giovedì 25 aprile 2013

Il castello di venerdì 26 aprile






GUALDO TADINO (PG) – Castello di Crocicchio
(di Daniele Amoni - dal sito www.mondimedievali.net)

Lungo la provinciale che da Fossato di Vico porta a Gubbio, prima della frazione di Branca, si trova la deviazione verso l'omonima località dominata da questo austero e squadrato maniero diventato oggi abitazione signorile. Posto sopra un colle dal quale domina i fertili terreni circostanti, viene nominato per la prima volta nel 1156 in una bolla di Adriano IV (1154-1159). Sotto il dominio dell'abbazia di Valdiponte (Montelabate) per circa un secolo, all'epoca proprietaria di 44 chiese sparse nel territorio perugino, il castello fu posto sotto la giurisdizione del comune di Gualdo Tadino nel 1444 da Nicolò Piccinino (Magione 1386 - Cusago, Milano, 1444), capitano generale delle truppe pontificie, mediante apposito decreto emanato dalla rocca di Assisi. Tale atto sanciva la fine di una vessazione irritante verso l'abbazia che comportava le amiscere (donazioni di focacce, capponi e spalle porcine), la data e la colta (imposizioni in natura riscosse ad intervalli irregolari dalle singole famiglie), l'albergheria (tributo per il sostentamento in caso di visite), i bandora e le folie (podestà di giudicare e infliggere le pene) e, infine, le operae (prestazioni di lavoro gratuito). Il castello ospitava anche una guarnigione militare e nei documenti si trova citato tale Pierus de Crucicchio che dal dicembre 1415 al luglio 1417 fu chiamato a difendere il castello di Serra S. Abbondio in territorio eugubino. Nel giugno del 1480, a rafforzamento dei confini verso il Ducato di Urbino, fu inviato a Crocicchio da Giulio Cesare Varano di Camerino († 1502) un presidio di 13 armati capitanato da Benvenuto di Giovanni da Pergola. Nel 1500 gli abitanti del castello, sobillati da fuoriusciti perugini, opposero un netto rifiuto al pagamento di alcuni balzelli imposti dal comune gualdese il quale fu costretto a rispondere con l'istituzione di un corpo speciale di guardie deputato alla riscossione dei crediti. Nel 1513, sotto il Legato pontificio cardinal Antonio Ciocchi del Monte (1462-1533), assunse un ruolo strategico fondamentale quale castello di confine tra lo Stato della Chiesa e il Ducato d'Urbino. Il 4 giugno 1581 il luogotenente generale della Chiesa inviò da Perugia un bando in cui si metteva a custodia della cosiddetta "Campana dell'Arme" un piccolo presidio di armati che provvedessero a suonare a distesa in caso di bisogno: era il periodo in cui la zona era continuamente sottoposta a razzie di bestiame e saccheggi da parte di fuoriusciti gualdesi. In quell'anno abitavano nel castello e nelle terre circostanti 25 famiglie. Nel 1607, il Consiglio Generale del comune stabilì che Crocicchio avesse il titolo di castello insieme a San Pellegrino, Caprara e Grello. Con l'annessione del Ducato di Urbino allo Stato della Chiesa (1631) il castello perse progressivamente la propria importanza strategica diventando residenza estiva di vari proprietari appartenenti al patriziato romano, mentre nel '700 i terreni della vicina chiesa di S. Lorenzo verranno dati in affitto dalla Camera apostolica alla famiglia dei conti Gabrielli di Gubbio. Sul finire dell'Ottocento passò al dottor Celestino Colini di Sigillo, di nobile famiglia, figlio di Clemente Colini che aveva fondato la Cartiera di Scirca e fratello di Ubaldo che ne diresse le sorti fino alla sua morte (1910). Celestino Colini, restaurò il castello, vi dimorò stabilmente ottenendo anche la cittadinanza gualdese. Ogni mattina, accompagnato dal fido fattore Virgilio, partiva da Crocicchio per recarsi a Gualdo Tadino dove, nel frattempo, partecipava alla vita pubblica. Fu eletto, infatti, sindaco due volte: dal 28 ottobre 1915 al 20 agosto 1919 e dal 30 ottobre 1919 al 31 dicembre dello stesso anno. Consigliere Provinciale per il Mandamento di Gualdo, il Colini favorì la crescita e lo sviluppo delle pinete locali, piantate dai prigionieri austriaci della guerra 1915-1918 che spesso portava nel castello in cui aveva loro destinato un vasto locale, affinché potessero cucinarsi i cibi secondo la tradizione della propria terra. L'attuale edificio, completamento restaurato, presenta un corpo principale a quattro piani e una torre a base quadrata con bifore e merlature in cui si apre una porta ogivale e finestre ad arco tondo. La parte alta della torre è costituita da un finestrone gotico di stile giottesco sostenuto da due colonne trilobate sopra il quale svettano le merlature. Attuale proprietaria è la famiglia del sig. Rodolfo Cecconi che ne ha fatto il centro di una fiorente azienda agraria di 160 ettari occupata da seminativi, pascoli e boschi.

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