BALVANO (PZ) - Castello normanno o dei Conti di Girasole
Storicamente il nucleo originario del paese, che si
snoda intorno all'antico castello, è databile all'epoca longobarda. Balvano fu
eletto a contea sotto i Normanni e nel XII sec. fece parte del Principato di
Salerno. In questo secolo fu governato dalla nota e potente famiglia normanna
dei Balbia (o Balbano). Sotto gli angioini questa terra fu posseduta da Metteo
de Chevreuse, Giorgio di Alemania e Fortebraccio di Romagna. Fu suffeudo del
conte di Buccino e poi di Caracciolo di Sicignano. In seguito il feudo fu
venduto da Bernabò Caracciolo a Domenico Jovine, che fu ucciso nel 1647 dalla
popolazione insorta contro di lui. Il castello è tuttavia appartenuto alla
famiglia Jovine fino al '900. L'edificio sorge sullo sperone di una roccia che
emerge di circa 20 m a NE e di altri 60 m a SO rispetto al suolo circostante.
La geomorfologia, la posizione dominante, la rada vegetazione, identificano due
componenti essenziali del sito, quella relativa alla natura impervia dei
luoghi, e l'altra connessa agli interventi dell'uomo, leggibile nel rapporto
tra l'edificio che si staglia imponente a guardia della gola di Romagnano, ed
il paese che, concentrato in gran parte sotto la rupe, occupa il falsopiano
circostante. Il nucleo originario, costruito in epoca normanna (X secolo) non è
più ormai identificabile per i successivi ampliamenti (il primo dei quali nel
1278) e per i moti tellurici. Sono visibili gli accenni di due torri-vedetta
originarie del primitivo impianto, il quale dovette essere comunque molto
ristretto rispetto all'edizione integra che dell'intera fabbrica ci è pervenuta
dal 1806. La presenza delle due torri, a quote diverse, si rivelano
rispettivamente nella parte alta, laddove la muratura che contiene il portale
d'ingresso appare ripresa sul contorno con sfalsamento di piano; e, nella parte
bassa, nel raddoppio di muratura laterale all'androne di accesso e nel
basamento scarpato. Originariamente il castello era racchiuso da una cinta
muraria con una torre cilindrica all'angolo SO e si componeva di due corpi
distinti, di cui uno a quota più bassa dove si apriva il portone di ingresso.
Da qui partiva un lungo androne che si immetteva su una rampa gradonata, la
quale si collegava con il secondo corpo: l'edificio vero e proprio. Il maniero si
sviluppava intorno a un cortile interno. I caminetti del secondo piano,
realizzati in pietra locale, sono ancora in buono stato. Ingenti sono stati i
danni causati dal sisma del 23 novembre
1980 che ha provocato numerose vittime soprattutto bambini e ragazzi. Il
corpo di fabbrica basso, caratterizzato da muratura in pietrame, orizzontamenti
a volta e coperture a tetto, ha subito crolli nel prospetto, nelle volte e
parzialmente nel tetto; l'edificio più alto, pure con mura in pietra con
orizzontamenti piani di legno e coperture a tetto, ha subito notevoli danni,
con crolli parziali nel prospetto, totali per gli orizzontamenti e la copertura,
e quasi per intero per gli altri prospetti. Ha ceduto pure la rampa gradonata
con l'annesso viadotto archivoltato, ed infine la torre cilindrica a SO della
cinta muraria. Attualmente sono in corso dei lavori di restauro, per rendere
accessibili alcune aree del castello. La parte più antica è stata consolidata staticamente ed
è oggetto di un progetto di completamento, la parte più recente, "la
filanda", è stata anch'essa oggetto di un'opera di completamento ormai
giunta al termine. Nel castello di Balvano c'erano due cuoche, una
giudiziosa e modesta, l'altra ficcanaso e pettegola, capace di creare
situazioni anche spiacevoli. La cuoca buona, sempre spiata dall'altra rivale
che voleva farsi sempre buona luce nei confronti della moglie del castellano,
seccata dell'atteggiamento dell'altra, prese consuetudine di chiudersi in ogni
camera del castello durante le faccende. L'altra, per farle dispetto, con un
incantesimo si trasformava in una gatta. Così facendo, pensava di non farsi
vedere, di continuare a lavorare e di spiare finalmente la collega. Una
mattina, appena ritornò da gatta a donna, le chiese: "Comare...quanto vi
sono costati gli orecchini d'oro che avete riposto nel comò?". La vicina,
sorpresa nel sentirsi rivolgere la domanda, le diede la risposta che
desiderava. Un altro giorno, saltando giù dal finestrino, si arrampicò sui
fornelli e leccò la teglia dove era a cuocere il pranzo. E poco più tardi
domandò all'amica: "Sono davvero gustosi i maccheroni col sugo di
lepre?". La comare di carattere riservato restò ancora di stucco per come
la collega sapesse tutto, e non riusciva a capire come faceva. In effetti,
conoscendo l'attività di fatucchiera della cuoca, le venne il sospetta che
quella gatta nera fosse la sua amica, e volle vendicarsi. Una domenica, mentre
stava scolando la pasta per il castellano, vide la falsa bestiola e le versò
addosso l'acqua bollentissima. La gatta fuggì come una forsennata miagolando. Trascorso
un pò di tempo, ricomparve la comare intrigante tutta fasciata e l'altra
domandò cosa le fosse accaduto. La furba rispose che mentre scolava la pasta un
topo le era passato fra i piedi e le aveva fatto cadere l'acqua bollente. Da
allora, si racconta, nel castello di Balvano non girano più gatti, anche se è
stato per anni abbandonato. Per approfondire sul castello di Balvano, qui
troverete moltissimo: http://www.consiglio.basilicata.it/consiglionew/files/docs/43/97/20/DOCUMENT_FILE_439720.pdf
Inoltre c'è sul web questo interessante video: http://www.youtube.com/watch?v=A4BR-_g-F0I
Fonti: http://www.comune.balvano.pz.it/ReadContents.do?id_root=18&command=1,
http://www.giraitalia.it,
http://www.portaleditalia.it,
http://old.basilicatanet.it,
testo di Luigi Pacella su youtube
Foto: di Liberotag73 su http://it.wikipedia.org e da www.mondimedievali.net
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