TENNO (TN) – Castello
Dalla sommità di una rupe l'antico castello di Tenno osserva, in posizione
strategica a guardia di un antichissimo asse viario, l’intera piana dell’Alto
Garda: una vista panoramica di rara bellezza assolutamente da non perdere. Si
raggiunge seguendo la strada per la Cascata del Varone e le Giudicarie. Sorto
su fondamenta romane, conobbe Longobardi e Franchi, Guelfi e Ghibellini,
servitù feudali e libertà comunali, principi vescovi di Trento, Veneti e
Viscontei, giorni di sventura e di vittoria ed il tramonto degli imperi. Alle
origini (fine del XII secolo) sorse come bene della comunità ma con il passare
del tempo, seguendo costumi diffusi, si privatizzò e giunse nelle mani dei
conti feudali di Appiano e di Ultimo; quindi divenne proprietà del vescovo
Vanga (1210) e rimase al Principato Vescovile di Trento fino all’età napoleonica.
Venne posto in luce da arditi condottieri di ventura del 1400, tra essi il
Gattamelata, il Piccinino ( la sua leggendaria fuga dal castello assediato –
nel 1439, nel corso della battaglia tra Milano e Venezia - fu raccontata anche
dal Machiavelli) e lo Sforza, che stupirono per le loro gesta e portarono
nell'Alto Garda e a Tenno un soffio di vita rinascimentale. A seguito dei danni
riportati si resero necessari dei lavori di restauro alla fine del XV secolo,
eseguiti dai vescovi Hinderbach e Clesio, in occasione dei quali vi fu apposta
l’iscrizione “Tenno tieni forte, resistendo vincerai”. Ancora alla ribalta nel
1700 quando, nell'ambito della guerra franco-ispana, fu messo a ferro ed a
fuoco e seriamente danneggiato dalle milizie di Vendome, che ne asportò i
quattro cannoni per attaccare altri castelli, tra cui quello di Arco. In
seguito, nel 1807, venne messo all'asta dal governo bavarese e acquistato dalla
famiglia Brunati che provvide al restauro e alla costruzione della chiesetta
neogotica (1851). Dopo un millennio di storia la torre quadrangolare, alta 48
metri, lesa dagli eventi bellici, crollò nel 1920, restando frantumata come un
rudere minaccioso che fu poi minato dal Genio Civile nel giugno del 1922. Il massiccio
castello merlato, che conserva ancora le mura a scarpata (in cui sono incastonati
epigrafi e stemmi araldici di principi e vescovi) e gli elementi di fortificazione
del borgo sottostante, è attualmente proprietà privata e pertanto non è visitabile.
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