venerdì 10 gennaio 2014

Il castello di venerdì 10 gennaio






CERVINARA (AV) – Castello Longobardo

La leggenda vuole che il nome Cervinara derivi da un altare dedicato dai Romani a Cerere, dea delle messi. Il borgo, probabilmente, sorse tra il IX e il X secolo d.C., in età longobarda, quando le popolazioni si concentrarono, dalle campagne, intorno al borgo fortificato in località Castello. Cervinara ebbe numerosi feudatari, tra cui i Della Leonessa, i Filangieri, i Carafa, i Caracciolo ed i Sant'Eramo. Dal Feudalesimo fino agli inizi dell'Ottocento Cervinara conobbe un forte sviluppo agricolo, soprattutto grazie alla particolare fertilità del suolo. In posizione di dominio del sottostante abitato, alle falde del Monte Pizzone, si trovano i ruderi del castello, che i Cervinaresi chiamano "O' Castellone". La sua prima citazione si ritrova in un documento del XII secolo (Cronaca del Volturno), in cui un tale Frate Giovanni fece riferimento ad una permuta avvenuta nell'837, intercorsa tra l'Abbazia di S. Vincenzo al Volturno ed il Principe longobardo beneventano Sicardo, il quale ricevette "castrum quoque dicitur Cerbinaria in Caudetanis", cioè, un castello ubicato a Cerbinaria nella Valle Caudina. Ciò fa ipotizzare l'edificazione in epoca longobarda di un fortilizio difensivo, che venne attorniato dalla parte più antica del borgo medioevale, corrispondente alle odierne frazioni Castello e Ioffredo. Il Castello ed il dipendente borgo medioevale vennero saccheggiati e distrutti dalle milizie di Ruggiero II il Normanno, Re di Sicilia, tra il 1128 ed il 1139, durante la lotta contro Rainulfo Butterico, suo cognato, Conte di Avellino, che aveva ricevuto il feudo quale dote apportatagli dalla moglie Matilde de Hoteville, sorella di Ruggiero. La disputa sorse perchè Rainulfo evitò di sottostare agli obblighi militari connessi al possesso delle Contee ricevute (Avellino e Mercogliano). La moglie Matilde sfruttò l'occasione per lasciare il coniuge ed il fratello Ruggiero mosse le sue truppe contro l'infedele cognato, devastando non solo il borgo medioevale di Cervinara e relativo castello, ma anche altri paesi della Valle Caudina. La vicenda spiega perchè all'originaria struttura, rappresentata dal fortilizio longobardo, nel corso dei secoli, se ne siano sovrapposte altre, edificate dai successivi invasori. I Normanni, infatti, ricostruirono ed ingrandirono il castello, cosa che fecero anche gli Svevi, in quanto, le truppe di Federico II di Svevia, distrussero il borgo ed il maniero, che venne riedificato dal Conte Rainulfo II. Col passare del tempo, da struttura difensiva, l'edificio assunse la funzione di residenza dei feudatari, che dal Catalogo dei Baroni risultano essere, tra il XII ed il XIII secolo, Malgerio, Roberto de Molino, Soaldo Cappello. Ulteriori interventi si effettuarono in epoca angioina. Carlo d’Angiò, nel 1279, fece dono del castello a Isabella de Chauville. Nel 1283, il feudo andò a Giovanni della Leonessa, primo dei feudatari di questa famiglia che rimase in carica per oltre due secoli, fino al 1488. L'assenza di sistematici interventi di consolidamento, determinarono il deperimento della struttura, che già nel XV secolo, si presentava alquanto malconcia. Ed infatti, nel secolo successivo, in un atto notarile del 1528, il castello venne definito "antiquo e mezzo rovinato". Ciò spiega perchè la famiglia D’Avalos, beneficiaria nel 1532 del feudo come donazione da parte del Regio Demanio spagnolo, piuttosto che impiegare enormi capitali per la ristrutturazione profonda del castello, scelse di utilizzarli per erigere, a partire dal 1562, un edificio gentilizio nell'odierna frazione Ferrari, la cui costruzione venne terminata solo nel 1581. L'edificio venne comprato nel 1607 dai Caracciolo, a cui rimase fino all'abolizione della feudalità (1806). Del castello restano i ruderi, la cui visita è preferibile quando il freddo impedisce la crescita della folta vegetazione, che, invece, ostruisce l'accesso al sito quando il tempo migliora. L'osservazione complessiva dei resti del Castello evidenzia come questo costituisse un quadrilatero, di cui residuano parti della cortina muraria, che consentono di delineare le torri di difesa, sette torrette (comparse in un periodo successivo alla dominazione sveva), il donjon (torre principale) e parte della residenza dei feudatari locali. La Torre, a pianta quadrata ed articolata su tre livelli, con volta a botte, presenta un basamento a scarpata con una grande finestra e delle fuciliere al primo ed al secondo piano. Risulta ancora ben visibile una bocca delle ciminiere per le segnalazioni di fumo. L'accesso ai vari piani avveniva utilizzando delle botole sovrapposte. Come tutti i castelli, quello di Cervinara era circondato da un fossato che impediva il facile assalto alla struttura e presentava un ponte levatoio, superato il quale, gli eventuali assalitori non avevano vita facile, visto che accedevano ad uno spazio aperto su cui i difensori potevano infierire con frecce, olio e pece bollenti. In merito al maniero di Cervinara, si narrano numerose leggende, come quella delle urla di dolore, che si udirebbero durante le notti, attribuite ad una nobildonna adultera perita nella sua cella per colpa del fuoco appiccato al castello dagli invasori. Secondo un'altra leggenda, nei sotterranei del castello, per la precisione nelle sue vie di fuga, vivrebbe una gallina d'oro o dalle uova d'oro con i suoi sette pulcini. Infine, e qui siamo al confine tra storia e leggenda, nella canna fumaria di un camino del mastio, in passato sarebbe stato trovato da alcuni visitatori uno scheletro di un infante di pochi anni. Ai piedi del fortilizio, precisamente delle mura, si trova un lavatoio pubblico tardo-medievale, alimentato da una sorgente.
Fonti: http://it.wikipedia.org, http://www.irpinia.info, http://www.terredicampania.it, http://www.avellinoturismo.it/arte-e-cultura/castelli/item/364-il-castello-di-cervinara.html, http://www.castellidirpinia.com
Diverse foto del castello sono visibili su http://www.irpiniateca.com/component/content/article/106/493-cervinara-castello-medievale

Foto: di Giuseppe Ottaiano su http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it, mentre la seconda immagine è una foto presa dalla mia collezione

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