domenica 26 maggio 2013

Il castello di domenica 26 maggio






COLLOREDO DI MONTE ALBANO (UD) - Castello

Fatto costruire nel 1302 da Gugliemo di Mels, cavaliere di antica stirpe sveva, con l’autorizzazione del patriarca di Aquileia (Ottobono de’ Razzi), è un capolavoro di suggestione e cultura. Dopo la morte di Guglielmo venne completato dai suoi tre figli Asquino, Bernardo e Vicardo che per primi assunsero il cognome di Colloredo Mels Waldsee. Maniero tipicamente feudale, venne edificato per necessità difensive ma, nei secoli, ha poi assunto l'aspetto di una grande dimora nobiliare. Famose le lotte dei signori del castello, i Colloredo, contro i patriarchi, i conti di Gorizia, i Camineri, i Savorgnan, i Torriani. Nel 1420 il complesso cadde nelle mani dei Veneziani; nel 1511 subì il noto saccheggio del giovedì grasso. Cessate le lotte feudali che caratterizzano tutto il corso del XVI secolo, i proprietari si dedicarono ad abbellire l'ormai vetusta dimora con le fastose eleganze del Rinascimento. Fino al 6 maggio 1976 - quando fu colpito e pesantemente danneggiato dal terremoto - il castello era costituito da un nucleo centrale, tre torri e due ali. Una triplice cinta di mura con perimetro ellittico è ancora avvertibile. Il maniero aveva più di 360 stanze, 5 corpi di fabbrica, scalinate, centinaia di merli, tre corti, 7 giardini a terrazza, 1 palo della gogna, 1 riva scoscesa a nord, 3 muraglioni a sud, in parte affossati, quasi mezzo ettaro di tetti sotto cui uccelli e pipistrelli hanno nidificato per secoli. Oggi, tranne la parte restaurata, acquisita dalla Comunità Collinare, è abbandonato. Invaso da masnade e milizie d'ogni sorta - venete, cosacche, americane, tedesche, ma anche italiane - fu la casa di poeti, scrittori e pittori, motivo per cui è chiamato anche “il castello degli scrittori e dei cantastorie”. Qui Giovanni da Udine (sepolto nel Pantheon a Roma) verso la metà del 1500 decorò uno dei soffitti a volta della torre ovest ed eseguì numerosi fregi in varie stanze; Ermes di Colloredo - padre della lingua friulana – vi immaginò, nel XVII, secolo i suoi versi libertini; Ippolito Nievo vi scrisse Le Confessioni di un Italiano e il pronipote Stanislao Nievo vi completò Il prato in fondo al mare. Nel maniero furono coniate monete, amministrata la giustizia, eseguite sentenze capitali, composti spartiti musicali e tramati intrighi di curia e di corte. Un universo pulsante tra belle mura. La famiglia Nievo, proprietaria dell'ala cinquecentesca del castello, negli anni dopo il sisma, si è battuta - proponendo una progettazione anche per la Torre Porta - per ridare alla struttura un aspetto civile e culturalmente fecondo, ma il progetto non si è realizzato. Attualmente, procede l'imponente cantiere per la ricostruzione dello storico castello nieviano e nei prossimi mesi sarà possibile vederne sviluppi, prosecuzione e scoperte archeologiche, ma anche le novità che riemergono mentre si procede al recupero del maniero. Durante questi lavori sono stati ritrovati degli affreschi del '500, un tempo facenti parti dell'ala Nievo e ora ritrovati: «Facendo una piccola ricerca - spiega il commissario Vittorio Zanon - abbiamo visto che dopo il terremoto quegli affreschi, un tempo alla sommità delle pareti della sala, erano stati riposti in un magazzino. La famiglia Nievo ci ha fatto sapere di averli conservati, ma anche di essere disponibile a metterli a disposizione per il pubblico. Sono in ottimo stato di conservazione: ora stiamo valutando le modalità per la futura esposizione». Si tratta di "grottesche" del 1500 e ora lo staff che segue l'opera si prepara a inserirle negli eventi collaterali attorno al cantiere, a cominciare dalle telecamere che si vogliono sistemare affinché i visitatori possano seguire in tempo reale gli interventi di restauro del castello. Per approfondire consiglio il seguente link: http://www.terredimezzo.fvg.it/?id=2498
ma anche questo: http://www.mappafriuli.com/viaggi/1870/castello-di-colloredo-di-monte-albano/

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