TRIVENTO (CB) – Castello Ducale Colaneri
E’ collocato nei pressi della Cattedrale. L'epoca
dell'edificazione del castello di Trivento, oggi non più tale, é ignota non
essendoci notizie o riferimenti storici precisi, tranne rare citazioni di
cronisti medioevali che si riferiscono a fatti d'armi dell'epoca. Analizzando
però le sue caratteristiche architettoniche si pensa che la fortezza sia
stata costruita intorno ai secoli XIII-XIV. Il castello era circondato a ovest
da una profonda vallata naturale, inattaccabile, mentre negli altri lati vi
erano torri merlate, bastioni, barbacane e ponte levatoio, da molti secoli non
più esistenti. Nell'interno una serie di trabocchetti, saracinesche, caditoie e
cunicoli sotterranei segreti, immettenti all'aperto nella profonda vallata
occidentale in uscite ben dissimulate nel caso di forzata ritirata. Insomma un
sistema difensivo complesso e poderoso. Le prime notizie storiche risalgono
quindi all'alto Medioevo, epoca in cui Trivento apparteneva al ducato
longobardo prima e al principato di Benevento poi. Nel successivo periodo
normanno, intorno al 1130, il suo castello, chiamato “nobile” da L. Alberti,
difeso da Giovanni detto " lo Sclavo", valoroso ed imperturbabile
guerriero, fu assediato ed espugnato dalle soldatesche di Ruggiero prima che
questi fondasse la sua monarchia e lo traesse quindi alla sua parte da quella
di Lotario imperatore per cui in precedenza stava. Nell'archivio storico di
Napoli si hanno notizie più consistenti dal periodo angioino in poi; risulta
infatti che dopo la sconfitta di Manfredi nella battaglia di Benevento (1260) e
la conquista militare del Regno di Napoli da parte di Carlo I d'Angiò, la
contea di Trivento fu concessa dal vincitore come premio per l'aiuto ricevuto,
ad Ansaldo di Lavanderia della cui persona tacciono cronisti e storici; doveva
essere uno dei tanti cadetti di case nobili francesi venuti alla conquista del
regno per fare fortuna. Verosimilmente costui morì senza eredi ed il feudo
tornò al Demanio. Lo stesso Re, morto nel 1285, gli diede per successore
Amerigo de Sus venuto pure lui al seguito delle armi francesi alla conquista
del Regno. Questa famiglia si estinse presto poiché Pietro morì nel 1326 ed
Amerigo nel 1347 entrambi senza eredi. Il contado quindi passò alla famiglia
Pipino, di stirpe francese, venuta anch'essa al seguito di Carlo I d'Angiò ed
ascritta al patriziato napoletano al seggio di Porto. A questa signoria
successe quella di Egidio Vallacublay e della moglie Margherita sua erede, la
quale, sposando in seconde nozze il conte di Cerreto, vendette nel 1313 la
contea di Trivento a Guglielmo d'Evoli, mentre altri asseriscono che Trivento
fu assegnato a Niccolò d'Evoli da re Roberto nel 1309, appena salito al trono.
La differenza tra le due tesi si riduce alla diversità del nome
dell'intestatario e ai quattro anni tra le due date. Guglielmo d'Evoli,
figliolo di Niccolò e conte di Trivento ben noto ai suoi tempi tra i più chiari
uomini d'arme, fu cavallerizzo maggiore alla corte di re Roberto, seguì il duca
di Calabria a Firenze e quindi a Roma a scacciare imperatore e antipapa e dove
il cardinale Orsini col suo ausilio, (comandava 800 cavalli ), ripristinò
l'autorità pontificia. Nel corso di tale missione fu creato senatore di Roma,
cioè fu innalzato alla più alta magistratura dello stato. Compromesso tuttavia
nell'assassinio del principe Andrea d'Ungheria, marito di Giovanna I, avvenuto
in Anversa nel 1345, fu privato del feudo e questo devoluto al Demanio. Dopo
questi fatti l'Università di Trivento venne assegnata in dote a Giovanna di
Durazzo, cugina della regina, che sposò nel 1363 il conte d'Artois. Asceso al
trono nel 1301 Carlo di Durazzo, cugino della predetta principessa, confiscò il
feudo alla stessa facendone titolare Giovanni de' Trinci, in modo che in quel
periodo di tempo il titolo comitale di Trivento era portato dai d'Evoli e dai
Trinci. Successivamente la contea di Trivento fu assegnata da re Ladislao,
venuto intanto a capo delle fazioni, a Francesco d'Evoli, famiglia questa di
origine normanna e signori di Capua, il quale a sua volta la diede in dote alla
sua unica figlia Medea, consorte di Giacomo Caldora. Di questo capitano di
ventura si può dire che a suo tempo fu vincitore di Braccio di Montone e del
Piccinnino nella battaglia dell'Aquila ( 1424 ), fu scelto dalla regina
Giovanna II e Renato suo erede, del quale fu Gran Contestabile e Viceré, a
sostenere la loro causa contro Alfonso D'Aragona. Prode nelle armi, oltre che
essere uomo di lettere, fu tra i maggiori capitani del suo tempo, tanto da
essere chiamato dai papi Gregorio XII e Martino V a condottiero dell'esercito
pontificio; durante la sua signoria il castello fu notevolmente restaurato. A
costui successe il figlio Antonio, che dicesi nativo di Trivento, nei primi
anni del XV secolo, di cui era conte nonché duca di Bari. La sua fortuna venne
a mancare nella battaglia di Sessano, combattuta il 24 giugno 1442, dove la
causa angioina da lui sostenuta fu perduta, restando sconfitto e prigioniero di
Alfonso d'Aragona, che gli dimezzò i feudi privandolo di tutte le prerogative
feudali e amministrative, quindi esulò dal regno e si spense a Jesi nello Stato
della Chiesa. Nella seconda metà del XV secolo il duca Giovanni d'Angiò, figlio
dell'ex re Renato, tentò la riconquista del regno, ma la fortuna non
l'assecondò; il conte di Trivento sostenitore della sua causa nel 1461 con le
sue milizie assaltò S.Germano, sperando di impossessarsi della fortezza e
quindi di Montecassino, traendolo dalla parte aragonese per cui stava, a quella
angioina, ma il suo assalto fu respinto e quindi il tentativo angioino falli.
