SANTA LUCIA DEL MELA (ME) – Castello Aragonese
Il complesso sorge su un aspro rilievo denominato Maccaruna,
a 368 m s.l.m., fiancheggiato dai torrenti Floripotema ed est e Mela ad ovest,
ponendosi sulla barriera settentrionale del peloritani. Da esso si domina la piana
di Milazzo e il promontorio che ha come sfondo lo scenario delle isole Eolie. Comunemente
chiamato «castello arabo», nulla vi è nella sua architettura che possa
attribuirgli tale origine e sembra invece accertato che quanto ci perviene
delle antiche strutture sia del tempo di Federico II d'Aragona. Si narra però
di un più antico edifizio esistente in quel luogo al tempo di Federico II di
Svevia ed a ciò è probabilmente dovuta l'opinione discorde degli studiosi (cosa
abbastanza frequente, malgrado fra i due personaggi ci sia un intero secolo di
storia) dei quali alcuni lo vogliono svevo ed altri aragonese. L'esistenza di
un precedente maniero sarebbe confermata dalla notizia che, nel 1282, al tempo
della guerra del Vespro, vi si sarebbe soffermato per parecchi giorni re Pietro
d'Aragona, venendo a Messina con tutta la corte. Di questa sua permanenza al
castello si racconta il seguente episodio: Macalda Scaletta moglie del famoso
Alaimo da Lentini, decisa a conquistare i favori del re, dopo averlo qui raggiunto
e con finta ambascia dichiarato di non aver trovato alloggio altrove, gli
chiese ospitalità. Il sovrano accolse cavallerescamente tale richiesta cedendo
alla dama il suo appartamento e trasferendosi altrove. Essa però, ben altre
mire accarezzando, di notte si recò da lui, ma tanta sfrontatezza dispiacque al
re che la invitò ad andarsene dicendole «di avere egli molto sonno». Offesa nel
suo orgoglio di donna, Macalda giurando vendetta si sarebbe poi gettata nella
fatale congiura che doveva perderla insieme al marito. In seguito (1330) re
Federico II avrebbe fatto poi ricostruire (o restaurare) il vecchio castello
anche allo scopo di potervi raccogliere la gente della pianura sottostante e
difenderla dalle invasioni e devastazioni degli angioini i quali, sotto
Federico III, finirono con l'occupare anche il castello. Il loro dominio fu
però di breve durata e verso il 1366 potè tornarvi il precedente castellano
Giovanni Tortorato. Alcuni secoli dopo (1673) il castello, quasi in rovina, venne
ceduto dal proprietario don Francesco Morra principe di Buccheri, a Mons.
Simone Impellizzeri, 39° Prelato affinchè vi costruisse la chiesa ed in seguito
esso fu adibito a seminario (1695), con l'abbattimento della torre
quadrangolare pericolante. Il Seminario divenne in breve tempo un rinomato
centro di studi ove Maestri insigni e personalità eccelse ne hanno percorso la
storia. Basti ricordare il luciese Abate Antonio Scoppa, letterato,
ambasciatore a Parigi del Regno delle due Sicilie ed accademico di Francia ed
il filosofo Pasquale Galluppi, natio di Tropea, che da giovinetto ebbe a
studiare in questo seminario, diventando professore di Teologia Dogmatica. Nel
1894 e nel 1908 il castello subì gravi danni a seguito di terremoti. Ripristinato
poi a tale uso nel 1928, ospita oggi l'istituto delle Suore Francescane
missionarie dell'Eucaristia. L’intero complesso castrale si distende su un’area
oblunga, quasi pianeggiante, ed ha concezione inusualmente articolata; a nord
si trova il cosiddetto Palacium, di pianta pentagonale, composto da ali che,
snodandosi dalla parete sud, a cui si attesta l’imponente torre cilindrica,
vanno allargandosi verso nord, dove si raccordano con un terzo corpo che si
configura come una “V” molto aperta, Queste ali edilizie delimitano una corte interna
di pianta triangolare che disimpegna gli accessi ai vari corpi di fabbrica.
