giovedì 18 luglio 2013

Il castello di giovedì 18 luglio





GRUMENTO NOVA (PZ) – Castello Sanseverino

Tra il VI e il V sec. a.C. alcuni popoli osco-sabellici invasero da nord le valli lucane e fra questi (come attesta Plinio) i Grumentini. E’ probabile che, prima ancora che venisse fondata dai Romani la colonia militare di Grumentum, esistesse un centro indigeno con lo stesso nome. Distrutta la città romana dai Saraceni, in più fasi, sul finire dell’anno 1000, la parte più consistente dei superstiti trovò rifugio sull’antistante colle di Saponara. Infeudato dai Normanni intorno al 1060, conobbe quale primo Feudatario Roberto d’Altavilla, Conte di Montescaglioso. Tolto al figlio Guglielmo, per la ribellione contro il Re Ruggiero II, venne assegnato alla famiglia dei Fasanella. In epoca sveva (1246) troviamo Saponara sotto il dominio di un Tommaso di Fasanella che, a sua volta, avendo partecipato alla congiura di Capaccio, si vide confiscato il Feudo da Federico II. Anche Manfredi fece saccheggiare la cittadina da bande di Saraceni perché i Sanseverino, che ne erano venuti in possesso nel 1254, parteggiavano per gli Angioini. Carlo I d’Angiò restituì nel 1267 Saponara a Ruggero Sanseverino, Conte di Marsico. Con i Sanseverino, che lo tennero ininterrotamente sino al 1806, il Feudo conobbe periodi di grande splendore ma anche di decadenza. Il ramo dei Sanseverino di Saponara raggiunse la massima potenza nel 1622, allorquando divennero, con Luigi, Principi di Bisignano, primo Principato del Regno di Napoli. Agli inizi del 1700 raggiunse una certa notorietà Aurora Sanseverino,  poetessa dell’Arcadia romana, andata sposa a Niccolò Gaetani d’Aragona, Principe di Laurenzana. Cessata la Feudalità nel 1806, Tommaso di Saponara fu nominato da Giuseppe Bonaparte, Ministro del Regno di Napoli. Il castello venne edificato dai Normanni nell’undicesimo secolo, e restaurato agli inzi del 1700 dal principe di Bisignano e Conte di Saponara Carlo Maria Sanseverino che lo ampliò facendogli raggiungere la dimensione di oltre 100 ambienti. In questa fortezza, tipico esempio di dimora principesca, morirono per avvelenamento i fratelli Jacopo, Sigismondo e Ascanio, figli di Ugo Sanseverino e di Ippolita Monti. Ugo aveva avuto, per la sua fedeltà a Federico d'Aragona, il feudo di Saponara l’1 maggio 1497 e la giurisdizione civile e criminale di Castel Saraceno; suo fratello Girolamo iniziò per questo ad odiarlo e particolarmente per aver avuto tre maschi, che gli toglievano la successione di Saponara. Trovandosi i tre figlioli di Ugo in Taranto, furono invitati da Girolamo ad una caccia a Montalbano e, nella cena che seguì, da un fiasco sigillato fu dato da bere del vino avvelenato ai tre fratelli. Questi, giunti nel castello di Saponara, si ammalarono e, nello spazio di sette giorni, morirono. La madre Ippolita Monti fece erigere ai tre figli i noti monumenti nella chiesa dei SS. Severino e sono a Napoli. Il castello, dopo il tragico avvenimento, rimase per un lungo periodo di tempo abbandonato, finché nel 1523 ne fecero il loro covo alcuni briganti, il cui capo Chiachio era molto temuto nella zona. Ma, dopo qualche anno, nacque discordia tra Chiachio ed un suo luogotenente, che si era stancato di quella vita, e ne seguì ben presto una lotta, combattuta nello stesso castello, alla fine della quale il capo brigante solo e ormai vecchio dovette allontanarsi per sempre dalla zona e la storia ne perse le tracce. L'avvenimento però fu risaputo fin nella capitale del Regno e fu fatto oggetto di un poema da parte di uno sconosciuto autore del tempo; il poema, andato perso purtroppo, forse aveva un titolo del tipo "Chiachio di Saponara ovvero la vera Istoria della triste fine di un brigante e la punizione delle sue malvagità". Con l'avvento del nuovo capo il castello di Saponara vide delle profonde trasformazioni e perse a poco a poco la sua cattiva fama, fino a diventare uno dei più importanti centri, oggi si direbbe mondano-culturall della zona. Amavano soggiornarvi principi e signori, artisti e letterati e le numerose sale del castello ben potevano ospitare quella folla di personalità: una tradizione, tuttavia non confermata, vuole che durante la seconda metà del settecento il castello di Saponara venisse chiamato "Gioiello del Regno", ma i tempi cambiarono e anche Saponara perse il suo splendore. Passato alla famiglia dei Giliberti, venne quasi completamente distrutto dal violento terremoto del dicembre 1857; oggi è visibile un salone, la scuderia, dove sono dipinti in trentasei nicchie angeli e putti reggistemma del diciottesimo secolo dei pittori Perrone e Altobella. Dal castello si dirama allora anche la cinta muraria del XI e XII secolo. Quest’ala del castello è stata di recente rilevata dal comune di Grumento Nova, che ha iniziato i lavori di restauro che ne consentiranno in seguito la fruibilità. Altre notizie su http://www.grumentum.net/it/il-castello-e-il-ciclo-pittorico

Foto tratte da http://www.sarconiweb.it e da http://eneragria.altervista.org (veduta delle scuderie)

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