CAPRIGLIA IRPINA (AV) – Castello Carafa
La storia di Capriglia si lega inscindibilmente alla
costruzione di un Eremo dedicato a S. Maria, eretto tra il V ed il VI secolo su
iniziativa del futuro S. Vitaliano, Vescovo di Capua. Tale struttura sarebbe sorta
sui resti di un tempio pagano dedicato al culto della dea pagana Cibele. Vi è
però chi pospone tale edificazione al tempo di Romualdo II (che regnò tra il
690-720). Attorno a tale Eremo sorse il Casale di Capriglia-Embreciera
denominato Santa Maria, prima che venisse eretto il vicino castello di Summonte
(castrum submonte). Presso tale Casale si fecero confluire famiglie di vassalli
con servi della gleba col compito di dissodare e lavorare la terra, onde
produrre rendite. Un lungo periodo di lotte fratricide tra Longobardi terminò
nell'851, con la definizione della linea di separazione tra il Gastaldato di
Salerno e quello di Benevento "per serram montis virgini", cioè lungo
il Monte Partenio (il Guass, amministratore longobardo locale restò fedele al
signore di Benevento erigendo il citato castello di Summonte). Un atto di
compravendita di un castagneto presso la chiesa del 1025 ed un documento del
1174 confermano l'esistenza della chiesa di S. Maria ad Submontem (Santa Maria
del Monte), distinta dall'omonima e confinante S. Maria del Preposito (situata
in località Mandre, citata per la prima volta nel 1125), e non coincidente con
questa come, invece, vuole il Mongelli: l'aggiunta "Preposito"
sottolineerebbe la sudditanza all'abate di Montevergine, mentre S. Maria del
Monte apparteneva al monastero di S. Modesto di Benevento. Entrambe le
strutture comunque erano antecedenti al Monastero in vetta al monte, ed ubicate
ai piedi della montagna. Mentre il castello di Summonte era abitato da
Longobardi, le terre erano coltivate dai contadini del Casale di S. Maria
(appartenente al monastero di S. Modesto, Benevento), che col tempo si
arricchirono di castagneti, colture e soprattutto, della coltivazione di gelsi
neri da baco per la produzione di seta, come risulta da un atto del 1037. In
altre parole, Capriglia si stava affermando come nucleo economicamente
autosufficiente. Anzi ipotizzando la pregressa introduzione bizantina in
quest'area della seta dall'Oriente, Arturo Bascetta ha supposto che i
Longobardi avessero fortificato Summonte e le zone adiacenti proprio per
salvaguardare la preziosa economia della seta. Nel 1174 il monastero di S.
Modesto di Benevento cedette S. Maria a Montevergine. Col sopraggiungere dei
Normanni (XI-XII secolo), dalla Contea di Summonte venne stralciato il
territorio del vecchio contado longobardo di S. Maria, per farlo rientrare in
un nuovo feudo a presidio del quale venne eretta una nuova fortezza: il Castrum
Caprilii, proprietà di un certo Rinaldo dal 1142 al 1156 e di Ruggiero de Farneto
dal 1169, poi dei Francisio di Monteforte (e Malerba) dal 1172 fino agli Svevi,
che privarono i Signori Francisio prima e de Hoemburg poi, dei loro feudi, in
quanto mostratisi ostili verso Federico II. Pertanto, durante la dominazione
Sveva, i beni dei citati feudatari, tra cui Capriglia, vennero incamerati dalla
Regia Corte di Napoli, e divennero Terra Regia di Casa Svevia. Vennero poi gli
Angioini, che prima riassorbirono Capriglia nelle Terre Beneventane, poi le
ridiedero autonomia (durante tale periodo nacque l'Università di Capriglia,
comune a sè, il cui simbolo era uno scudo che racchiude una capra dei nobili
Caprioli su un monte roccioso a tre punte; il monte indicava l'appartenenza al
Principato Ultra di Montefusco). Nuovi feudatari furono nel 1290 Ruggiero de
Monilis, nel 1316 Giacomo de Monilis, nel 1345 Niccolò d'Aquino, Barone di S.
