martedì 14 maggio 2013

Il castello di martedì 14 maggio





CAPRAROLA (VT) – Palazzo Farnese

E' una delle molte dimore costruite dai Farnese nei propri domini. Inizialmente doveva avere caratteristiche difensive come era comune nelle residenze signorili del territorio laziale tra XV e XVI secolo. Il Cardinale Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III, ottenne nel 1504 da Francesco Maria Riario della Rovere la rinuncia al Vicariato di Caprarola e ne rilevò il possesso. L’obiettivo di riunire e consolidare i feudi ed i possedimenti che la famiglia Farnese deteneva nel viterbese, creando uno stato nello stato all’interno del Patrimonio di San Pietro, stava sempre più avvicinandosi. Era necessario individuare un’area che svolgesse le funzioni di caposaldo e di raccordo. Il futuro papa stabilì che proprio Caprarola dovesse assolvere a questo compito per la sua posizione strategica e la salubrità delle proprie condizioni climatiche, l’ideale insomma per una residenza che fosse in grado di garantire un idoneo soggiorno durante i frequenti spostamenti all’interno dei propri possedimenti e che potesse essere utilizzata come luogo di villeggiatura nel periodo estivo. Il progetto del palazzo venne inizialmente affidato ad Antonio da Sangallo il Giovane, esperto in architettura militare, il quale immaginò una struttura che, dal punto più alto del paese, mostrasse la forte presenza dei Farnese sulla comunità locale e sul circostante territorio. L’imponente struttura, a pianta pentagonale, con cinque poderosi bastioni angolari difensivi ed un fossato perimetrale di difesa, avente la funzione di una vera fortezza. I lavori procedettero speditamente nei primi anni con la realizzazione delle fondamenta e l’innalzamento dei muri perimetrali fino al primo piano, poi vennero improvvisamente sospesi. Nel 1534 avvenne l’elezione al soglio pontificio di Alessandro Farnese col nome di Paolo III e le nuove incombenze ed i nuovi grandi interessi della famiglia portarono al disinteresse per Caprarola ed il suo Palazzo. Inoltre nel 1546 morì il Sangallo e questo bloccò ancora di più la situazione. Nel 1559, dieci anni dopo la morte di Paolo III, ripresero i lavori per volontà del nipote del pontefice, anch’egli di nome Alessandro, nato nel 1520 da Pierluigi Farnese e Gerolama Orsini, e Cardinale all’età di soli 15 anni. Alessandro il Giovane fu uno dei personaggi più illustri ed illuminati del suo tempo, fu Vicecancelliere della Chiesa ed ambasciatore personale del Papa, ricevette incarichi prestigiosi e delicati ed importanti onorificenze. L’incarico per la ripresa dei lavori fu affidato a Jacopo Barozzi detto il Vignola modificò radicalmente il progetto originale: la costruzione, pur mantenendo la pianta pentagonale dell'originaria fortificazione, venne trasformata in un imponente palazzo rinascimentale, che divenne poi la residenza estiva del cardinale e della sua corte. Al posto dei bastioni d'angolo l'architetto inserì delle ampie terrazze aperte sulla campagna circostante, mentre al centro della residenza fu realizzato un cortile circolare a due piani, con il superiore leggermente arretrato. Vignola fece tagliare la collina con scalinate in modo da isolare il palazzo e, allo stesso tempo, integrarlo armoniosamente col territorio circostante; inoltre fu aperta una strada rettilinea nel centro del paesino sottostante, così da collegare visivamente il palazzo alla cittadina ed esaltarne la posizione dominante su tutto l'abitato. All'interno della sontuosa dimora lavorarono i migliori pittori e architetti dell’epoca. I temi degli affreschi furono ispirati dal letterato Annibal Caro e realizzati da Taddeo Zuccari, poi sostituito, alla sua morte (1566), dal fratello Federico Zuccari, da Onofrio Panvinio e da Fulvio Orsini. Alla villa sono annessi gli "Orti farnesiani" (con lo stesso nome dei giardini della famiglia sul colle Palatino a Roma), uno splendido esempio di giardino tardo-rinascimentale realizzato attraverso un sistema di terrazzamenti alle spalle della villa, arroccati sul