CAPRAROLA (VT) – Palazzo Farnese
E' una delle molte dimore costruite dai Farnese nei propri domini.
Inizialmente doveva avere caratteristiche difensive come era comune nelle residenze
signorili del territorio laziale tra XV e XVI secolo. Il Cardinale Alessandro
Farnese, futuro Papa Paolo III, ottenne nel 1504 da Francesco Maria Riario
della Rovere la rinuncia al Vicariato di Caprarola e ne rilevò il possesso.
L’obiettivo di riunire e consolidare i feudi ed i possedimenti che la famiglia
Farnese deteneva nel viterbese, creando uno stato nello stato all’interno del
Patrimonio di San Pietro, stava sempre più avvicinandosi. Era necessario
individuare un’area che svolgesse le funzioni di caposaldo e di raccordo. Il
futuro papa stabilì che proprio Caprarola dovesse assolvere a questo compito
per la sua posizione strategica e la salubrità delle proprie condizioni
climatiche, l’ideale insomma per una residenza che fosse in grado di garantire
un idoneo soggiorno durante i frequenti spostamenti all’interno dei propri
possedimenti e che potesse essere utilizzata come luogo di villeggiatura nel
periodo estivo. Il progetto del palazzo venne inizialmente affidato ad Antonio
da Sangallo il Giovane, esperto in architettura militare, il quale immaginò una
struttura che, dal punto più alto del paese, mostrasse la forte presenza dei
Farnese sulla comunità locale e sul circostante territorio. L’imponente
struttura, a pianta pentagonale, con cinque poderosi bastioni angolari
difensivi ed un fossato perimetrale di difesa, avente la funzione di
una vera fortezza. I lavori
procedettero speditamente nei primi anni con la realizzazione delle fondamenta
e l’innalzamento dei muri perimetrali fino al primo piano, poi vennero
improvvisamente sospesi. Nel 1534 avvenne l’elezione al soglio pontificio di
Alessandro Farnese col nome di Paolo III e le nuove incombenze ed i nuovi
grandi interessi della famiglia portarono al disinteresse per Caprarola ed il
suo Palazzo. Inoltre nel 1546 morì il Sangallo e questo bloccò ancora di più la
situazione. Nel 1559, dieci anni dopo la morte di Paolo III, ripresero i lavori
per volontà del nipote del pontefice, anch’egli di nome
Alessandro, nato nel 1520 da Pierluigi Farnese e Gerolama Orsini,
e Cardinale all’età di soli 15 anni. Alessandro il Giovane fu uno dei
personaggi più illustri ed illuminati del suo tempo, fu Vicecancelliere della
Chiesa ed ambasciatore personale del Papa, ricevette incarichi prestigiosi e
delicati ed importanti onorificenze. L’incarico per la ripresa dei lavori fu
affidato a Jacopo Barozzi detto
il
Vignola modificò radicalmente il progetto originale: la costruzione, pur
mantenendo la pianta pentagonale dell'originaria fortificazione, venne
trasformata in un imponente palazzo rinascimentale, che divenne poi la
residenza estiva del cardinale e della sua corte. Al posto dei bastioni
d'angolo l'architetto inserì delle ampie terrazze aperte sulla campagna
circostante, mentre al centro della residenza fu realizzato un cortile
circolare a due piani, con il superiore leggermente arretrato. Vignola fece
tagliare la collina con scalinate in modo da isolare il palazzo e, allo stesso
tempo, integrarlo armoniosamente col territorio circostante; inoltre fu aperta
una strada rettilinea nel centro del paesino sottostante, così da collegare
visivamente il palazzo alla cittadina ed esaltarne la posizione dominante su
tutto l'abitato. All'interno della sontuosa dimora lavorarono i migliori
pittori e architetti dell’epoca. I temi degli affreschi furono ispirati dal
letterato Annibal Caro e realizzati da Taddeo Zuccari, poi sostituito, alla sua
morte (1566), dal fratello Federico Zuccari, da Onofrio Panvinio e da Fulvio
Orsini. Alla villa sono annessi gli "Orti farnesiani" (con lo stesso
nome dei giardini della famiglia sul colle Palatino a Roma), uno splendido
esempio di giardino tardo-rinascimentale realizzato attraverso un sistema di
terrazzamenti alle spalle della villa, arroccati sul colle dal quale s'erge la
