SIMERI CRICHI (CZ) – Castello bizantino
Il paese è composto da due distinti
agglomerati urbani. Simeri è il borgo più antico, d’origine medievale, in cui
sono stati portati alla luce una serie di reperti della prima metà del ferro e
del periodo magnogreco. Crichi, invece, fu fondato nella seconda metà del XVIII
secolo, pare da un gruppo di contadini di Sellia. Per quanto riguarda Simeri, ancora
oggi si possono ammirare i resti del castello, edificato dai Bizantini nel X
secolo, che sorge sulla sommità di un'altura che domina la pianura costiera. Fu
costruito con pietra fluviale e malta proveniente dal vicino fiume. I primi
feudatari risultano i Falloc e poi i Ruffo (1266) che trasformarono il maniero
in dimora signorile. A loro seguirono i Centelles, i quali persero i loro
possedimenti per insubordinazione alla Corona Spagnola. In questo periodo il
castello venne distrutto ma poi fu ricostruito nel 1482, al tempo dei d’Aragona
d’Ayerbe che, conti dal 1519, mantennero la titolarità fino al 1580. La baronia
da allora passò attraverso diverse famiglie. Fu di Casa Borgia, poi dei
Ravaschieri di Satriano, dei De Fiore (marchesi dal 1715), dei Barretta Gonzaga
(con titolo di duchi dal 1749) ed infine, dei De Nobili di Catanzaro, ultimi
feudatari. Danneggiato dal terremoto del 1783, Simeri fu riconosciuto comune
con decreto del 4 maggio 1811 e gli furono attribuite le frazioni di Crichi e
di Petrizia (quest’ultima gli fu tolta con il riordino amministrativo borbonico
del 1816 e attualmente fa parte del comune di Sellia Marina). Con decreto del
16 settembre 1848 il comune fu riunito e la sede municipale spostata a Crichi. Nel
1998 il castello è stato acquistato dal Comune di Simeri Crichi dopo un atto di
compravendita con gli eredi dell’antico maniero. Un passaggio importante
per il suo recupero, ma anche per bloccare definitivamente il suo
degrado, con veri atti vandalici avvenuti nel passato, dove addirittura
venivano prelevati materiale per poi essere riutilizzati per uso improprio
nella costruzione di abitazioni private, ma anche dal passaggio al suo interno
dell’acquedotto comunale provocando così danni alla sua stabilità. Speriamo
che l’edificio possa essere restaurato e riportato agli antichi splendori,
visto che i muri perimetrali sono quasi interamente intatti. L’opera di restauro
potrebbe portare anche a delle importanti scoperte, essendoci un piano
interrato mai esplorato con vari collegamenti sotterranei che arrivano
sino all’antico quartiere di Simeri.
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