GUALDO TADINO (PG) – Castello di Crocicchio
(di Daniele Amoni - dal sito www.mondimedievali.net)
Lungo la provinciale che da Fossato di Vico porta a
Gubbio, prima della frazione di Branca, si trova la deviazione verso l'omonima
località dominata da questo austero e squadrato maniero diventato oggi
abitazione signorile. Posto sopra un colle dal quale domina i fertili terreni
circostanti, viene nominato per la prima volta nel 1156 in una bolla di Adriano
IV (1154-1159). Sotto il dominio dell'abbazia di Valdiponte (Montelabate)
per circa un secolo, all'epoca proprietaria di 44 chiese sparse nel territorio
perugino, il castello fu posto sotto la giurisdizione del comune di Gualdo
Tadino nel 1444 da Nicolò Piccinino (Magione 1386 - Cusago, Milano, 1444),
capitano generale delle truppe pontificie, mediante apposito decreto emanato dalla
rocca di Assisi. Tale atto sanciva la fine di una vessazione irritante verso
l'abbazia che comportava le amiscere (donazioni di focacce, capponi e
spalle porcine), la data e la colta (imposizioni in natura
riscosse ad intervalli irregolari dalle singole famiglie), l'albergheria
(tributo per il sostentamento in caso di visite), i bandora e le folie
(podestà di giudicare e infliggere le pene) e, infine, le operae
(prestazioni di lavoro gratuito). Il castello ospitava anche una guarnigione
militare e nei documenti si trova citato tale Pierus de Crucicchio che dal
dicembre 1415 al luglio 1417 fu chiamato a difendere il castello di Serra S.
Abbondio in territorio eugubino. Nel giugno del 1480, a rafforzamento dei
confini verso il Ducato di Urbino, fu inviato a Crocicchio da Giulio Cesare
Varano di Camerino († 1502) un presidio di 13 armati capitanato da Benvenuto di
Giovanni da Pergola. Nel 1500 gli abitanti del castello, sobillati da
fuoriusciti perugini, opposero un netto rifiuto al pagamento di alcuni balzelli
imposti dal comune gualdese il quale fu costretto a rispondere con
l'istituzione di un corpo speciale di guardie deputato alla riscossione dei
crediti. Nel 1513, sotto il Legato pontificio cardinal Antonio Ciocchi del
Monte (1462-1533), assunse un ruolo strategico fondamentale quale castello di
confine tra lo Stato della Chiesa e il Ducato d'Urbino. Il 4 giugno 1581 il
luogotenente generale della Chiesa inviò da Perugia un bando in cui si metteva
a custodia della cosiddetta "Campana dell'Arme" un piccolo presidio
di armati che provvedessero a suonare a distesa in caso di bisogno: era il
periodo in cui la zona era continuamente sottoposta a razzie di bestiame e
saccheggi da parte di fuoriusciti gualdesi. In quell'anno abitavano nel
castello e nelle terre circostanti 25 famiglie. Nel 1607, il Consiglio Generale
del comune stabilì che Crocicchio avesse il titolo di castello insieme a San
Pellegrino, Caprara e Grello. Con l'annessione del Ducato di Urbino allo Stato
della Chiesa (1631) il castello perse progressivamente la propria importanza
strategica diventando residenza estiva di vari proprietari appartenenti al
patriziato romano, mentre nel '700 i terreni della vicina chiesa di S. Lorenzo
verranno dati in affitto dalla Camera apostolica alla famiglia dei conti
Gabrielli di Gubbio. Sul finire dell'Ottocento passò al dottor Celestino Colini
di Sigillo, di nobile famiglia, figlio di Clemente Colini che aveva fondato la
Cartiera di Scirca e fratello di Ubaldo che ne diresse le sorti fino alla sua
morte (1910). Celestino Colini, restaurò il castello, vi dimorò stabilmente
ottenendo anche la cittadinanza gualdese. Ogni mattina, accompagnato dal fido
fattore Virgilio, partiva da Crocicchio per recarsi a Gualdo Tadino dove, nel
frattempo, partecipava alla vita pubblica. Fu eletto, infatti, sindaco due
volte: dal 28 ottobre 1915 al 20 agosto 1919 e dal 30 ottobre 1919 al 31
dicembre dello stesso anno. Consigliere Provinciale per il Mandamento di
Gualdo, il Colini favorì la crescita e lo sviluppo delle pinete locali,
piantate dai prigionieri austriaci della guerra 1915-1918 che spesso portava
nel castello in cui aveva loro destinato un vasto locale, affinché potessero
cucinarsi i cibi secondo la tradizione della propria terra. L'attuale edificio,
completamento restaurato, presenta un corpo principale a quattro piani e una
torre a base quadrata con bifore e merlature in cui si apre una porta ogivale e
finestre ad arco tondo. La parte alta della torre è costituita da un finestrone
gotico di stile giottesco sostenuto da due colonne trilobate sopra il quale
svettano le merlature. Attuale proprietaria è la famiglia del sig. Rodolfo
Cecconi che ne ha fatto il centro di una fiorente azienda agraria di 160 ettari
occupata da seminativi, pascoli e boschi.
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