CASTELFONDO (TN) – Castello
Sorge sul promontorio fra i precipizi del rio Robiola e del
torrente Novella, prima del paese di Castelfondo e dall'alto sembra emergere
dal verde del parco, difeso dalla torretta cuspidata della cortina esterna. Nonostante
la possibile origine romana, le prime attestazioni del castello risalgono al
XII secolo, quando, sotto il dominio dei Castelfondo prima e poi, per via
matrimoniale, dei Cagnò, venne eretto il nucleo originario costituito dal
poderoso mastio. Addossati a quest'ultimo sorsero i vari corpi di fabbrica,
protetti da una o più cerchie di mura. Il castello era sede della più ampia
giurisdizione tirolese della valle di Non, comprendente Melango (oggi
Castelfondo), Raìna, Dovéna, Brez, Arsio, Traversara, la valle di
Senales/Schnalstal, Ruffré, Dos, Amblàr, la valle di san Romedio e Tavón. Nel
corso dei secoli il maniero subì ricostruzioni e modifiche; gli apprestamenti
difensivi rendono conto del valore strategico del complesso, passato a diversi
proprietari. Godescalco di Cagnò nella seconda metà del XIII secolo lo vendette
per 1800 marche veronesi a Mainardo II conte del Tirolo. Questi iniziò così
l'occupazione di gran parte della valle di Non, riuscendo in breve a
controllarne i vari passaggi: Palade, Mendola, Rocchetta, Molveno, Zambana
vecchia-Fai della Paganella. All'inizio del Trecento Enrico III di Rottemburgo
ottenne il castello e la relativa giurisdizione. Nel 1412 il maniero tornò
nella persona di Federico IV duca d'Austria ai conti del Tirolo, che lo
governarono per diversi anni con dei capitani, fino alla metà del secolo,
quando lo ricevette come feudo pignoratizio Bernardo Fuchs von Fuchsberg. Nel
1471 Baldassare e Simone Thun ottennero il maniero di Castelfondo. Dal punto di
vista architettonico va rilevato l'intervento promosso da Simone Thun allo
scadere del XV secolo, con la realizzazione (nel 1492) nel cortile interno di
un elegante porticato a quattro archi a tutto sesto, opera del maestro muratore
Lorenzo di val d'Intelvi. Le stesse maestranze comacine sopraelevarono inoltre i
due corpi trecenteschi addossati al mastio e costruirono il palazzo
semicircolare che chiude la corte. Fra gli eventi storici più significativi si
ricorda l'assedio da parte dei contadini insorti nel 1525 durante la guerra
rustica; nel febbraio 1670 un incendio causò gravi danni e nel gennaio del 1738
due roghi distrussero di nuovo il complesso e, in parte, il corposo archivio di
famiglia. Il castello, abbandonato dai proprietari trasferitisi in Boemia,
cadde lentamente in rovina, fino al passaggio ai conti Thun della linea di
castel Braghér. Guidobaldo (1808-1865) e il figlio Galeazzo (1850-1931), Gran
Maestro dell'Ordine di Malta dal 1905, lo restaurarono nel corso del XIX
secolo, riportandolo a un nuovo splendore. Il maniero conserva una biblioteca,
un archivio, diverse opere d'arte e una collezione di armi. Fra i diversi
ambienti interni si possono ricordare la Camera del foro, la Stanza del camino,
la Camera longa, la Camera di don Chisciotte, la Camera dei vescovi con
ritratti dei presuli Thun e il Salone degli antenati. Attualmente il castello è
proprietà privata e pertanto rimane chiuso al pubblico.
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