VENAFRO (IS) – Castello Pandone
Venne edificato su di un'originaria muratura sannitica alla quale si
sovrappose successivamente una fortificazione romana. In epoca longobarda,
inoltre, intorno al X secolo, fu costruito, sempre nello stesso complesso, un
recinto quadrangolare con diverse torri delle quali la più visibile è sul lato
nord dell'attuale castello. Tale trasformazione avvenne quando il conte
Paldefrido vi pose la sua sede. Nel 1138 il castello subì ingenti danni causati
dall'attacco operato dalle truppe di Ruggero II di Altavilla. Nel 1270 Rubino De
Veris trasformò la fortezza in ostello, mettendola a disposizione della
monarchia. Nel 1288 il castello passò da statale a feudale. Subito dopo il
terremoto del 1349, gli Angioini fecero aggiungere alla fortificazione tre
torri cilindriche ed il fossato, che proteggeva il castello su tre lati. Alla realizzazione
del fossato fu coinvolta l'intera popolazione ma non venne mai del tutto
completato per via di una rivolta popolare che reclamava le cattive condizioni
in cui era costretta a lavorare. Nel 1443 Francesco Pandone ottenne il castello
direttamente da Alfonso d'Aragona, che glielo consegnò insieme alla Contea di
Venafro. Il Pandone iniziò subito i lavori per un camminamento protetto per le
guardie che collegava i due ingressi del castello, a loro volta assicurati con
due ponti levatoi (oggi però resi fissi). Allo stesso modo vennero
ristrutturate la cisterna ed il relativo meccanismo di raccolta dell'acqua
piovana. Al castello si accedeva attraverso un ponte levatoio ad ovest e una
postierla ad est. Quest’ultima permetteva l'accesso di un cavaliere alla volta
e pertanto poteva essere controllata da una sola guardia. La fortezza
gradualmente si trasformò in residenza signorile rinascimentale grazie ad Enrico
Pandone, succeduto al padre nel 1498, che vi aggiunse un giardino all'italiana
e un arioso loggiato. Egli si trasferì al castello in maniera stabile però solo
intorno al 1514, con i propri figli e la moglie Caterina Acquaviva d'Aragona.
Fu proprio in questo periodo che gli ambienti interni del maniero vennero
abbelliti da raffigurazioni a grandezza naturale di cavalli della scuderia del
conte, sua grande passione. La tecnica usata per le rappresentazioni è quella
dello stiacciato, un intonaco con figura a basso rilievo su cui poggiare il
colore. Di ognuno dei 26 cavalli vengono riportati l'età, la razza, il nome, il
colore del manto, il simbolo dell' H (cioè della scuderia di Henricus) e una
particolarità del proprio carattere o a chi è stato donato, preziose
indicazioni per gli appassionati e gli
studiosi di cavalleria
rinascimentale. Inoltre, graffiti con schizzi, motti e dediche,
si leggono sul cinquecentesco intonaco dei piani nobili. Enrico rimase sempre
devoto a Carlo V fino alla discesa di Lotrec dalla Francia. Carlo V ebbe la
meglio sul francese e il tradimento costò ad Enrico la decapitazione in Napoli.
Alla morte di Pandone, i successivi feudatari lasciarono in stato di
abbandono la fortezza. Nel 1600, i sotterranei dell'edificio furono
adoperati come carceri, per coloro che attendevano il giudizio. Nel XVII secolo
il castello, dopo essere stato della famiglia vicereale dei Lannoy, passò ai
Peretti-Savelli, familiari di Sisto V, e nel secolo successivo alla potente
famiglia dei di Capua. Giovanni di Capua lo trasformò nella sua residenza in
vista del matrimonio che avrebbe dovuto contrarre con Maria Vittoria
Piccolomini, agli inizi del Settecento. Grandi lavori furono intrapresi tra cui
la rimozione di gran parte dei cavalli fatti realizzare da Enrico Pandone. Il matrimonio
rimase un sogno per la prematura scomparsa di Giovanni. Lo stato avanzato dei
preparativi per tale evento aveva portato a concretizzarlo nel grande stemma,
che è ancora nel salone, dove l'unione dei blasoni delle due casate ricorda un
avvenimento che non è mai accaduto. Nel XIX venne destinato ad uso privato e
separato in appartamenti agresti. Il castello riacquistò splendore durante la
seconda guerra mondiale, recuperando la sua primordiale funzione
difensiva. Dopo anni di lavori di restauro l’importante edificio è
divenuto sede di convegni e mostre, visitabile ogni giorno. Il castello è a
pianta quadrangolare, caratterizzato da quattro torri ubicate intorno ad un
cortile rettangolare, di cui tre sono rotonde, mentre la quarta è quadrata ed
ha la funzione di mastio. Il mastio si eleva su tre piani comunicanti tra loro
mediante botole e scale levatoie. Il pianterreno ospita la sala d’armi e i
locali riservati al corpo di guardia. Il primo piano era abitato dal padrone e
dalla sua corte. L’ultimo piano era utilizzato come base di vedetta e di difesa. All’interno del
castello si possono ammirare ancora uno scalone trecentesco, il piano nobile,
il ballatoio cosiddetto dei Cavalli da Corsa, una bella loggia con arcate e la sala
dei cavalli da guerra in cui primeggia la sagoma del cavallo San Giorgio,
esemplare regalato all'imperatore Carlo V in segno di riconoscenza per aver
nominato il Conte Enrico duca di Boiano. Infine, il Salone dei Conti, la Sala
del Teatrino (dove nel 1700 venne creato sia un falso palcoscenico che un finto
sipario, ai cui lati vennero rappresentati due putti nell’atto di reggere un
velo gonfiato dal vento) ed un particolare giardino completano la visita agli
spazi interni del castello. Al di sotto del piano di ronda un camminamento con
feritoie permetteva il controllo del maniero dal piano del fossato. Il
camminamento è interamente percorribile. Dal 18 dicembre 2012, inoltre, ospita il
Museo Nazionale del Molise, con una ricca Pinacoteca di testimonianze
artistiche molisane, confrontate con altre di proprietà statale, provenienti
dai depositi dei Musei di Capodimonte e San Martino di Napoli, della Galleria
Nazionale d’Arte Antica di Roma e del Palazzo Reale di Caserta. Il percorso è
diviso in due sezioni: il castello, “museo di se stesso”, con le sue valenze
urbanistiche, architettoniche e decorative, e l’esposizione al secondo piano di
affreschi, sculture, tele, disegni e stampe, in un itinerario che documenta la
cronologia – dal Medioevo al Barocco – e i diversi orientamenti culturali di
committenti e artisti in Molise. Per approfondire consiglio i seguenti link:
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