PALMA DI MONTECHIARO (AG) – Castello Chiaramonte
E’ situato nei dintorni del paese, in prossimità di Marina di Palma e proprio sopra la
famosa "Baia delle Sirene"; tra i diversi bei castelli chiaramontani
in Sicilia, quello di Palma di Montechiaro è il solo edificato su un costone
roccioso a picco sul mare. Realizzato da Federico III di Chiaramonte, Conte di
Modica, nel 1353 a difesa delle attività di un caricatore granario, fu di grande
importanza nella storia della lotta contro i pirati per la sua posizione
strategica. Alla morte del suo successore, il figlio Matteo, Gran Siniscalco
del Regno e conte di Modica, per mancanza di prole maschile il castello passò a
Manfredi III Chiaramonte, conte di Malta e di Modica, duca delle Gerbe. Dopo la
morte di Federico d'Aragona, detto il Semplice, e rimasto vacante il regno per
l'assenza dell'unica erede, la regina Maria, l'isola rimase sotto
l'amministrazione dei vicari, tra i quali Andrea Chiaramonte, figlio di
Manfredi III. Alla venuta, però, dei Martini, come legittimi sovrani del regno,
in seguito al matrimonio tra Maria e Martino I il Giovane, figlio del duca di
Montblanc, Andrea, accusato di ribellione, fu fatto decapitare nella Piazza
Marina di Palermo, dinanzi allo Steri, sontuosa dimora baronale che suo padre
aveva fatto costruire. Prima però di farlo decapitare il sovrano aragonese, con
un decreto dato ad Alcamo il 4 aprile 1392, affidava al conte d'Agosta il
castello, a cui più tardi, con privilegio dato a Catania il 15 febbraio 1395,
aggiungeva anche «castra, terras et pheuda Montiscari». Quando però questi si
ribellò all'autorità regia il re aragonese lo concesse a Palmerio Caro, in
segno di riconoscimento e ricompensa per gli aiuti ricevuti durante i tumulti
scoppiati nel Val di Mazara. Da qui la «licentia populandi» per il castello di
Montechiaro con permesso di edificare una terra fortificata nel 1433. Il
privilegio conteneva pure l'investitura al nobile Caro del titolo di barone con
l'obbligo del servizio militare. Sull'esempio di Palmerio, il figlio Giovanni,
succeduto alla regia castellania, col suo valore e la sua lealtà nei riguardi
di re Alfonso seppe meritarsi, nel 1433, il feudo di Montechiaro ed ebbe
concesso il potere di unire al proprio stemma gentilizio (d'azzurro alla palma
al naturale) le armi reali d'Aragona (ai quattro pali di rosso in campo d'oro).
Sembra che, per cancellare la memoria della famiglia fondatrice, il castello,
secondo un'usanza in quel tempo molto comune, abbia subito un mutamento nel
nome. Anziché rocca dei Chiaramonte si chiamò rocca di Montechiaro. Dopo vari
passaggi il maniero pervenne nel XVII secolo, per linea femminile, alla
famiglia Tomasi un cui componente, Carlo Tomasi Caro, ricevette dal re Filippo
IV il titolo di duca di Palma. Questi, abbracciata la vita monastica, cedette
tutti i suoi beni al fratello Giulio che fu II duca di Palma e I principe di
Lampedusa. Il castello rimase di proprietà dei Tomasi fino al 1957, quando si
spense Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957), scrittore celebre per il
romanzo postumo “Il Gattopardo” nel quale è rappresentata la decadente
aristocrazia siciliana del Risorgimento. Successivamente il maniero passò ai
marchesi Bilotti Ruggi d'Aragona. Abbandonato al degrado per parecchio tempo, solo
nel 1995 il Sindaco, a causa delle disastrose condizioni statiche in cui
versava il castello, fece transennare i territori circostanti la fortezza, al
fine di impedirne l’accesso ai visitatori. I lavori di ripristino del castello
si sono svolti tra il 2002 e il 2003 poiché ritenuto un bene di grande
importanza e valore storico. Purtroppo gli interventi eseguiti si sono rivelati
inappropriati e discutibili, come la contornatura in mattoni di finestre, l'uso
improprio di intonaci e di moderne pavimentazioni in cotto. Sono state
modificate le geometrie tipicamente chiaramontane e medievali (finistre o archi
ogivali che sono diventate/i incredibilmente quadrate/i, oppure merli che sono
stati colmati) e ciò ha portato allo sconvolgimento ed alla perdita d'identità
di questo meraviglioso bene architettonico e monumentale. Assai interessante è
la leggenda in cui si narra che la statua, sottratta dai vicini abitanti di
Agrigento, fu riportata dai palmesi nel castello dopo una lunga e furibonda
lotta. Ad avvalorare tale fatto è il nome dato ad un corso d'acqua che da
allora fu indicato come il " vallone della battaglia". Ma non basta, nel
1553 la Madonna subì un altro rapimento da parte dei pirati turchi i quali però
furono subito costretti a gettarla a mare a causa di un miracoloso aumento del
suo peso, cosicché gli abitanti del castello poterono recuperarla. Da qui
l’usanza di custodire gelosamente la Madonna affinché non venga mai più
sottratta alla sua gente e poiché ogni anno essa viene trasferita per un mese
nella cattedrale di Palma, durante il rituale trasporto è seguita da numerosi
spari di mortaretti, forse in memoria dello scontro cruento con gli
Agrigentini. Il
complesso fortificato presenta un impianto planimetrico articolato, con corte e
torre maestra. Vi si accede dal lato sud, attraverso una stradella acciottolata
in salita dalla quale si giunge, superato il portone d'ingresso, nella corte
interna. La torre mastra è a pianta romboidale e presenta due livelli; la
terrazza mostra ancora merlature di tipo guelfo. Il corpo di fabbrica di pianta
rettangolare posto a nord-est è costituito da un piano terra adibito a cappella
e da un piano sottostante. All'interno della cappella è custodita la statua
della Madonna di Montechiaro che il Caputo attribuisce ad Antonello Gagini,
artista palermitano vissuto fra il 1478 e il 1536. Ecco un link dove trovare diverse
foto del castello di Palma: http://www.bandw.it/gallery%20foto/castelli/Castello%20di%20Montechiaro/album/index.html
Fonti: http://www.comune.palmadimontechiaro.ag.it,
scheda Compilata dal Dott. Andrea Orlando su http://www.icastelli.it,
http://it.wikipedia.org, http://www.esplorasicilia.com, http://www.bandw.it, articolo di Vita
Russo su http://www.mondimedievali.net/
Foto: da http://www.esplorasicilia.com
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