TAVERNA (CZ) - Torre di Baiolardo o "Torrazzo"
Con l'avvento dei Normanni, nella seconda metà del XI secolo,
Taverna fu conquistata dalle armate di Roberto il Guiscardo che la diede al
nipote Baiolardo, il quale valorizzò la città con la costruzione di un
imponente sistema difensivo, supportato anche dagli impervi pendii che
circondano la zona.
In questo periodo, presumibilmente nel 1064 circa, cominciò anche la
costruzione del castello situato alle pendici della Sila Piccola, denominato "Torrazzo", a controllo di eventuali
attacchi dal mare, e del castello di Sellia, che veniva utilizzato allo scopo
di sentinella per eventuali invasioni dal mare. Dopo la rivolta feudale dei
nobili catanzaresi e il successivo tradimento di Matteo Bonello al re Guglielmo
I il Malo, Taverna ospitò nella sua fortezza la contessa Clemenza di Catanzaro
e sua madre Segelgarda. Guglielmo I il Malo, quindi, nel 1162, pose sotto
assedio la città di Taverna, che inizialmente resse l'attacco, tanto da
spingere il re a spostare la sua attenzione alla rivolta pugliese. Sedati tutti
i focolai di guerra nella Puglia, le armate che rientrarono sottoposero ad un
secondo assedio Taverna che, avendo sopravvalutato le sue capacità difensive,
fu espugnata e rasa completamente al suolo. La contessa Clemenza fu arrestata e
la rivolta fu spenta nel sangue. Nel 1194, infatti, insorta la guerra tra
Tancredi D´Altavilla e Enrico VI di Svevia, Taverna che aveva mandato a
quest´ultimo armi ed esperti, fu ricostruita, ma si avviava al declino, tanto
che la sua esistenza fu sempre più legata alla contea di Catanzaro, di cui fu
una baronia. Soggetta alla dominazione Angioina e appannaggio della casa
Durazzo, nel 1424 appartenne a Cubelia Ruffo, che, fortificatasi nel castello
di Baiolardo, fu fatta prigioniera da Francesco Sforza nel 1426. A metà circa
del XV sec., Taverna, dopo una sequenza di vicende alterne che, avevano provato
i cittadini, rinacque non solo per lo spostamento dalla Valle Grande a
Bompignano, ma soprattutto perché fu annoverata tra le 102 città delle 1150
abitate nel Regno di Napoli, a cui Alfonso d´Aragona concesse la demanialità
nel corso del parlamento tenuto a Napoli nel febbraio del 1443. La città
conservò il carattere demaniale fino al 1630, quando sotto Filippo IV fu
venduta al Principe Ettore Ravarieschi, che la rese di nuovo libera, appena
ricevuto il riscatto. Per tutto il sec. XVI Taverna fu centro di cultura. Nel
sec. XVII, invece, cominciò il decadimento di Taverna, come ogni possedimento spagnolo;
ad esso contribuì il pagamento al Ravarieschi e soprattutto la persistente
litigiosità tra nobiltà, di cui esisteva un Sedile, clero e congreghe. L’opera
militare di Taverna contava: un piano parapetto, due baluardi, una torre
cilindrica, 42 merli; vi erano 16 soldati di guardia con falconetti ed
archibugi, probabilmente dopo ebbe anche qualche pezzo di artiglieria. Gli
uomini di servizio, deve credersi che li desse il battaglione di cui dispose
sin dal 1700 la città. In occasione del sisma del 1783 la torre subì gravi
danni e divenne, nel XIX secolo, un avamposto per le scorrerie dei briganti, di
cui si tramanda a Taverna una viva memoria storica. I ruderi della cinta
muraria e della costruzione cilindrica, ancora considerevoli nonostante i
continui crolli succedutisi nel corso dei secoli, sono situati sul fianco del
costone roccioso di fronte a Pesaca, a circa 3 Km dall’abitato, sono stati
consolidati nell’ultimo decennio da un intervento di parziale recupero,
promosso dal Comune di Taverna e curato dalla Soprintendenza per i Beni
Architettonici e Paesaggistici della Calabria. Altre notizie su http://www.repubblica.it/cronaca/2010/11/12/foto/monumenti_da_salvare_le_foto_dei_lettori_13-9030319/9/#
Fonti: http://unplicatanzaro.it/TAVERNA-410.html,
http://it.wikipedia.org, da http://www.museoditavernaediting.it/BeniCulturali/patrimonio%20perduto.pdf
(a cura di Giuseppe Valentino) su www.mondimedievali.net
Foto di xavier60 su http://www.panoramio.com
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