Dopo questi avvenimenti la contea di Trivento con diploma del 1465 del re
Alfonso d'Aragona, fu data in feudo a Galzerarno Requesenz di famiglia patrizia
catalana, che usava per insegna uno scudo azzurro con tre rocchi d'oro con
bordura dentata dello stesso. Requesenz inviato come capitano generale della
flotta da re Giovanni d'Aragona, zio di Ferrante I, al nipote per fargli
recuperare l'isola d'Ischia, estremo rifugio del pretendente Giovanni d'Angiò.
Egli pose l'assedio all'isola ma il pretendente n'era già salpato e dopo
brillanti operazioni navali ne ottenne la resa. Re Ferrante si recò a capo
Miseno per ricercarvi la flotta vittoriosa e, durante l'omaggio che il capitano
generale gli rendeva, lo nominò conte di Trivento. Luigi Galzerano di Requesenz
di origine catalana, conte di Trivento morì nel 1504, unica erede fu la figlia
Isabella che nel 1507 vendette Trivento, Pescopennataro e S. Angelo del Pesco a
Michele d'Afflitto. La nobile famiglia d' Afflitto discendente da vecchio ceppo
amalfitano, pervenuto al patriziato attraverso l'esercizio delle più alte
magistrature, venne ascritta in Napoli ai seggi di Porto, di Nido e Portanova;
Dopo non molti anni, durante le lotte tra Carlo V imperatore e Francesco I re
di Francia, quasi sicuramente nella II^ metà del febbraio 1527, Trivento si
trovava a parteggiare per il primo ed era presidiata da tal Consalvo Quici. I
francesi guidati dal loro capitano il visconte di Loutrech, dopo aver
saccheggiato varie città abruzzesi, assalirono Trivento, che poi
saccheggiarono. Per questo fatto il Loutrech fu chiamato il II° Silla e
Trivento si ebbe l'appellativo di " fedele all'augustissima Casa d'Austria
". Successivamente fu donata ai Caracciolo, vetusta ed illustre famiglia
le cui origini si perdono nella notte dei tempi del mondo greco precristiano.
Nicola Caracciolo, in vita nel 1807 all'epoca dell'eversione della feudalità,
alienò il palazzo comitale, ormai da tempo non più castello, a favore dei
signori Colaneri, i cui eredi sono gli attuali proprietari. La struttura è in
pietra e presenta delle alte mura di cinta, che un tempo avevano funzione di
difesa. La sua pianta è irregolare e si eleva su due piani. La complessità
dell’edificio dimostra che la sua costruzione è avvenuta in più fasi storiche e
che le sue parti sono di diversa datazione. Il palazzo presenta due ingressi: quello di destra, affiancato da uno
stemma, conduce a una stradina che porta alla zona posteriore dell'edificio. Attraverso
l'ingresso di sinistra si accede all'interno del palazzo, dove si incontra
subito un piccolo giardino pensile; un'altra area verde è posta dietro il castello
e ad essa si accede tramite alcune stanze del primo piano. L'interno di Palazzo Colaneri, attualmente
disabitato, è stato radicalmente trasformato fino a perdere i caratteri
residenziali. Fino a pochi anni fa infatti è stato adibito a carcere, come
è possibile notare dalla suddivisione degli ambienti e dalle inferriate ancora
presenti, pertanto non presenta la tipica successione di saloni di un palazzo,
né elementi d'arredo o decorativi che ricordino il suo passato di dimora
signorile. L’unico ambiente in cui sono presenti ancora delle tracce del
passato, è il salone collocato al piano superiore, il cui soffitto è affrescato.
Altre notizie si possono trovare al seguente link: http://web.tiscali.it/prolocotrivento/castello.htm
(Fonti: http://www.molise.org,
http://www.mondoturismoitalia.it,
http://www.amicomol.com/Palazzi%20Molisan%20i02.html
– La foto, di Molisealberi, è stata presa da www.panoramio.com)
Nessun commento:
Posta un commento