MANDATORICCIO (CS) - Castello dell'Arso
Il castello o torre dell’Arso costituisce una delle
emergenze architettoniche di maggior rilievo presenti su tutto il territorio
dell’Alto Jonio cosentino. Il nome, che accomuna
l’immobile e la circostante tenuta coltivata ad ulivi, deriva dal vicino
torrente Arso, uno di quei corsi d’acqua completamente asciutti d’estate ma
pronti a diventare minacciosi alle prime piogge torrenziali. La storia di
questo posto rimanda ad antiche e nobili famiglie giunte in Calabria da molto
lontano per i loro traffici d’arme o di merci. L’edificio di proprietà privata,
al quale si ipotizza che la linea di costa dovesse in origine essere molto
vicina (fonti popolari sostengono che anticamente fosse bagnato dal mar
Ionio), si caratterizza per le sue quattro
splendide facciate a vela in pietra che si presentano concave, tali che il peso
dell’edificio viene scaricato interamente sugli angoli, costituenti veri e
propri contrafforti triangolari. Il primo nucleo risale alla seconda metà
dell’anno Mille ed era una torre di vedetta normanna fatta innalzare da Roberto
il Guiscardo dopo la resa di Cariati (la struttura era in correlazione con il
coevo castello situato nel centro abitato): tale originaria struttura è rimasta
però occultata sotto i successivi interventi di Svevi, Angioini ed Aragonesi. I
finestroni a balconcino sulla facciata rivolta verso il mare, sono invece di
stile ottocentesco, realizzati in epoca napoleonica. Il Castello collega il suo
nome alla famiglia Toscano, giunta a Rossano da Pisa nel 1420. Il primo membro
di questo casato a porsi in relazione con la tenuta fu Mario, nipote di
Francesco Mandatoriccio, a sua volta figlio di Teodoro e fratello di Vittoria.
La donna, nel 1666 sposò Giuseppe Ruggero Sambiase, appartenente al casato che
aveva signoria sul vicino feudo di Campana, e gli portò in dote 4000 ducati. Alla
morte del fratello Francesco, deceduto senza figli il 17 gennaio 1676, Vittoria
ereditò tutti i feudi di famiglia. In verità Francesco, con testamento rogato
dal notaio Vitantonio Criteni di Rossano, aveva lasciato "herede
universale et particulare sopra tutti i miei beni mobili, stabili,
burgensatici, e feudali e semoventi" il nipote Mario Toscano "con
patto espresso e condizione, che debbia mettervi il mio cognome e casa
Mandatoriccio, e lasciare il suo cognome Toscano". Vittoria, a cui il
fratello aveva lasciato 6000 ducati, dal momento che Mario Toscano non aveva
ottemperato alla clausola del cambiamento del cognome, impugnò il testamento.
Il S. Real Consiglio, intervenuto per dirimere la controversia, riconobbe a
Vittoria Mandatoriccio l'eredità dei feudi come sorella e parente diretta e a
Mario assegnò una somma di 16000 ducati che la zia avrebbe dovuto versargli.
Non potendo però pagare l'ingente somma, Vittoria con una transazione ottenne
di pagare a rate quanto dovuto, debito che, comunque, restò sempre insoluto.
Solo ai primi dell'Ottocento (1813), la famiglia Toscano chiese ed ottenne
finalmente come corrispettivo a saldo dell’antico debito la tenuta dell'Arso. Durante
il più remoto dominio dei Mandatoriccio il Castello dell’Arso era stato
utilizzato come ‘casamentum’ per ospitare cavalieri e parenti cadetti, ma via
via la destinazione era mutata, assumendo connotati legati all’economia agraria
della zona. Nel Regno di Carlo V dove si riscontrano per lo più torri costiere
a pianta quadrata, la Torre dell’Arso per la sua forma bastionata stellare, si
propone quale esempio singolare, derivante dalla divulgazione dei trattati
classici sulle fortificazioni, con una configurazione a baluardi che facilita
il “tiro incrociato”. Costruita su tre livelli in pietra locale e fango, la
torre ha una confromazione (sopra descritta) che la rende unica in Italia.
Fonti: https://www.facebook.com/media/set/?set=a.247780275348293.57925.128351367291185&type=1, http://www.calabriaturistica.it/torri_e_castelli.php, http://www.carlo-fontana.com, http://www.cosenzafacile.it
Foto dai siti http://www.upmilcastello.altervista.org e www.mondimedievali.net
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