SAN CHIRICO NUOVO (PZ) - Castello
L'attuale San Chirico risale probabilmente al 960 d.c., ad
opera di una colonia greco-bizantina che, per sfuggire alle persecuzioni
iconoclastiche nel loro paese, riparò da queste parti raggruppandosi attorno ad
una torre, costruita dagli stessi bizantini verso l’anno 826 d.c. come
avamposto e limite di confini dai Longobardi. Col passare del tempo, intorno
alla torre, oltre alla colonia greco-bizantina, si raggrupparono altri nuclei
di persone che, in breve tempo, divennero così numerosi da far sorgere la necessità
di darsi una denominazione. I capi scelsero per denominazione “SANCTUS
QUIRICUS”, nome di un loro santo, che bambino di appena tre anni, nato nella
città di Iconia della regione di Laconia (Asia Minore) da nobile stirpe, venne
martirizzato sotto gli occhi della madre Regina Pollonica di nome Giuditta,
nell’anno 303 d.C. a Tarso in Cilicia, sotto l’imperatore romano Diocleziano
che emanò l’Editto della X° persecuzione contro i cristiani. Prova tangibile
dell'esistenza di questa colonia greco-bizantina sono numerose parole presenti
nel dialetto locale e l'appellativo di "Griciudd" (greci) con cui
ancora oggi vengono denominati i cittadini di San Chirico. Con la conquista
normanna anche nell'Italia Meridionale si diffuse il feudalesimo e la difesa di
San Chirico venne inclusa nella contea di Tricarico ed assegnata alla famiglia
Sanseverino, che verso il 1160, intorno alla vecchia torre, fece costruire un
imponente castello di cui non restano tracce, se non una torre. In epoca
recente, sui resti dell’antico maniero che domina l’intero paese, è stato
costruito prima il Municipio e successivamente la Scuola Media Statale. Durante
la dominazione sveva la famiglia Sanseverino nella persona di Giacomo, a causa
della sua partecipazione alla rivolta contro Federico II° (1240), perse il
feudo che l’Imperatore, il 10 dicembre 1250, assegnò al figlio Manfredi. Durante
la dominazione angioina il feudo passò poi: nel 1270 a Goffredo di Sarzin, nel
1274 a Giacomo Balsimiano e per alcuni anni a Giovanni Saumery e a Roberto
Austrasche (de Altrisia) per poi ritornare di nuovo ai Sanseverino (1285) per
via di matrimoni, nella persona di Tommaso II° sposato in terze nozze a Sveva
di Avezzano figlia di Grimondo signore della Contea di Tricarico. Questa
potente famiglia, nella persona di Giacomo, il 20 novembre 1377, faceva la
comunione dei beni e costruiva una torre, di cui esistono ancora i resti, lungo
il tratturo della “Mezzana” per averne un controllo più sicuro. Il possesso dei
feudi rimase ai Sanseverino fino al 1404, anno in cui il loro casato si ribellò
nuovamente al potere Regio, per ritornare in loro potere dopo circa trentasei
anni (1440). Durante tali decenni la Contea di Tricarico, di cui facevano parte
S. Chirico e Tolve, appartenne al valoroso condottiero Muzio Attendolo Sforza e
al figlio Francesco. Nel 1460, S.Chirico partecipò alla famosa rivolta dei
feudatari capeggiata da Giannantonio Orsino, principe di Taranto, con l'intento
di sottrarsi all'egemonia regia aragonese perché opprimente. La ribellione
fallì ed i partecipanti vennero eliminati o puniti con la privazione dei loro
beni. I cittadini superstiti, per sfuggire alle rappresaglie che seguirono, si
rifugiarono a Tolve, lasciando disabitato S. Chirico tale da perdere il novero
di feudo. Nel 1509 il feudo di San Chirico passò, per alcuni decenni, a Berlingeri Carafa,
maggiordomo del conte di Tricarico Berardino Sanseverino, il quale possedeva
anche il feudo di Tolve, fino a che sua figlia Giulia sposò uno della potente e
nobile famiglia Pignatelli.
Nel 1575, il Duca
Camillo Pignatelli vendette i due feudi a Ettore Braida,
dimostratosi disumano nell’amministrazione del feudo. Nel 1583 Tolve, diventata
ricca per le numerose offerte di preziosi ex-voto donati dalla gente per grazie
ricevute al Patrono
San Rocco, pagò il prezzo del valore del feudo al Duca di Monteleone.
Nella vendita era compreso anche San Chirico. Per cui il Comune di Tolve
diventò proprietario di San Chirico al quale venne attribuito il nome “Chirico De Tulbis”.
Nel 1638, il Fisco, per le ristrettezze finanziarie in cui versava, decise di
vendere buona parte delle città compresi Tolve e San Chirico. In seguito, nel
1667, il feudo di Tolve e il casale di San Chirico, vennero posti all’asta e
aggiudicati da Giovanni
Battista Pignatelli. Gli successe nel possesso dei feudi il
primogenito Girolamo.
Nel 1751, in seguito alle prepotenze e agli abusi degli uomini di fiducia del Principe di Colobraro
(che aveva sposato una discendente di Pignatelli), i cittadini tolvesi chiesero
il loro riscatto dalla feudalità. Dopo alcuni anni, e precisamente nel 1759, il
feudo di Tolve, compreso il casale di San Chirico, venne venduto. Se ne aggiudicò
la vendita lo stesso Comune di Tolve. I Tolvesi, una volta riavuto il possesso
del casale, si appropriarono di tutti i terreni, pretendendo diritti e tasse
esose sul pascolo, sul legnatico e sul seminativo. Nell’anno 1775, dopo decenni
di egemonia di Tolve, il casale di S. Chirico, pur essendo povero, sentì il
desiderio di riscattarsi. Con domanda del 20 giugno 1775 e poi del 10 marzo
1777 chiedeva infatti di pagarne il prezzo reale del suo valore, ma le
richieste venivano sempre respinte fino all'eversione della feudalità nel 1806,
quando i Francesi occuparono il regno di Napoli. Il Castello,
sorto intorno all’ 826 d.C per servire da avamposto e avvistamento ad opera dei
Greci-Bizantini e ampliato verso il 1160 al tempo dei Normanni, si
può dire che non esista più, se non una torre, povera di decorazioni, con
balconi del 1700 dalle ringhiere in ferro battuto. La torre si sviluppa su tre
livelli e conserva all’interno del primo e secondo piano alcuni ambienti a
volta. Gli altri resti del castello vennero demoliti nel 1957 quando fu
costruito il municipio e bitumata la Piazza Europa, una volta denominata “largo Castello”.
Fonti: http://www.comune.sanchiriconuovo.pz.it, http://www.cfp-sanchiriconuovo.it,
http://www.unionecomunialtobradano.it/comunialtobradano/section.jsp?sec=100250
Foto: da http://www.cfp-sanchiriconuovo.it
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