colle dal quale s'erge la costruzione e collegati dal Vignola con la residenza attraverso dei ponti. I lavori per il giardino furono iniziati nel 1565 da Giacomo Del Duca, utilizzando per i terrazzamenti la terra di scarico delle fondazioni della Chiesa del Gesù a Roma, e si conclusero solo nel 1630, sotto la direzione di Girolamo Rainaldi. Il parco si estende dietro al palazzo, in cui si trovano fontane, giochi d'acqua, statue, alberi secolari e due padiglioni divisi da una scalinata doppia, con al centro una lunga fontana formata da delfini e conchiglie. Ancora più sopra si trova l'emiciclo delle ninfee. Dopo la morte del Vignola nel 1573, i lavori furono portati avanti da Jacopo del Duca e Girolamo Rainaldi e completati in due anni circa. Dall’alto si può ammirare la forma pentagonale del palazzo con cortile circolare al centro. Originariamente tutt'intorno era circondato da un fossato. All'interno i vari ambienti sono suddivisi secondo uno schema ben preciso e moderno: la zona estiva a ovest, la zona invernale a est. Le zone della servitù erano separate dalla zona del cardinale e vennero addirittura ricavate dallo spessore dei muri di tufo. Annesse alle stanze della servitù erano le cucine ed i magazzini, al livello del fossato, sotto il cortile. In questa zona era alloggiata la scala del cartoccio, una rampa di forma elicoidale che permetteva di far scendere, mediante una guida scolpita nel corrimano, un cartoccio di carta, con all’interno sabbia o sassolini, in modo da far giungere velocemente ai piani inferiori messaggi riservati. Il piano rialzato viene chiamato Piano dei Prelati, accoglieva in realtà il presidio delle guardie e gli ospiti illustri del Palazzo. Vi si accede sia dalla scalinata esterna che dall'interna. In questo piano vi sono le stanze affrescate da Taddeo Zuccari, le stanze delle stagioni del Vignola e la stanza delle guardie. Il cortile, raggiungibile da questi ambienti, è di forma circolare e realizzato dallo stesso Vignola. Esso è composto da due porticati sovrapposti, con volte affrescate da Antonio Tempesta. Il Vignola fu pure autore degli affreschi della scala interna (la Scala Regia). Questa, di forma elicoidale, ruota intorno a 30 colonne di peperino, attraverso le quali, secondo la leggenda, il cardinale vi passava a cavallo per raggiungere il piano nobile. Celebre e più volte imitata, nella Scala Regia si riconosce una delle “invenzioni” più originali del Vignola. Sopra il piano rialzato si trova il piano nobile, la cui zona estiva fu affrescata da Taddeo Zuccari, mentre l'invernale fu dipinta da Jacopo Zanguidi (detto il Bertoja), da Raffaellino da Reggio e Giovanni de Vecchi. Qui sono collocate la camera da letto del cardinale, detta Camera dell’Aurora, e la camera delle celebrità, detta Stanza dei Fasti Farnesiani, con gli affreschi che riassumono la vita dei Farnese. Oltre è posta l’Anticamera del Concilio, che prende il nome dall’affresco del Concilio di Trento; nella stessa stanza vi è un affresco di Paolo III. Successivamente si apre la Sala di Ercole, che prende anch'essa il nome dagli affreschi presenti. Una delle stanze più rappresentative del palazzo è la Stanza delle Geografiche o del Mappamondo, la quale prende il nome dagli affreschi di Giovanni Antonio da Varese; non è noto il nome del pittore che realizzò l'opera più affascinante della stanza, ovvero l'originale rappresentazione dello Zodiaco nella volta del soffitto. Il quarto e quinto piano erano assegnati agli staffieri ed ai cavalieri, in camere numerate disposte ai lati di lunghi corridoi. Il complesso monumentale di Caprarola, passato in eredità ai Borbone nel 1731 dopo l’estinzione della famiglia Farnese, nel 1941 è stato acquisito dallo Stato Italiano e nel 1973 affidato in consegna alla Soprintendenza che attualmente ne cura la gestione.La piccola costruzione che si trova all'interno dei giardini fu scelta da Luigi Einaudi come residenza estiva nel settennio della sua Presidenza della Repubblica (1948-1955).

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