ILLASI (VR) – Castello
L'importanza strategica accordata ad Illasi è
confermata dalla decisione di costruire il castello che ancora svetta sulla
collina a dominare il paese. Un'opera decisamente notevole per le possibilità
del tempo, e un interessante rompicapo per archeologi e studiosi. Infatti la
struttura principale (un maschio affiancato ad un cassero, configurazione
semplice ma massiccia quasi unica in Europa) è di epoca prescaligera, e non è
chiaro quale potente possa avere realizzato un'opera così tecnologicamente
avanzata (l'ampio arco romanico all'interno del maschio trova corrispondenti
solo in simili manufatti, comunque più piccoli, in alcune case torri di nobili
famiglie cittadine) senza lasciare tracce documentali. Se ne ha notizia certa
dall'anno 971. Nel 1004 un documento lo indica proprietà privata del diacono
Moisè; nel 1223 risulta in possesso della potente famiglia dei Montecchi, che
dieci anni più tardi lo consegnò a frate Giovanni da Schio, il quale,
pacificate le città venete in continua lotta, vi pose un presidio di truppe
vicentine. Ciò allarmò le signorie vicine che cacciarono il frate. Il castello
ritornò ai Montecchi, in particolare fu possesso di Alda Monticula, sposata con
Giunio Pompei. Nel 1243 fu occupato da Ezzelino da Romano, quest'ultimo
indicato da una bolla di papa Nicolò IV come ricostruttore del complesso, che
allora si trovava in un non felice stato di conservazione. Usato come palatium
da Ezzelino, fu proprietà privata dei Della Tavola nel corso del XIII secolo;
nel 1269 il castello venne occupato da Pulcinella delle Carceri, in lotta con
Mastino I della Scala, che lo adibì a proprio rifugio. Nel 1270 Umberto Della
Tavola Maggiore, che aveva fatto parte della prima congiura contro Mastino e
che aveva in consegna il castello di Illasi, per essere liberato dal bando
offrì a Mastino il Castello: Mastino accettò, ma sul fortilizio vigevano i
diritti del pontefice Nicolò III, a quel tempo impegnato a combattere l’eresia
degli “apostolici”. Un documento datato 27 giugno 1289 attesta la donazione da
parte del pontefice ad Alberto della Scala (padre di Cangrande) per i suoi
meriti nella lotta agli Albigesi (Catari), dopo la conquista della roccaforte
eretica di Sirmione, terminata col rogo in Arena dei prigionieri. Oggetto della
donazione furono "la torre con il palazzo e le macerie che dal detto
castello si dicono restare, con tutti i diritti e le sue pertinenze in quanto
si conoscono appartenere alla Chiesa romana". Dagli scaligeri il complesso
ricevette nuovo vigore ed interventi di consolidamento vari e fu inserito nello
scacchiere difensivo della città, articolato ad Est sui castelli di Soave e
Montorio. Più volte venne assediato dagli eserciti di vari signori: le truppe
potevano facilmente praticare scorrerie fin sotto le mura di Verona. Solo i
castelli offrivano con le loro guarnigioni fisse e i loro recinti fortificati
un riparo alla popolazione degli indifesi villaggi circostanti. Particolarmente
travagliato per il castello fu il periodo seguente alla caduta dei della Scala
(1387): in pochi anni subì duri attacchi e colpi di mano fra milizie dei
Carraresi di Padova, dei Visconti di Milano e della Serenissima. Più seri però
furono i danni recatigli dal ritorno delle truppe veneziane (giugno 1405)
inviatevi per strappare il castello ai Da Carrara, alleatesi con Guglielmo,
ultimo dei figli illegittimi di Cangrande della Scala. Il capitano delle truppe
carraresi, accortosi che gli Illasiani si dimostravano favorevoli alla
riconsegna della rocca alla Dominanate, appiccò il fuoco al maniero che ne
riportò gravi lesioni. Nella prima età veneziana l'evoluzione dell'arte
guerresca rese il castello ben presto obsoleto e vulnerabile. Il maniero tornò
ad essere teatro di guerra nel 1439. Il 28 marzo di quell'anno Nicolò
Piccinino, celebre capitano di ventura al servizio di Filippo Maria Visconti, espugnò
il castello e pose le tende ad Illasi, dopo aver inflitto una severa sconfitta
alle truppe veneziane e occupato anche il castello di Soave. Spenta la stella
viscontea e ritornato il vessillo di S. Marco, il castello andò via via
perdendo importanza in campo militare, anche in conseguenza della politica di
pace perseguita da Venezia. Nel 1509 la Serenissima lo consegnò alla famiglia
Pompei, nominati feudatari di Illasi per i servigi resi. Infatti il Conte
Girolamo Pompei, detto il Malanchino, si distinse con numerose
operazioni quasi di guerriglia contro forze ben più numerose, capitanando
squadre di contadini della zona. Azione clamorosa fu la cattura del Duca di
Mantova, colto indifeso presso la sua amante. La maggior parte delle altre
famiglie nobili veronesi guardò invece con simpatia alla calata dell'esercito
asburgico: antica era la tradizione di legami con il mondo imperiale e
germanico. Venezia non poteva allora non legare a sé le poche famiglie rimaste
fedeli in quel drammatico periodo che l'aveva vista pressoché soccombente. Con
la donazione ai Pompei, ebbe termine la funzione militare del castello, che divenne
palazzo di residenza della famiglia (a dire il vero i Pompei entrarono
veramente in possesso del feudo solo dieci anno dopo, una volta conclusa la
guerra fra l'imperatore Massimiliano d'Austria e Venezia), ma l'adattamento non
soddisfò i novelli conti, i quali si trasferirono dal XVII secolo ai piedi
della collina, in una più agevole e lussuosa villa. Iniziarono così il lento
abbandono del maniero e l'incuria che proseguono fino ai giorni nostri. Dal
punto di vista edilizio il castello si articola secondo un modello di
organizzazione distribuita (mastio ovvero residenza castellana affiancato dal
cassero dormitorio delle milizie) che sarebbe in seguito stato applicato anche
in molteplici altre fortificazioni scaligere. In esso predominano le forme
dell'impostazione originaria altomedioevale, particolarmente evidente nella
cinta ad andamento pressoché ellittico, per circoscrivere la sottostante
collina ospitante, oggi, villa Perez Pompei Sagramoso ed il ristorante Le
Cedrare. Ben curate sono, qui, le tecniche murarie di realizzazione delle
strutture del mastio e del cassero, sia per la finitura dei paramenti esterni
che per la qualità dell'apparecchio delle murature, tutte dello spessore medio
di circa tre metri, realizzate con grandi conci rettangolari di tufo duro. Altro
32 metri, il mastio possiede una pianta quadrata di 10 metri di lato, con un
alto zoccolo scarpato ( l'originaria inclinazione è stata modificata dalla
riparazione cinquecentesca), destinato a cisterne, magazzino e servizi vari.
