martedì 27 maggio 2014

Il castello di martedì 27 maggio




TIGGIANO (LE) – Palazzo Baronale Serafini-Sauli

L'origine di Tiggiano è da ricondurre al periodo della conquista romana del Salento, in seguito alla quale i territori furono ripartiti e assegnati ai centurioni romani. Successivamente accolse i superstiti del vicino casale di "Valiano", distrutto durante una incursione barbarica. I primi riferimenti scritti risalgono a un documento cartaceo del 1270 in cui Tiggiano entrò a far parte della Contea di Alessano e del Principato di Taranto. Con l'arrivo degli Angioini nell'Italia Meridionale, il re Roberto d'Angiò concesse il feudo di Tiggiano al nobile francese Rodolfo De Alneto, per il sostegno apportato all'esercito angioino. Nel 1309 passò sotto il controllo della nobile famiglia otrantina degli Arcella, che costruirono una propria dimora signorile stabile, edificando una corte fortificata con torri e mura merlate. Successivamente si succedettero gli Orsini del Balzo, i Gonzaga, i Brayda, i Trane e i Gallone di Tricase, i quali, nella persona del barone Don Stefano Gallone, nel 1640 vendettero il feudo al medico e filosofo Angelo Serafini da Morciano. I Serafini, che nel 1740 si legarono attraverso un matrimonio alla famiglia Pieve-Sauli di Gallipoli, ottennero nel 1641 il titolo di barone e governarono sino al 1806, anno di eversione della feudalità. A questa famiglia si deve la costruzione, su antiche strutture difensive, dell'omonimo palazzo seicentesco dotato di un giardino all'italiana e di un bosco di lecci. La sua edificazione si può far risalire alla metà del XVII secolo, allorquando Angelo Serafini, divenuto feudatario del Casale di Tiggiano nel 1640, ritenne opportuno costruirvi la propria dimora per seguire da vicino le sorti della sua proprietà. Non ci sono notizie certe né del progettista né di quanti anni furono necessari per il complemento dell'edifìcio. Sicuramente il manufatto ha subito diversi ampliamenti nel corso della storia della famiglia baronale Serafini-Sauli; se in principio l'ingresso principale si trovava sotto l'ornamentale balcone dal quale i feudatari si affacciavano per parlare ai sudditi, successivamente lo stesso venne spostato più a sud, quasi di fronte all'omonima piazza Castello. Il palazzo ha due ampi cortili interni: dal principale si accede, attraverso una scala, al primo piano, dove si trovano le stanze riservate alla nobiltà, mentre al piano terra si trovano i locali per la servitù, i magazzini e quelli per la custodia degli animali. La costruzione risente di uno stile tardo rinascimentale; la facciata non presenta particolari rilevanti, ad eccezione di un piccolo campanile al di sopra del coronamento, dove era sistemata una campana e un segnavento a forma di galletto. L'unico ornamento esterno è il balcone decorato da volti e fregi architettonici, un'iscrizione datata afferma: BEATI OMNES QUI TIMENT D. NI. A. D. MDCCXVI. Due caditoie in alto rappresentano le tracce dell'antico castello. Il piano terra è costituito da circa ventidue ambienti di diverse dimensioni, per una superfìcie coperta di 1770 mq. e circa 500 mq. di cortili. Il piano superiore è composto da diciannove vani di dimensioni diverse con una superficie di 1550 mq. Al termine della scala, a sinistra, si trova l'ampio salone che fungeva da sala per i ricevimenti e le cerimonie, all'interno del quale si trova la cappella. è documentato che vi si celebrava la messa ogni mattina, oltre a battesimi e matrimoni. Il salone era arricchito di tele e di arazzi di notevole pregio che sono stati asportati prima dell'acquisto da parte della municipalità. Adiacente al salone si trova il vano di rappresentanza, l'unico con due lunette affrescate con episodi di vita cavalieresca. Al centro della volta si trova poi lo stemma araldico della famiglia baronale: in campo azzurro quattro serafini a sinistra e un'aquila a destra. L'ala posta a nord è ancora oggi priva di qualsiasi impianto e il pavimento è ancora quello originario. Le ampie stanze del palazzo adibito a residenza signorile sono state pavimentate negli anni cinquanta con cotto porcellanato dipinto a mano. Le terrazze consentono percorsi lungo il perimetro del cortile principale e affacci su quello di servizio. Di grande suggestione è il cortile interno, delimitato da archi, che in primavera si impreziosisce di festoni di glicini. Un ampio giardino adibito a frutteto (avente una superficie di circa 6750 mq) con una torre colombaia e un parco di alberi di alto fusto arricchiscono la residenza dei baroni Serafìni-Sauli. Il giardino è strutturato in modo da essere accessibile e percorribile attraverso viali posizionati lungo l'asse verticale ed orizzontale dividendolo in quattro parti. Dal giardino si accede al bosco, vero e proprio museo di macchia mediterranea, ricca di alberi imponenti come pini, querce e lecci che custodiscono un tipico sottobosco, vivacizzato dagli odori caratteristici del timo, della salvia, della menta e del profumato rosmarino. Lungo i viali che lo suddividono in 4 zone quadrangolari, sono state sistemate delle palizzate e delle panchine per godersi il clima sereno e respirare aria ricca di ossigeno, al riparo dai rumori e dai pericoli. In questo stupendo polmone di verde si possono trascorrere dei momenti di quiete incantevole, allietati dal canto degli uccelli che volano di ramo in ramo sugli alberi ad alto fusto. Il sito è segnalato quale meta di itinerario turistico dal GAL, i cui periti hanno provveduto a classificare la flora e la fauna che convivono nell'ecosistema del bosco e che vengono esposte in pannelli illustrativi ben visibili al visitatore. Dal 1985 il Palazzo Baronale è divenuto di proprietà comunale: al piano superiore vi sono gli uffici comunali, al piano terra alcuni locali sono stati assegnati a varie associazioni locali.
Fonti: http://it.wikipedia.org, http://www.comune.tiggiano.le.it, http://www.nelsalento.com, http://www.frisella.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1167&Itemid=127, http://www.salentoviaggi.it/comuni/tiggiano/palazzo_baronale__183.htm

Foto: la prima è una cartolina della mia collezione


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