Nella parte centrale dell’intero complesso, seguendo l’andamento irregolare del
terreno, si sviluppa un ampio cortile fiancheggiato dalla strada di arrivo ed
attualmente pavimentato con mattonelle di asfalto; alla sua estremità sud,
circondata da un muro di cinta con feritoie, sorge la torre triangolare.
Quest’ultima, presumibilmente pentagonale in origine, è costruita in pietrame
con listatura di laterizio ed è alta complessivamente 12 m, ergendosi massiccia
fino a 4,70 m e, con le sole pareti della cuspide (spesse m 1,50) per il resto
dell’altezza. L’ingresso alla corte del castello avviene tramite un portale
ricavato nella parete sud, accanto alla torre cilindrica; la faccia esterna di
questo portale presenta un arco a sesto acuto composto da conci d’arenaria e
contornato da una ghiera di pomice nera. Alla sinistra dello stesso portale,
attestata all’ala occidentale del castello, si erge l’imponente torre
cilindrica (h 19,50 m) costruita in pietrame listato da filari di cotto; in
essa, a sud.est, si apre una finestra ad arco contornata da una cornice in
pomice nera e fasciata con conci calcarei; accanto ad essa corre una merlatura
annegata nella soprastante costruzione. Ad una quota più alta, leggermente
spostata a sinistra rispetto alla prima, si apre un’altra finestra simile alla
precedente, ma di dimensioni più ridotte e priva di cornici. A questa quota si
trovano anche una feritoia ad ovest ed un’altra finestra a nord-est. Internamente
la torre è divisa in due livelli, dei quali quello sottostante è alto m 5,20 e
coperto con una volta emisferica; l’ambiente superiore è alto m 11,50 e coperto
con una volta a ombrello con quattro costoloni a crociera; qui ha sede la
biblioteca che possiede alcuni incunaboli, cinquecentine e testi molto antichi.
Dalla corte interna, un altro portale con arco a sesto acuto, contornato da una
cornice di pomice nera e sormontato da una finestra circolare, consente
l’accesso all’originaria cappella. Il resto del complesso, con la sua graduale
trasformazione in seminario e santuario, ha subito notevoli alterazioni che
limitano una lettura interpretativa del primo impianto e della sua
distribuzione. Alcune cortine murarie esterne potrebbero però risalire alla
struttura originaria. Ad indizio di tale possibilità, i due cantonali che
delimitano il fronte settentrionale dell’attuale fabbricato recano una tipica
alternanza di blocchi calcarei e conci di pomice nera, sovrapposti per creare
un’elegante fasciatura bicroma. Dalla cappelletta è possibile accedere al
santuario della Madonna della Neve che al suo interno conserva: un ricco altare
ligneo barocco; le statue settecentesche di S. Luciae S.Biagio e la Madonna
della Neve di Antonello Gagini (1478-1536); la statua marmorea di San Michele
Arcangelo del 1572 di Andrea Calamecca (1524-1589). Nel Castello
riecheggiavano i versi delle scuola poetica siciliana e una tradizione popolare
vuole che nella prigione, sotto il vano della torre cilindrica (scoperta nel 1967
durante l'esecuzione di lavori), abbia finito i suoi giorni suicida “Pier delle
Vigne”, Protonotaro dell'Imperatore, ma caduto in disgrazia; egli proprio a
Santa Lucia doveva godere una stima particolare dal popolo, come attesta una
via del centro storico a lui dedicata. Oggi il castello è gestito dai
Missionari dello Spirito Santo ed è disponibile per incontri e ritiri
spirituali del Clero. Per approfondire: http://www.santaluciadelmela.eu/Storia/IlCastello.html,
http://www.mondimedievali.net/castelli/sicilia/messina/santalucia.htm,
video (http://www.youtube.com/watch?v=dPzghz3g1ZA),
Fonti: http://www.castelli-sicilia.com,
scheda del Dott. Andrea Orlando su http://www.icastelli.it/,
Foto: da www.mankarru.altervista.org
e di prestigiacomo su http://www.panoramio.com
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