Angelo a Scala (in cui ricadeva Capriglia), che acquistò da Giovanni I, e poi,
nel 1414 Antonio e Matteo d'Aquino. Nel 1419 la regina Giovanna II diede i
feudi della Baronia a Ottimo Caracciolo Rocco ed alla moglie Caterina Ruffo. Ma
i Caracciolo vennero privati del feudo dagli Aragonesi, tornando alla Corte
Regia, che lo vendette a Diomede Carafa nel 1466, padre del futuro Papa Paolo
IV. I Carafa tennero Capriglia fino al 1586, quando il feudo relativo ritornò
alla Regia Corte, che lo vendette per 46000 ducati a Lucrezia Arcella, che lo
cedette nel 1587 a Giuseppe Carafa, il cui figlio Diomede III, nel 1595, lo
passò ad Ottavio De Ponte, la cui famiglia tenne Capriglia fino al 1618. In
tale data, per 17000 ducati, Antonio Marino De Ponte la vendette a Marino
Caracciolo, Principe di Avellino, alla cui morte, nel 1633 il feudo passò al
figlio Francesco e dal 1652 ai napoletani Schipani. I nuovi Signori gestirono
il feudo tramite un agente generale, che concesse a vario titolo (es.
enfiteusi) i terreni a coloro che ne facevano richiesta, che furono
essenzialmente Summontesi, anche perchè i Caprigliesi patirono la peste del
1656 molto più che i loro vicini. L'8 settembre 1775 il Signore Gaetano
Amoretti morì senza lasciare eredi ed il feudo Capriglia da lui comprato per
17000 ducati, venne incamerato dalla Regia Corte, mentre ricchezze notevoli in
beni, monete e rendite e crediti andarono al Regio fisco. La Terra di Capriglia
venne venduta nel 1780 a Nicola Macedonio per 42000 ducati, che la tenne fino
al 1806, quando sotto la dominazione francese, vi fu l'abolizione della
feudalità e delle Università, e la creazione della Provincia di Avellino. Il
monumento più importante e rappresentativo di Capriglia Irpina è, senza
alcun dubbio, "Palazzo Carafa", chiamato anche "Castello
Carafa" in quanto - nel corso del XVI secolo - la famiglia Carafa
fece costruire un sontuoso Palazzo residenziale proprio sulle rovine di un preesistente
Castello medievale, edificato in posizione strategica a guardia
dell'importante via di comunicazione che da Avellino portava a Benevento. Il Castello
Carafa, visibile da ogni punto della Valle del Sabato, risale – come detto - al
Cinquecento ed è delimitato da due Torri laterali a pareti concave che si
affacciano su un ampio giardino al quale si accede attraverso un androne
caratterizzato da un pregevole portale in pietra arenaria. Il complesso
presenta un'imponente facciata sulla quale si aprono sei finestroni ad arco
disposti simmetricamente su due piani ed un alto portale d'ingresso ad arco,
che si raggiunge attraversando un giardino prospiciente. Il corpo centrale
dell'edificio è delimitato dalle due torri di costruzione più tarda, dalla
caratteristica merlatura guelfa e con semplici finestre rettangolari. Senza
dubbio, il castello costituisce una struttura notevole dal punto di vista
architettonico, ubicata nella parte alta del centro storico di Capriglia. Si
ritiene che l'antica ed assai suggestiva struttura abbia dato i natali a Papa
Paolo IV (eletto nel 1555), al secolo Gian Pietro Carafa, che qui sarebbe nato il 28
giugno 1476.
Nel corso dei secoli, il castello è appartenuto a numerosi feudatari tra cui
Ottimo Caracciolo, Niccolò d'Aquino e Maddaloni Diomede Carafa. Quasi sempre
abitato, lo storico edificio è stato definitivamente abbandonato dopo la
Seconda Guerra Mondiale. Al piano superiore è ubicato un grande salone che,
fino al secolo scorso era decorato da artistici affreschi parietali (ora
scomparsi) e dove, secondo la tradizione locale, dimorò per qualche tempo il
già citato Gian Pietro Carafa.
Fonti: http://www.comune.caprigliairpina.av.it,
http://www.castellidirpinia.com,
http://www.avellinoturismo.it/arte-e-cultura/castelli/item/350-il-castello-dei-principi-carafa-di-capriglia-irpina.html,
http://www.viaggioinirpinia.it/item_comune.php?IDcomuni=51&title=Capriglia+Irpina
Foto: da www.castellidirpinia.com e di Arch Ubaldo Pezone su http://rete.comuni-italiani.it
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