costruzione e collegati dal Vignola con la residenza attraverso dei ponti. I
lavori per il giardino furono iniziati nel 1565 da Giacomo Del Duca,
utilizzando per i terrazzamenti la terra di scarico delle fondazioni della Chiesa
del Gesù a Roma, e si conclusero solo nel 1630, sotto la direzione di Girolamo
Rainaldi. Il parco si estende dietro al palazzo, in cui si trovano
fontane, giochi d'acqua, statue, alberi secolari e due padiglioni divisi da una
scalinata doppia, con al centro una lunga fontana formata da delfini e
conchiglie. Ancora più sopra si trova l'emiciclo delle ninfee. Dopo la morte
del Vignola nel 1573, i lavori furono portati avanti da Jacopo del Duca e
Girolamo Rainaldi e completati in due anni circa. Dall’alto si può ammirare la forma
pentagonale del palazzo con cortile circolare al centro. Originariamente
tutt'intorno era circondato da un fossato. All
'interno i
vari ambienti sono suddivisi secondo uno schema ben preciso e moderno: la zona
estiva a ovest, la zona invernale a est. Le zone della servitù erano separate
dalla zona del cardinale e vennero addirittura ricavate dallo spessore dei muri
di tufo. Annesse alle stanze della servitù erano le cucine ed i magazzini, al
livello del fossato, sotto il cortile. In questa zona era alloggiata la scala
del cartoccio, una rampa di forma elicoidale che permetteva di far scendere,
mediante una guida scolpita nel corrimano, un cartoccio di carta, con
all’interno sabbia o sassolini, in modo da far giungere velocemente ai piani
inferiori messaggi riservati. Il piano rialzato viene chiamato Piano dei
Prelati, accoglieva in realtà il presidio delle guardie e gli ospiti illustri
del Palazzo. Vi si accede sia dalla scalinata esterna che dall'interna. In
questo piano vi sono le stanze affrescate da Taddeo Zuccari, le stanze delle
stagioni del Vignola e la stanza delle guardie. Il cortile, raggiungibile da
questi ambienti, è di forma circolare e realizzato dallo stesso Vignola. Esso è
composto da due porticati sovrapposti, con volte affrescate da Antonio Tempesta.
Il Vignola fu pure autore degli affreschi della scala interna (la Scala Regia).
Questa, di forma elicoidale, ruota intorno a 30 colonne di peperino, attraverso
le quali, secondo la leggenda, il cardinale vi passava a cavallo per
raggiungere il piano nobile. Celebre e più volte imitata, nella Scala Regia si
riconosce una delle “invenzioni” più originali del Vignola.
Sopra il piano rialzato si trova il piano
nobile, la cui zona estiva fu affrescata da Taddeo Zuccari, mentre l'invernale
fu dipinta da Jacopo Zanguidi (detto il Bertoja), da Raffaellino da Reggio e
Giovanni de Vecchi. Qui sono collocate la camera da letto del cardinale, detta
Camera dell’Aurora, e la camera delle celebrità, detta Stanza dei Fasti
Farnesiani, con gli affreschi che riassumono la vita dei Farnese. Oltre è posta
l’Anticamera del Concilio, che prende il nome dall’affresco del Concilio di
Trento; nella stessa stanza vi è un affresco di Paolo III. Successivamente si
apre la Sala di Ercole, che prende anch'essa il nome dagli affreschi presenti. Una
delle stanze più rappresentative del palazzo è la Stanza delle Geografiche o
del Mappamondo, la quale prende il nome dagli affreschi di Giovanni Antonio da
Varese; non è noto il nome del pittore che realizzò l'opera più affascinante
della stanza, ovvero l'originale rappresentazione dello Zodiaco nella volta del
soffitto. Il quarto e quinto piano erano assegnati agli staffieri ed ai
cavalieri, in camere numerate disposte ai lati di lunghi corridoi. Il complesso
monumentale di Caprarola, passato in eredità ai Borbone nel 1731 dopo
l’estinzione della famiglia Farnese, nel 1941 è stato acquisito dallo Stato
Italiano e nel 1973 affidato in consegna alla Soprintendenza che attualmente ne
cura la gestione.La piccola costruzione che si trova all'interno dei giardini fu
scelta da Luigi Einaudi come residenza estiva nel settennio della sua Presidenza
della Repubblica (1948-1955).
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