BONITO (AV) – Castello normanno
Del forte di età longobarda, situato certamente
in posizione strategica sulla collina che domina il vecchio nucleo urbano, non
è stata individuata finora alcuna testimonianza. La rocca doveva comunque già
esistere nel 1030, quando accolse Gerardo di Borgogna, eletto poi papa nel 1059
col nome di Nicola II, in occasione del suo viaggio ad Apice come inviato della
Santa Sede. In seguito al sisma del 1125 e per le mutate esigenze
tattico-militari del periodo, la fortezza venne ricostruita quasi interamente
secondo la tipologia costruttiva dei castelli normanni, grazie a Guglielmo
Gesualdo: a pianta quadrata con torrioni angolari e all'interno un cortile
rettangolare, collegato con un ponte levatoio ligneo ad un cortile esterno, una
quinta torre avanzata verso l’Ufita. Era un edificio difensivo, a protezione
delle Valli dell'Ufita e del Calore e dei paesi di Mirabella e Grottaminarda,
che fungeva da punto di raccolta degli abitanti dell'area in caso di attacco. Finora,
non è stato rinvenuto alcun documento che attesti con esattezza l'epoca di
edificazione del castello normanno, che si ritiene risalga XII-XIII secolo. Guglielmo
Gesualdo andava costituendo il suo grosso feudo, da Gesualdo a Mirabella e da
Frigento a Paternopoli, ricco di terre e di suffeudi, che trasmise al figlio
Elia. Questi, suddito prima di Enrico VI, poi di Carlo d’Angiò, ebbe come
suffeudatario Sergio Bonito, che aveva sposato Sighelgaita Capuano e col
matrimonio aveva meglio consolidato il dominio. La potenza della famiglia
crebbe maggiormente quando Oddo Bonito sposò Maria Gesualdo, la figlia del
feudatario, e da suffeudatario divenne Signore di Bonito. Il re di Napoli
Ladislao privò del feudo i Signori di Bonito nel 1393, e questi se ne tornarono
nella costiera, tra Amalfi e Ravello. La distruzione cagionata dal terremoto
del 1456 provocò l’intervento restauratore di Gaspare d’Aquino, Signore della
vicina Grottaminarda, che riparò il castello e venne ad abitarvi con la moglie.
Così la storia di Bonito si confonde con quella di Grottaminarda. Dopo i
d’Aquino, Bonito passò ai Pisanello, per acquisto fattone da Giovannangelo
Pisanello, a metà del Cinquecento. Giovannangelo III Pisanello, invece, sembra
sia stato protagonista di una storia di sesso e violenza. Per godere i favori
di una bella bonitese avrebbe allontanato il marito, facendolo arruolare sotto
il Duca d’Arcos. Il signorotto avrebbe goduto i favori della donna, se ne
sarebbe stancato, e se ne sarebbe disfatto (dissero) facendola precipitare in
un trabocchetto. Le vicende della guerra portarono il marito all’assedio di
Ariano. Bonito era vicino, e il marito riuscì a vendicare l’offesa uccidendo il
Signore. Il racconto si colorisce di particolari macabri perché si diceva che
ne avesse spinto a calci la testa, come un pallone, da Ariano a Bonito. Ma c’è
un’altra versione (forse più probabile): l’uomo non sarebbe stato costretto a
cedere la moglie al Signore, ma per essere affrancato dal servizio militare gli
avrebbe corrisposto il donativo di tre galline. I Pisanello avevano acquisito
il titolo di Marchesi di Bonito, ma poi vendettero feudo e titolo ad un
discendente dei Bonito, Giulio Cesare. Trasformato in castello-residenza
intorno alla prima metà del XVI secolo, fu provvisoriamente abbandonato nel
1675 dalla famiglia Bonito, che preferì stabilirsi nel nuovo edificio signorile
situato in Borgo San Pietro. Nel 1702 un devastante terremoto determinò il
crollo della torre meridionale e di una parte della cortina muraria, che furono
restaurate però già nel 1719, come attesta un documento risalente al 23 marzo
di quell'anno. Il terremoto del 1962 inferse gravissimi danni al castello, che
venne in parte demolito e ricostruito, tanto da essere praticamente inglobato
in costruzioni private, orrendamente mutilato e gravemente deturpato. Attualmente
sono visibili due torri cilindriche (di cui una solo originale), la cui
muratura presenta sotto la cordonatura un leggero basamento a scarpa; un ponte
levatoio in legno, che ancora è posto su di un fossato all'interno del
castello; parte dei basamenti del circuito murario di età rinascimentale ed il
cortile in cui si accede attraverso due portoni. Interessanti gli affreschi
settecenteschi presenti in una delle due torri e raffiguranti paesaggi
fantastici e bucolici, personaggi mitologici, ma anche scene con figure in
abiti tradizionali. (Fonti: siti http://www.irpiniateca.com,
http://www.irpinia.info, http://www.castellidirpinia.com, http://regiotratturo.spacespa.it
e http://www.comunedibonito.it. Le foto
sono state prese da http://regiotratturo.spacespa.it
e http://www.castellidirpinia.com).
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