COLLOREDO DI MONTE ALBANO (UD) - Castello
Fatto costruire nel 1302 da Gugliemo di Mels, cavaliere di antica
stirpe sveva, con l’autorizzazione del patriarca di Aquileia (Ottobono de’
Razzi), è un capolavoro di suggestione e cultura. Dopo la morte di Guglielmo venne
completato dai suoi tre figli Asquino, Bernardo e Vicardo che per primi
assunsero il cognome di Colloredo Mels Waldsee. Maniero tipicamente feudale,
venne edificato per necessità difensive ma, nei secoli, ha poi assunto l'aspetto
di una grande dimora nobiliare. Famose le lotte dei signori del castello, i
Colloredo, contro i patriarchi, i conti di Gorizia, i Camineri, i Savorgnan, i
Torriani. Nel 1420 il complesso cadde nelle mani dei Veneziani; nel 1511 subì il
noto saccheggio del giovedì grasso. Cessate le lotte feudali che caratterizzano
tutto il corso del XVI secolo, i proprietari si dedicarono ad abbellire l'ormai
vetusta dimora con le fastose eleganze del Rinascimento. Fino al 6 maggio 1976
- quando fu colpito e pesantemente danneggiato dal terremoto - il castello era
costituito da un nucleo centrale, tre torri e due ali. Una triplice cinta di
mura con perimetro ellittico è ancora avvertibile. Il maniero aveva più di 360
stanze, 5 corpi di fabbrica, scalinate, centinaia di merli, tre corti, 7
giardini a terrazza, 1 palo della gogna, 1 riva scoscesa a nord, 3 muraglioni a
sud, in parte affossati, quasi mezzo ettaro di tetti sotto cui uccelli e
pipistrelli hanno nidificato per secoli. Oggi, tranne la parte restaurata,
acquisita dalla Comunità Collinare, è abbandonato. Invaso da masnade e milizie
d'ogni sorta - venete, cosacche, americane, tedesche, ma anche italiane - fu la
casa di poeti, scrittori e pittori, motivo per cui è chiamato anche “il
castello degli scrittori e dei cantastorie”. Qui Giovanni da Udine (sepolto nel
Pantheon a Roma) verso la metà del 1500 decorò uno dei soffitti a volta della
torre ovest ed eseguì numerosi fregi in varie stanze; Ermes di Colloredo -
padre della lingua friulana – vi immaginò, nel XVII, secolo i suoi versi
libertini; Ippolito Nievo vi scrisse Le Confessioni di un Italiano e il
pronipote Stanislao Nievo vi completò Il prato in fondo al mare. Nel
maniero furono coniate monete, amministrata la giustizia, eseguite sentenze
capitali, composti spartiti musicali e tramati intrighi di curia e di corte. Un
universo pulsante tra belle mura. La famiglia Nievo, proprietaria dell'ala cinquecentesca
del castello, negli anni dopo il sisma, si è battuta - proponendo una
progettazione anche per la Torre Porta - per ridare alla struttura un aspetto
civile e culturalmente fecondo, ma il progetto non si è realizzato. Attualmente,
procede l'imponente cantiere per la ricostruzione dello storico castello
nieviano e nei prossimi mesi sarà possibile vederne sviluppi, prosecuzione e
scoperte archeologiche, ma anche le novità che riemergono mentre si procede al
recupero del maniero. Durante questi lavori sono stati ritrovati degli
affreschi del '500, un tempo facenti parti dell'ala Nievo e ora ritrovati:
«Facendo una piccola ricerca - spiega il commissario Vittorio Zanon - abbiamo
visto che dopo il terremoto quegli affreschi, un tempo alla sommità delle
pareti della sala, erano stati riposti in un magazzino. La famiglia Nievo ci ha
fatto sapere di averli conservati, ma anche di essere disponibile a metterli a
disposizione per il pubblico. Sono in ottimo stato di conservazione: ora stiamo
valutando le modalità per la futura esposizione». Si tratta di
"grottesche" del 1500 e ora lo staff che segue l'opera si prepara a
inserirle negli eventi collaterali attorno al cantiere, a cominciare dalle
telecamere che si vogliono sistemare affinché i visitatori possano seguire in
tempo reale gli interventi di restauro del castello. Per approfondire consiglio
il seguente link: http://www.terredimezzo.fvg.it/?id=2498
ma anche questo: http://www.mappafriuli.com/viaggi/1870/castello-di-colloredo-di-monte-albano/
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