ANDRANO (LE) – Castello Spinola Caracciolo
Il primo schema costruttivo dell'edificio è quello di un "casale",
un agglomerato di umili cellule abitative con il ricovero per gli animali, un
recinto, la chiesetta, la torre di avvistamento; il tutto racchiuso entro mura.
Successivamente, ingrandendosi, il caseggiato si trasformò in una masseria,
dove vivevano insieme più nuclei familiari. Intorno al 1300 vennero effettuate
opere di fortificazione per difendersi dagli assalti di pirati e quindi il
casale divenne una masseria fortificata con un vasto terreno coltivabile e
racchiusa da una cinta muraria. Un primo assetto architettonico di castello è
verificabile intorno ai secoli XV e XVI in cui venne pianificato il sistema
difensivo costiero ed urbano dell'intero Salento. La prima opera ha riguardato
la torre cilindrica ed il fossato. Intorno al castello vi erano depositi di
derrate agricole e cereali, le "fovee", ancora in parte visibili.
Alcune di queste "fovee" sono state distrutte proprio in occasione della
realizzazione del fossato, segno evidente della trasformazione da casale a
masseria fortificata e successivamente a castello con relativo fossato (epoca in
cui i Saraceno erano signori di Andrano, XV secolo). I lavori furono sicuramente
accelerati in seguito all'invasione turca che interessò la vicina Otranto nel
1480, mettendo in allarme i centri limitrofi. Lo stesso Antonio Saraceno, accorso
in aiuto ad Otranto con un suo esercito, vi perse la vita. Gran parte dei
lavori proseguirono nel
Cinquecento,
per volontà di
Giovan Tommaso Saraceno,
che dispose di costruire una struttura ibrida tra la fortezza e il palazzo
baronale. Dopo i Saraceno, il castello divenne dimora degli Spinola di Gallipoli
(1606) e nel 1622 venne acquistato da Alessandro Gallone. Da quel momento cessò
la sua funzione militare e venne trasformato in palazzo gentilizio. Risale a
questo periodo la costruzione della loggiata interna, il balcone in stile
barocco sulla piazza, le modanature delle finestre con motti in latino ed altre
opere di ingentilimento. Un successore di Alessandro Gallone, Francesco
Alessandro, vendette il feudo a Fulvio Gennaro dei Caracciolo di Merano nel
1734, famiglia che governò fino all'eversione della feudalità nel 1806.
Successivamente, nel 1980 l'Amministrazione Comunale ha acquistato una prima
quota del castello (appartenuta alla famiglia Bentivoglio) per completarne poi
la restante quota (che era di proprietà delle suore maestre Pie Filippini) nel
1985. Il castello presenta una pianta quadrangolare, rinforzata agli spigoli
del prospetto principale da torrioni a sezione quadrata. Un cornicione
marcapiano divide il piano nobile da quello inferiore, mentre la facciata
conserva una caditoia, perpendicolare al portale d'accesso. Al primo assetto
architettonico corrisponde la torre cilindrica - ornata anch'essa da un
cornicione marcapiano e, in alto, da archetti e beccatelli - il fossato, ormai
visibile solo sul lato posteriore dell'edificio, e la torre sud occidentale.
L'edificio è stato poi oggetto, nel corso dei secoli, di continui ampliamenti e
rifacimenti. Il lato occidentale è databile al XVI secolo, come attestano le
modanature cinquecentesche delle finestre e lo scalone, presenti nel cortile
interno. La loggia barocca, sul fronte principale, segna invece la
trasformazione del maniero in dimora gentilizia; così come il doppio ordine di
arcate con pilastri e lesene, presente lungo il lato settentrionale, è in linea
con il gusto architettonico settecentesco. Interessante il cortile, che
presenta una scala interna, tre eleganti e raffinate finestre e una colombaia.
Numerose le epigrafi che si possono leggere sui fregi delle finestre e delle
porte sia all'interno che all'esterno del castello. Particolarmente belle sono
le luci verso il lato posteriore, dove è il giardino,
l’aparo; si tratta
di diverse e bellissime finestre riccamente decorate con motivi vegetali e
ghirlande. Verso il cortile, è una bifora tardogotica, manomessa, di gusto
catalano. Il tetto del castello è percorso da un ballatoio con aperture per le
cannoniere.
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