martedì 17 settembre 2013

Il castello di martedì 17 settembre






ILLASI (VR) – Castello

L'importanza strategica accordata ad Illasi è confermata dalla decisione di costruire il castello che ancora svetta sulla collina a dominare il paese. Un'opera decisamente notevole per le possibilità del tempo, e un interessante rompicapo per archeologi e studiosi. Infatti la struttura principale (un maschio affiancato ad un cassero, configurazione semplice ma massiccia quasi unica in Europa) è di epoca prescaligera, e non è chiaro quale potente possa avere realizzato un'opera così tecnologicamente avanzata (l'ampio arco romanico all'interno del maschio trova corrispondenti solo in simili manufatti, comunque più piccoli, in alcune case torri di nobili famiglie cittadine) senza lasciare tracce documentali. Se ne ha notizia certa dall'anno 971. Nel 1004 un documento lo indica proprietà privata del diacono Moisè; nel 1223 risulta in possesso della potente famiglia dei Montecchi, che dieci anni più tardi lo consegnò a frate Giovanni da Schio, il quale, pacificate le città venete in continua lotta, vi pose un presidio di truppe vicentine. Ciò allarmò le signorie vicine che cacciarono il frate. Il castello ritornò ai Montecchi, in particolare fu possesso di Alda Monticula, sposata con Giunio Pompei. Nel 1243 fu occupato da Ezzelino da Romano, quest'ultimo indicato da una bolla di papa Nicolò IV come ricostruttore del complesso, che allora si trovava in un non felice stato di conservazione. Usato come palatium da Ezzelino, fu proprietà privata dei Della Tavola nel corso del XIII secolo; nel 1269 il castello venne occupato da Pulcinella delle Carceri, in lotta con Mastino I della Scala, che lo adibì a proprio rifugio. Nel 1270 Umberto Della Tavola Maggiore, che aveva fatto parte della prima congiura contro Mastino e che aveva in consegna il castello di Illasi, per essere liberato dal bando offrì a Mastino il Castello: Mastino accettò, ma sul fortilizio vigevano i diritti del pontefice Nicolò III, a quel tempo impegnato a combattere l’eresia degli “apostolici”. Un documento datato 27 giugno 1289 attesta la donazione da parte del pontefice ad Alberto della Scala (padre di Cangrande) per i suoi meriti nella lotta agli Albigesi (Catari), dopo la conquista della roccaforte eretica di Sirmione, terminata col rogo in Arena dei prigionieri. Oggetto della donazione furono "la torre con il palazzo e le macerie che dal detto castello si dicono restare, con tutti i diritti e le sue pertinenze in quanto si conoscono appartenere alla Chiesa romana". Dagli scaligeri il complesso ricevette nuovo vigore ed interventi di consolidamento vari e fu inserito nello scacchiere difensivo della città, articolato ad Est sui castelli di Soave e Montorio. Più volte venne assediato dagli eserciti di vari signori: le truppe potevano facilmente praticare scorrerie fin sotto le mura di Verona. Solo i castelli offrivano con le loro guarnigioni fisse e i loro recinti fortificati un riparo alla popolazione degli indifesi villaggi circostanti. Particolarmente travagliato per il castello fu il periodo seguente alla caduta dei della Scala (1387): in pochi anni subì duri attacchi e colpi di mano fra milizie dei Carraresi di Padova, dei Visconti di Milano e della Serenissima. Più seri però furono i danni recatigli dal ritorno delle truppe veneziane (giugno 1405) inviatevi per strappare il castello ai Da Carrara, alleatesi con Guglielmo, ultimo dei figli illegittimi di Cangrande della Scala. Il capitano delle truppe carraresi, accortosi che gli Illasiani si dimostravano favorevoli alla riconsegna della rocca alla Dominanate, appiccò il fuoco al maniero che ne riportò gravi lesioni. Nella prima età veneziana l'evoluzione dell'arte guerresca rese il castello ben presto obsoleto e vulnerabile. Il maniero tornò ad essere teatro di guerra nel 1439. Il 28 marzo di quell'anno Nicolò Piccinino, celebre capitano di ventura al servizio di Filippo Maria Visconti, espugnò il castello e pose le tende ad Illasi, dopo aver inflitto una severa sconfitta alle truppe veneziane e occupato anche il castello di Soave. Spenta la stella viscontea e ritornato il vessillo di S. Marco, il castello andò via via perdendo importanza in campo militare, anche in conseguenza della politica di pace perseguita da Venezia. Nel 1509 la Serenissima lo consegnò alla famiglia Pompei, nominati feudatari di Illasi per i servigi resi. Infatti il Conte Girolamo Pompei, detto il Malanchino, si distinse con numerose operazioni quasi di guerriglia contro forze ben più numerose, capitanando squadre di contadini della zona. Azione clamorosa fu la cattura del Duca di Mantova, colto indifeso presso la sua amante. La maggior parte delle altre famiglie nobili veronesi guardò invece con simpatia alla calata dell'esercito asburgico: antica era la tradizione di legami con il mondo imperiale e germanico. Venezia non poteva allora non legare a sé le poche famiglie rimaste fedeli in quel drammatico periodo che l'aveva vista pressoché soccombente. Con la donazione ai Pompei, ebbe termine la funzione militare del castello, che divenne palazzo di residenza della famiglia (a dire il vero i Pompei entrarono veramente in possesso del feudo solo dieci anno