Sembra preesistere alla trasformazione scaligera, cui probabilmente si deve, in
particolare, il grande cassero che lo affianca. L'accesso si presenta a quota
elevata; e le finestrelle sono numericamente scarse e arcuate a tutto sesto. Il
cassero, costruito a poco più di 15 metri di distanza dalla torre, unito al
mastio da una cortina che si distacca dall'altra all'altezza della torricella
di sostegno, presenta anch'esso un accesso elevato su di uno zoccolo altro
circa 8 metri, di base rettangolare (20x25 metri), con un'altezza di 26 metri,
suddiviso su due piani. E' coronato con merlature attorno ad un terrazzo
sommitale, praticabile. La cinta è contraddistinta anche da una sola porta
d'accesso, sul lato meridionale, e non esibisce alcuna torricella di sostegno
sporgente altre il filo del muro esterno. Al suo interno sono state trovate
tracce della chiesetta di Santa Maria, citata in molti documenti, assieme a
quelle di un cimitero. E' stata scoperta inoltre tutta un'area sotterranea
rimasta intatta con i suoi saloni e i suoi cunicoli ancora da esplorare.
L'interno del maniero, nonostante i soffitti completamente crollati, conserva
il fascino di un imponente arco a tutto sesto che abbraccia l'intera ampiezza
del cassero e di cui però non si conosce con certezza la data di costruzione:
secondo alcuni risalirebbe al XIII secolo, quando al castello venne data
l'impostazione attuale, secondo altri invece sarebbe stato aggiunto
successivamente. Di proprietà della famiglia Sagramoso-Pompei, è visitabile
solo all'esterno. Agli inizi dell'Ottocento, nel corso di alcuni lavori di
restauro nel castello di Illasi, fu scoperto lo scheletro di una giovane donna,
ancora in catene. Per tutti si trattò della rivelazione dell'epilogo della
storia del conte Girolamo II Pompei e della sua sposa Ginevra, il cui fantasma
vaga da sempre senza pace nel castello: le ossa minute, il piccolo teschio e le
catene, raccontavano del terrore e della sofferenza patiti dalla donna in
attesa della morte. Il matrimonio tra Girolamo e Ginevra Serego degli
Alighieri, discendente diretta di Dante, era avvenuto nel 1591. Dal momento che
il conte era uomo più uso alle armi che non ai salotti, la giovane sposa
rimaneva troppo spesso sola: se ne accorse il podestà di Verona, Virginio
Orsini, che fece breccia nel cuore della donna dando vita a una passione
travolgente. Malgrado la complicità del servitore di lei, la tresca fu
scoperta. Costretta a confessare, Ginevra consegnò al marito la spada, perché
la trafiggesse per la sua infedeltà. A rimetterci la vita fu invece il
servitore, ucciso a pugnalate dal conte. Ne nacque un processo scomodo, che la
Serenissima insabbiò ben presto: d'altronde, Virginio Orsini era fuggito a Roma
e qui, catturato dalle truppe pontificie, era stato decapitato. Tutto
consigliava dunque il silenzio. Invece, tre anni dopo, Ginevra scomparve
improvvisamente. Subito nei dintorni si iniziò a sussurrare come fosse stata
murata viva in una segreta del castello. Le illazioni rimasero tali per secoli,
fino alla scoperta dei poveri resti dietro la parete: vennero raccolte ossa e
catene in un'urna di vetro e poste in una camera buia di Palazzo Pompei nel
1615. Poi, il colpo di scena: studi successivi hanno stabilito che quelle ossa
non possono appartenere a Ginevra, ma a qualche altra infelice vissuta in epoca
più recente. Chi era l'altra castellana condannata a una fine così tragica? Che
ne è stato di Ginevra degli Alighieri? È davvero suo il fantasma che vaga nel castello,
o della dama sconosciuta è stato scambiato anche lo spettro? Un mistero che si
aggiunge al mistero.
Fonti: http://www.corrillasi.it,
http://it.wikipedia.org, http://www.lecedrare.it, http://www.tourism.verona.it, http://www.veneto.to, http://www.ebsustainableliving.com,
http://www.illasiweb.com, http://www.comune.illasi.vr.it
Per approfondire consiglio di andare qui:
http://www.esoterismoemisteri.com/il_fantasma_di_illasi.html
Foto: dai siti www.larena.it e http://cavallimarini.wordpress.com
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