BRENDOLA (VI) – Rocca dei Vescovi
La storia di Brendola si accentra attorno al suo Castello (o
Rocca dei Vescovi), che per molti secoli rappresentò la struttura del potere ed
il centro di una giurisdizione civile e vescovile. La documentazione più antica
induce a collocare la fortificazione nel periodo in cui, Berengario, marchese
del Friuli, ottenuta la corona di re d'Italia, si trovò a fronteggiare le
scorrerie degli Ungari, dimostrandosi, però, del tutto impotente a garantire la
difesa delle popolazioni. Sconfitto presso il fiume Brenta nell'anno 899,
Berengario favorì la costruzione di castelli e mura nei territori maggiormente
esposti al pericolo di incursioni. In origine si sarebbe trattato di una rocca
con torrione di avvistamento e con ambienti adatti al deposito delle derrate,
durante le incursioni. Il primo accenno storico al Castello, lo si ha nel 983
in un privilegio imperiale concesso da Ottone III al Vescovo di Vicenza. Nella
seconda metà del XI secolo, durante le lotte per le Investiture tra il papa e l'imperatore, numerose furono gli scontri tra
nobili e vescovo che si protrassero sino al XII secolo. Proprio in quest'ultimo
secolo fu allargata la cinta muraria del castello, probabilmente ad opera del
vescovo Torengo e furono predisposti locali utili per accogliere animali,
provviste, armi e munizioni, oltre ad un presidio militare, in caso di assedio. Solamente
nel 1184 il vescovo Giovanni de' Sordi (detto il Cacciafronte) rientrò in
possesso dei beni perduti nella lotta contro l'imperatore. Le aspre lotte
verificatesi verso la fine del XII secolo tra guelfi e ghibellini, capeggiati
dalla famiglia da Romano, indebolirono ulteriormente il potere dei vescovi,
anche se nel 1210 un privilegio di Ottone IV riconfermò al vescovo di Vicenza
la giurisdizione sul castello. Durante questo periodo, comunque, Ezzelino da
Romano ridusse quasi alla miseria la diocesi vicentina. Solamente dopo la sua
morte, i vescovi di Vicenza riacquistarono il possesso del castello. Nel 1262
il vescovo Bartolomeo da Breganze convocò a Brendola una assemblea (Curia
Vassallorum) nella quale cedette l'uso e la manutenzione del castello alla
chiesa e alla comunità locale di Brendola, con l'obbligo di offrire riparo al
vescovo in caso di necessità. Da allora il presidio militare non dipese più dal
vescovo, ma dai vicentini. All'inizio del XIV secolo Brendola si trovò al
centro della lotta tra Padova e Verona per la conquista di Vicenza. Nel 1311
Vicenza passò agli Scaligeri, Signori di Verona, i quali occuparono anche il castello
di Brendola. Durante l'occupazione scaligera il vescovo venne del tutto privato
dei suoi poteri politico-amministrativi, tranne che per un brevissimo periodo
(1366-1399) quando Padova, Firenze e Venezia, si coalizzarono contro Verona. Nel
1337 il castello venne ceduto ai Carraresi, nel 1353 se ne impossessò Cangrande
della Scala che successivamente lo donò ai Vicentini. Il castello fuggì al
controllo degli Scaligeri e venne occupato dal vescovo di Vicenza Biagio da
Lionessa il quale tramò per consegnare il castello ai veneziani. Egli dimorò a
Brendola sino al 1343 e solamente dopo la sua rimozione il castello venne riconsegnato
al comune di Vicenza. Dalla seconda metà del XIV secolo i veronesi esercitarono
il controllo sui castelli berici ed affidarono ai loro capitani il compito di
comandare i presidi e di amministrare il territorio. In seguito i capitani
vennero sostituiti dai vicari e Brendola diventò sede di vicariato sino al
1404, anno in cui l'esercito padovano occupò la rocca di Brendola ed assediò
Vicenza fallendone il tentativo. Vicenza si consegnò, allora, spontaneamente a
Venezia e da quel momento iniziò il dominio della Serenissima Repubblica. Nel
1413 il castello venne gravemente danneggiato dai mercenari ungheresi guidati
da Pippo Spano, mentre fu fatale, per Brendola, la guerra suscitata dalla Lega
di Cámbrai nel 1508. Nel 1513 la rocca venne occupata dagli spagnoli per esser
riconquistata, l'anno successivo, dalla Serenissima ad opera del generale
Bartolomeo d'Alviano il quale, per evitare che il castello si trasformasse in
rifugio nemico, ordinò la distruzione dei punti vitali del maniero. Da questo
momento la Rocca dei Vescovi perse la sua importante funzione di centro di
potere. Per Brendola iniziò una nuova fase storica che si inserisce in quella
più ampia della Repubblica di Venezia prima e dell'Italia dopo. Della rocca
vescovile, che nella sua compiutezza doveva essere un edificio piuttosto
imponente adatto a far fronte a lunghi, e non rari per quei tempi bui e
pericolosi, periodi di permanenza del Vescovo, oggi restano solo maestosi
ruderi. Nei dintorni altri due manieri dove si rifugiava il Vescovo, il
castello di Grancona (ora chiesa parrocchiale) e quello di Zovencedo. Negli
ultimi anni (1980-89 / 2005-06) si è provveduto ad un buon intervento di
restauro conservativo, in cui le aggiunte strutturali in pietra, per la
sicurezza statica dei ruderi, sono perfettamente visibili, permettendoci di
leggere in tutto il loro drammatico fascino i segni del tempo e della storia,
consentendo l'accesso esterno al pubblico.
Altri link suggeriti: http://brendoladialoga.wordpress.com,
http://www.archilovers.com/p12717/Restauro-della-Rocca-dei-Vescovi-di-Brendola
Fonti: www.comune.brendola.vi.it, http://www.magicoveneto.it, http://www.prolocobrendola.it
Foto: da http://rete.comuni-italiani.it (di btonin), da http://www.panoramio.com
(di alpino 47)
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