dopo, una volta conclusa la guerra fra l'imperatore Massimiliano d'Austria e Venezia), ma l'adattamento non soddisfò i novelli conti, i quali si trasferirono dal XVII secolo ai piedi della collina, in una più agevole e lussuosa villa. Iniziarono così il lento abbandono del maniero e l'incuria che proseguono fino ai giorni nostri. Dal punto di vista edilizio il castello si articola secondo un modello di organizzazione distribuita (mastio ovvero residenza castellana affiancato dal cassero dormitorio delle milizie) che sarebbe in seguito stato applicato anche in molteplici altre fortificazioni scaligere. In esso predominano le forme dell'impostazione originaria altomedioevale, particolarmente evidente nella cinta ad andamento pressoché ellittico, per circoscrivere la sottostante collina ospitante, oggi, villa Perez Pompei Sagramoso ed il ristorante Le Cedrare. Ben curate sono, qui, le tecniche murarie di realizzazione delle strutture del mastio e del cassero, sia per la finitura dei paramenti esterni che per la qualità dell'apparecchio delle murature, tutte dello spessore medio di circa tre metri, realizzate con grandi conci rettangolari di tufo duro. Altro 32 metri, il mastio possiede una pianta quadrata di 10 metri di lato, con un alto zoccolo scarpato ( l'originaria inclinazione è stata modificata dalla riparazione cinquecentesca), destinato a cisterne, magazzino e servizi vari. Sembra preesistere alla trasformazione scaligera, cui probabilmente si deve, in particolare, il grande cassero che lo affianca. L'accesso si presenta a quota elevata; e le finestrelle sono numericamente scarse e arcuate a tutto sesto. Il cassero, costruito a poco più di 15 metri di distanza dalla torre, unito al mastio da una cortina che si distacca dall'altra all'altezza della torricella di sostegno, presenta anch'esso un accesso elevato su di uno zoccolo altro circa 8 metri, di base rettangolare (20x25 metri), con un'altezza di 26 metri, suddiviso su due piani. E' coronato con merlature attorno ad un terrazzo sommitale, praticabile. La cinta è contraddistinta anche da una sola porta d'accesso, sul lato meridionale, e non esibisce alcuna torricella di sostegno sporgente altre il filo del muro esterno. Al suo interno sono state trovate tracce della chiesetta di Santa Maria, citata in molti documenti, assieme a quelle di un cimitero. E' stata scoperta inoltre tutta un'area sotterranea rimasta intatta con i suoi saloni e i suoi cunicoli ancora da esplorare. L'interno del maniero, nonostante i soffitti completamente crollati, conserva il fascino di un imponente arco a tutto sesto che abbraccia l'intera ampiezza del cassero e di cui però non si conosce con certezza la data di costruzione: secondo alcuni risalirebbe al XIII secolo, quando al castello venne data l'impostazione attuale, secondo altri invece sarebbe stato aggiunto successivamente. Di proprietà della famiglia Sagramoso-Pompei, è visitabile solo all'esterno. Agli inizi dell'Ottocento, nel corso di alcuni lavori di restauro nel castello di Illasi, fu scoperto lo scheletro di una giovane donna, ancora in catene. Per tutti si trattò della rivelazione dell'epilogo della storia del conte Girolamo II Pompei e della sua sposa Ginevra, il cui fantasma vaga da sempre senza pace nel castello: le ossa minute, il piccolo teschio e le catene, raccontavano del terrore e della sofferenza patiti dalla donna in attesa della morte. Il matrimonio tra Girolamo e Ginevra Serego degli Alighieri, discendente diretta di Dante, era avvenuto nel 1591. Dal momento che il conte era uomo più uso alle armi che non ai salotti, la giovane sposa rimaneva troppo spesso sola: se ne accorse il podestà di Verona, Virginio Orsini, che fece breccia nel cuore della donna dando vita a una passione travolgente. Malgrado la complicità del servitore di lei, la tresca fu scoperta. Costretta a confessare, Ginevra consegnò al marito la spada, perché la trafiggesse per la sua infedeltà. A rimetterci la vita fu invece il servitore, ucciso a pugnalate dal conte. Ne nacque un processo scomodo, che la Serenissima insabbiò ben presto: d'altronde, Virginio Orsini era fuggito a Roma e qui, catturato dalle truppe pontificie, era stato decapitato. Tutto consigliava dunque il silenzio. Invece, tre anni dopo, Ginevra scomparve improvvisamente. Subito nei dintorni si iniziò a sussurrare come fosse stata murata viva in una segreta del castello. Le illazioni rimasero tali per secoli, fino alla scoperta dei poveri resti dietro la parete: vennero raccolte ossa e catene in un'urna di vetro e poste in una camera buia di Palazzo Pompei nel 1615. Poi, il colpo di scena: studi successivi hanno stabilito che quelle ossa non possono appartenere a Ginevra, ma a qualche altra infelice vissuta in epoca più recente. Chi era l'altra castellana condannata a una fine così tragica? Che ne è stato di Ginevra degli Alighieri? È davvero suo il fantasma che vaga nel castello, o della dama sconosciuta è stato scambiato anche lo spettro? Un mistero che si aggiunge al mistero.
Per approfondire consiglio di andare qui:
http://www.esoterismoemisteri.com/il_fantasma_di_illasi.html
Foto: dai siti www.larena.it e http://cavallimarini.wordpress.com

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