giovedì 5 settembre 2013

Il castello di giovedì 5 settembre






BRENDOLA (VI) – Rocca dei Vescovi

La storia di Brendola si accentra attorno al suo Castello (o Rocca dei Vescovi), che per molti secoli rappresentò la struttura del potere ed il centro di una giurisdizione civile e vescovile. La documentazione più antica induce a collocare la fortificazione nel periodo in cui, Berengario, marchese del Friuli, ottenuta la corona di re d'Italia, si trovò a fronteggiare le scorrerie degli Ungari, dimostrandosi, però, del tutto impotente a garantire la difesa delle popolazioni. Sconfitto presso il fiume Brenta nell'anno 899, Berengario favorì la costruzione di castelli e mura nei territori maggiormente esposti al pericolo di incursioni. In origine si sarebbe trattato di una rocca con torrione di avvistamento e con ambienti adatti al deposito delle derrate, durante le incursioni. Il primo accenno storico al Castello, lo si ha nel 983 in un privilegio imperiale concesso da Ottone III al Vescovo di Vicenza. Nella seconda metà del XI secolo, durante le lotte per le Investiture tra il papa e  l'imperatore, numerose furono gli scontri tra nobili e vescovo che si protrassero sino al XII secolo. Proprio in quest'ultimo secolo fu allargata la cinta muraria del castello, probabilmente ad opera del vescovo Torengo e furono predisposti locali utili per accogliere animali, provviste, armi e munizioni, oltre ad un presidio militare, in caso di assedio. Solamente nel 1184 il vescovo Giovanni de' Sordi (detto il Cacciafronte) rientrò in possesso dei beni perduti nella lotta contro l'imperatore. Le aspre lotte verificatesi verso la fine del XII secolo tra guelfi e ghibellini, capeggiati dalla famiglia da Romano, indebolirono ulteriormente il potere dei vescovi, anche se nel 1210 un privilegio di Ottone IV riconfermò al vescovo di Vicenza la giurisdizione sul castello. Durante questo periodo, comunque, Ezzelino da Romano ridusse quasi alla miseria la diocesi vicentina. Solamente dopo la sua morte, i vescovi di Vicenza riacquistarono il possesso del castello. Nel 1262 il vescovo Bartolomeo da Breganze convocò a Brendola una assemblea (Curia Vassallorum) nella quale cedette l'uso e la manutenzione del castello alla chiesa e alla comunità locale di Brendola, con l'obbligo di offrire riparo al vescovo in caso di necessità. Da allora il presidio militare non dipese più dal vescovo, ma dai vicentini. All'inizio del XIV secolo Brendola si trovò al centro della lotta tra Padova e Verona per la conquista di Vicenza. Nel 1311 Vicenza passò agli Scaligeri, Signori di Verona, i quali occuparono anche il castello di Brendola. Durante l'occupazione scaligera il vescovo venne del tutto privato dei suoi poteri politico-amministrativi, tranne che per un brevissimo periodo (1366-1399) quando Padova, Firenze e Venezia, si coalizzarono contro Verona. Nel 1337 il castello venne ceduto ai Carraresi, nel 1353 se ne impossessò Cangrande della Scala che successivamente lo donò ai Vicentini. Il castello fuggì al controllo degli Scaligeri e venne occupato dal vescovo di Vicenza Biagio da Lionessa il quale tramò per consegnare il castello ai veneziani. Egli dimorò a Brendola sino al 1343 e solamente dopo la sua rimozione il castello venne riconsegnato al comune di Vicenza. Dalla seconda metà del XIV secolo i veronesi esercitarono il controllo sui castelli berici ed affidarono ai loro capitani il compito di comandare i presidi e di amministrare il territorio. In seguito i capitani vennero sostituiti dai vicari e Brendola diventò sede di vicariato sino al 1404, anno in cui l'esercito padovano occupò la rocca di Brendola ed assediò Vicenza fallendone il tentativo. Vicenza si consegnò, allora, spontaneamente a Venezia e da quel momento iniziò il dominio della Serenissima Repubblica. Nel 1413 il castello venne gravemente danneggiato dai mercenari ungheresi guidati da Pippo Spano, mentre fu fatale, per Brendola, la guerra suscitata dalla Lega di Cámbrai nel 1508. Nel 1513 la rocca venne occupata dagli spagnoli per esser riconquistata, l'anno successivo, dalla Serenissima ad opera del generale Bartolomeo d'Alviano il quale, per evitare che il castello si trasformasse in rifugio nemico, ordinò la distruzione dei punti vitali del maniero. Da questo momento la Rocca dei Vescovi perse la sua importante funzione di centro di potere. Per Brendola iniziò una nuova fase storica che si inserisce in quella più ampia della Repubblica di Venezia prima e dell'Italia dopo. Della rocca vescovile, che nella sua compiutezza doveva essere un edificio piuttosto imponente adatto a far fronte a lunghi, e non rari per quei tempi bui e pericolosi, periodi di permanenza del Vescovo, oggi restano solo maestosi ruderi. Nei dintorni altri due manieri dove si rifugiava il Vescovo, il castello di Grancona (ora chiesa parrocchiale) e quello di Zovencedo. Negli ultimi anni (1980-89 / 2005-06) si è provveduto ad un buon intervento di restauro conservativo, in cui le aggiunte strutturali in pietra, per la sicurezza statica dei ruderi, sono perfettamente visibili, permettendoci di leggere in tutto il loro drammatico fascino i segni del tempo e della storia, consentendo l'accesso esterno al pubblico.
Altri link suggeriti: http://brendoladialoga.wordpress.com, http://www.archilovers.com/p12717/Restauro-della-Rocca-dei-Vescovi-di-Brendola
Fonti: www.comune.brendola.vi.it, http://www.magicoveneto.it, http://www.prolocobrendola.it
Foto: da http://rete.comuni-italiani.it (di btonin), da http://www.panoramio.com (di alpino 47)

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