TRENTO – Torre Vanga
Detta anche “Torre Rossa” - per via del vivo colore dei
mattoni dell'affusto - è per maestà, dimensioni, bellezza e importanza la terza
torre di Trento dopo il Mastio Cilindrico del castello del Buonconsiglio e la
Torre di Piazza. Certamente è il più interessante complesso medievale
fortificato urbano superstite, eretto nel XII secolo con finalità strategico
difensive. Era il raccordo-baluardo occidentale della cortina murata che veniva
dalla porta-torre di S.Margherita, irta di torricelle mediane, e l'allineamento
di case e case-forti che costeggiava l'Adige andando a saldarsi alla Torre
Verde. Presidiava la Porta Urbica sulla via per Brescia ( il Garda e le
Giudicarie ) e il ponte sull'Adige che collegava la città al monastero di
S.Lorenzo e al Borgo PiediCastello. Verso la contrada Longa ( attuale via Roma-Manci
) c'era uno sbarramento minore, detto la Portèla. Filtrava il passaggio al
cuore della città. Più oltre, sulla riva sinistra del fiume in un piccolo e
robusto edificio medievale tutto di pietra, era stabilita la sede degli
ufficiali addetti al controllo della navigazione. Di notte veniva tesa
sull'Adige, tra la città e l'apprestamento murato della sponda opposta, una
catena sostenuta da alcuni pali emergenti. La Torre Vanga si trovava, quindi,
al centro di tali dispositivi di sorveglianza e di sicurezza. Il nome dato
alla Torre è quello di un’illustre famiglia tridentina, i Vanga, che
probabilmente la fecero costruire, nei primi anni del Duecento. Fra i molti
principi-vescovi che governarono la città, uno che lasciò segno profondo è
certamente Federico Vanga, del quale si conserva nella Biblioteca un pregevole
codice, da lui appunto detto "Vanghiano". La torre fu in parte
demolita per ordine del Barbarossa, ma anche cosi decapitata
conserva un aspetto imponente di fortilizio. Nella rivolta popolare del 1407,
provocata dalla tirannia del principe-vescovo Giorgio di Liechtenstein, questi
fu sconfitto e – caduto in mano al popolo, capitanato da Rodolfo Belenzani – fu
rinchiuso a Torre Vanga. La prigionia del principe non fu lunga, perché Enrico
di Rottenburgo riuscì a sconfiggere i rivoltosi e ad eliminare il loro capo. L'austera
torre alta 39 metri e articolata su 7 piani, poggia su di un basamento di conci
di calcare bianco contro il quale fluivano le acque dell'Adige prima della
deviazione del 1858. A tale scopo, gli ignoti architetti del XII secolo concepirono
la muraglia di settentrione a due lati disuguali si da formare uno sperone ad
angolo ottuso. Perciò, fino ad una certa altezza, l'affusto ha forme
pentagonali. Tale particolarità costruttiva fu verso la fine del XVI secolo
posta in evidenza da Innocenzo a Prato, che descrive la Torre Vanga o Torre del
Ponte, grande e quadrata sebbene abbia cinque lati. Di poi, l'angolo è
assorbito, gradualmente dal prato di mattoni perfettamente quadrangolare. Il
coronamento è merlato “ alla Ghibellina”. Nasconde il tetto ad una falda del
quale, sulla facciata nord si osserva la linea dei fori di gronda. Le finestre
quadrangolari, cornici di calcare bianco, doppia inferriata, corrispondono ai
primi quattro piani voltati nell'ottocento. Le finestre a pieno sesto, ghiera
di cotto, del sesto piano, le feritoie a spacco, l'aerea porticina del secondo
piano, fronte ovest, a ghiera di cotto, inserita cromaticamente nel passaggio
tra l'affusto di pietra e quello di mattoni, si riferiscono alla costruzione
medievale. Così dicasi della bifora del primo piano. L'ingresso della torre era
protetto da una struttura murata che contornava l'augusta corte. Poggiava sulla
spalla del ponte. C'è da chiedersi se l'aerea porticina di cui sopra non fosse
in comunicazione diretta con l'apprestamento murato della porta urbica
all'inizio del ponte, verso la città. Il rivellino poggiava infatti sulla
spalla sud del ponte. Era sostenuto da quattro potenti arconi di pietra proprio
a ridosso della Porta di S.Lorenzo o Porta Bresciana. Dalla parte opposta il
ponte era guardato da una torretta e un muro merlato. La strada si svolgeva fra
questi apparati difensivi e la cinta del monastero benedettino poi domenicano.
Le finestre quadrate, a doppia inferriata furono aperte verso il 1810, quando
la torre fu dal Governo Italico destinata a prigione criminale. Il ricordo
delle carceri e dei carcerati è discretamente vivo. I davanzali di pietra sono pieni
di graffiti con nomi e cognomi e anni di pena. Il terzo piano è particolarmrnte
eloquente. Sopra la porta della divisoria è dipinta la Madonna Addolorata con
le sette spade nel seno e due santi a lato. Anche Torre Vanga funzionò a lungo
da prigione, certo più umana della Torre consorella. Sottoposta a lavori di
restauro, è stata poi riaperta ai turisti per permettere anche una visione di
Trento dall'alto. All´interno ospita il Laboratorio di restauro ligneo della
Provincia Autonoma di Trento. Per approfondire consiglio: http://www.ladigetto.it/permalink/5109.html
Fonti: http://guide.travelitalia.com,
http://www.tiscover.com, http://www.belpaese.it, http://trento2004.tripod.com/vanga.html,
http://www.ipalazzi.it
Foto: di Marco Moreschini su http://rete.comuni-italiani.it
e di Matteo Ianeselli su http://commons.wikimedia.org
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