comunità (organizzati dalla Nausica Opera International). Ecco un
interessante video sul castello, presente in rete: http://www.youtube.com/watch?v=NBT6r6M8wFw
Fonti: http://www.castellodivarano.it/il%20castello.html,
http://www.comune.varano-demelegari.pr.it,
http://www.castellidelducato.it,
http://www.diasprorosso.com, http://it.wikipedia.org
Foto: da www.cmtaroceno.pr.it
e di daniela1946 su http://rete.comuni-italiani.it. Infine, terza immagine, una
cartolina della mia collezione.
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